domenica 30 settembre 2007

Petizione pro De Magistris

Come ho già avuto modo di scrivere, Luigi De Magistris è il sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Catanzaro che sta portando avanti inchieste scomode per molti, forse per troppi.
Ultimamente stava lavorando su un «comitato d'affari» che legava consiglieri regionali, imprenditori e militari. In un'altra indagine chiamata "Why not" ha iscritto nel registro degli indagati anche l'attuale Presidente del Consiglio Romano Prodi.
Come farlo tacere?
Semplice, trasferendolo!
E' sostanzialmente questo che ha fatto l'attuale Ministro della Giustizia (?) Clemente Mastella adducendo "violazioni deontologiche" come ad esempio la gestione «caotica» e i «litigi continui».
Basta questo per interrompere il lavoro di un PM che forse stava portando alla luce una nuova Mani Pulite?!
Mi sembra una motivazione un po' "debole".

«Mastella si dimettesse subito»!
E' questa la richiesta accorata della lettera di Sonia Alfano e Salvatore Borsellino, fratello del magistrato Paolo Borsellino ucciso dalla mafia, indirizzata direttamente al Capo dello Stato Giorgio Napolitano dopo la domanda di trasferimento di De Magistris.
Ora ve la riporto:

"Chiediamo l'intervento del Capo dello Stato per porre fine all'imbarazzante ed offensiva attività del Ministro Mastella tesa ad imbavagliare la verità e scongiurare che la giustizia possa, definitivamente, arrivare a lui.
Per evitare ciò ha chiesto al CSM il trasferimento del PM De Magistris motivando la richiesta come atto dovuto a seguito delle risultanze delle ispezioni ministeriali presso la Procura di Catanzaro. A tale proposito, se Mastella si proclama corretto per questo atto "doveroso", saremmo curiosi di sapere come si definisce il Ministro Amato in considerazione del fatto che lo stesso talvolta preferisce ignorare le risultanze delle ispezioni ministeriali (vedi mancato scioglimento del Consiglio Comunale di Barcellona P.G.-ME).
Forse sfugge, o addirittura sconosce, al ministro Mastella che esistono problemi gravi che andrebbero sollevati al CSM e che rischiano di ingolfare la giustizia; le procure di Caltanissetta e di Catania, considerata l'importanza delle stesse nella lotta alla mafia, sono scoperte da troppo tempo. E cosa dire della paralisi disastrosa che l'entrata in vigore del nuovo ordinamento giudiziario provocherà?
Passeranno molti mesi prima che il CSM possa procedere a nuove nomine lasciando così gli uffici scoperti.
Sarebbe opportuno che Mastella si dimettesse subito, così da rendere più sereni anche gli italiani, ai quali chiediamo di non dimenticare che Mastella è testimone di nozze del pentito di mafia F.sco Campanella.
Speriamo pertanto in una forte presa di posizione da parte di tutti gli italiani onesti che non possono essere rappresentati da personaggi come Mastella e company."

Trovo scandaloso che Mastella mostri una spiccata sensibilità nei confronti dei delinquenti invece di salvaguardare l'operato della magistratura.
Tra l'altro è un concetto espresso chiaramente dallo stesso Guardasigilli che di fronte ai detenuti del carcere Regina Coeli disse: «sarò sempre più vicino a voi e sempre meno ai magistrati».
Un buon motivo per cacciarlo all'istante!
A meno che Mastella fa il cosiddetto "lavoro sporco", cioè quello che altri si rifiutano di fare direttamente...

Per questi motivi, dobbiamo stringerci intorno ad un così prezioso uomo dello Stato come il PM di Catanzaro!
Vi invito a firmare l' "Appello per la Giustizia e la Legalità in Calabria", di cui sotto vi riporto il testo:

"I SOTTOSCRITTI CITTADINI ITALIANI, ED IN PARTICOLARE NOI CALABRESI,

in questo particolare momento storico nel quale la regione Calabria si trova drammaticamente stretta nella morsa della Mafia, della Malapolitica e del Malaffare, rivendichiamo il diritto alla Giustizia e alla Legalità e chiediamo con fermezza che si faccia chiarezza negli oscuri intrecci tra politica, affari, massonerie deviate e criminalità organizzata.

Esprimiamo pertanto stima e solidarietà senza riserve nei confronti di quanti si stanno impegnando nella lotta al crimine in tutte le sue forme ed estensioni, ed in particolare approviamo e sosteniamo il lavoro dei Magistrati che, per aver avuto il coraggio di portare avanti senza condizionamenti e senza timore indagini che portano direttamente al cuore del sistema delle corruttele calabresi, si ritrovano ad essere quotidianamente oggetto di vergognosi attacchi e di delegittimazioni anche da parte di rappresentanti delle Istituzioni democratiche.

Su questa nuova sfida, che non è solo contro i nemici storici della civile convivenza, come la ‘ndrangheta per intenderci, ma contro poteri forti e trasversali che si sono insinuati e propagati dappertutto, nessun cittadino onesto può restare indifferente.

Noi rappresentanti della società civile, delle associazioni, del movimentismo, del mondo cooperativistico, del sindacato, dell’università, delle professioni e delle imprese, dei giovani, ci opponiamo con sdegno e con forza ad ogni gratuito attacco teso a delegittimare, con parole o con fatti, l’azione di questi Magistrati coraggiosi, e volendo continuare ad alimentare le speranze di progresso, libertà e democrazia per questa nostra terra, riponiamo piena fiducia nell’operato della Magistratura e nell’impegno di questi Magistrati che incondizionatamente e con equilibrio seguono l’ideale del proprio dovere istituzionale e morale."

Nel momento in cui sto scrivendo siamo già 25339 ma dobbiamo essere molti di più!
Potete firmare cliccando direttamente qui.

sabato 29 settembre 2007

La "casta" del Vaticano

Dopo il gran successo del libro "La Casta" di Rizzo e Stella, che come sappiamo con questo termine identificavano i politici e i loro numerosi privilegi, si scopre che in Italia esiste un'altra "casta" presente in un'istituzione non repubblicana: il Vaticano!
Tutti crediamo che la Chiesa Cattolica faccia del bene aiutando spesso i più bisognosi grazie alla capillarità delle numerose parrocchie dislocate nel territorio. A quanto pare non è così! O almeno, non del tutto così!
Con il famoso 8 per mille ogni anno arrivano nelle casse vaticane 1 miliardo circa di euro, pari più o meno a 2 mila miliardi delle vecchie lire.
Inoltre, considerando i numerosi privilegi fiscali e gli aiuti diretti provenienti dallo Stato e dagli enti locali, la cifra sale a 4 miliardi di euro all'anno. In pratica mezza finanziaria l'anno.
Non ci sarebbe nulla di male se questi soldi andassero a buon fine.

Invece di questi 4 miliardi di euro ogni anno solo un quinto viene destinato alla carità mentre il resto è utilizzato per lo stipendio dei preti e degli insegnanti di religione, finanziamento alle scuole private e altre spese di gestione di cui non è dato sapere.
A dare queste cifre non è niente di meno che la Cei, cioè la Conferenza Episcopale Italiana che evidentemente è così distante dal mondo reale da non rendersi conto della gravità dei dati forniti.
Gli italiani quindi, non solo devono provvedere ai costi dello Stato ricevendo in cambio molto poco in termini di servizi sociali. Ma, anomalia per i paesi occidentali, pagano almeno altrettanto, se non di più, l'organizzazione vaticana che sta assumendo una potenza mediatica mai vista prima.
I programmi elettorali infatti negli ultimi anni sono modellati per non disturbare le alte gerarchie ecclesiastiche. Mettersi contro i vescovi è veramente pericoloso per vincere le elezioni. Basti vedere le polemiche scatenate per la civilissima legge dei DICO che hanno spinto la Chiesa Cattolica ad organizzarsi in una imponente manifestazione dal nome Family Day. Come ho varie volte avuto modo di dire, in quell'evento c'è stata veramente una passerella dell'ipocrisia del mondo politico. Uomini divorziati e conviventi che si facevano belli in Piazza San Giovanni a Roma per difendere una famiglia tradizionale che loro probabilmente non sanno nemmeno cosa sia.

Ma diamo qualche cifra perché altrimenti il mio può sembrare un discorso fazioso.
Ieri c'è stato un interessante dossier in materia, realizzato da Curzio Maltese sul giornale "la Repubblica", intitolato "Quanto ci costa la Chiesa" di cui ora vi riporto alcuni passi:

"[...] Con più prudenza e realismo si può stabilire che la Chiesa cattolica costa in ogni caso ai contribuenti italiani almeno quanto il ceto politico. Oltre a quattro miliardi di euro all'anno, tra finanziamenti diretti dello Stato e degli enti locali e mancato gettito fiscale. La prima voce comprende il miliardo di euro dell'otto per mille, i 650 milioni per gli stipendi dei 22 mila insegnanti dell'ora di religione («Un vecchio relitto concordatario che sarebbe da abolire», nell'opinione dello scrittore cattolico Vittorio Messori), altri 700 milioni versati da Stato ed enti locali per le convenzioni su scuola e sanità. Poi c'è la voce variabile dei finanziamenti ai Grandi Eventi, dal Giubileo (3500 miliardi di lire) all'ultimo raduno di Loreto (2,5 milioni di euro), per una media annua, nell'ultimo decennio, di 250 milioni. A questi due miliardi 600 milioni di contributi diretti alla Chiesa occorre aggiungere il cumulo di vantaggi fiscali concessi al Vaticano, oggi al centro di un'inchiesta dell'Unione Europea per "aiuti di Stato". L'elenco è immenso, nazionale e locale. Sempre con prudenza si può valutare in una forbice fra 400 ai 700 milioni il mancato incasso per l'Ici (stime "non di mercato" dell'associazione dei Comuni), in 500 milioni le esenzioni da Irap, Ires e altre imposte, in altri 600 milioni l'elusione fiscale legalizzata del mondo del turismo cattolico, che gestisce ogni anno da e per l'Italia un flusso di quaranta milioni di visitatori e pellegrini. Il totale supera i quattro miliardi all'anno, dunque una mezza finanziaria, un Ponte sullo Stetto o un Mose all'anno, più qualche decina di milioni. La Chiesa cattolica, non eletta dal popolo e non sottoposta da vincoli democratici, costa agli italiani come il sistema politico. Soltanto agli italiani, almeno in queste dimensioni. Non ai francesi, agli spagnoli, ai tedeschi, agli americani, che pure pagano come noi il "costo della democrazia", magari con migliori risultati. Si può obiettare che gli italiani sono più contenti di dare i soldi ai preti che non ai politici, infatti se ne lamentano assai meno. In parte perché forse non lo sanno. Il meccanismo dell'otto per mille sull'Irpef, studiato a metà anni Ottanta da un fiscalista all'epoca "di sinistra" come Giulio Tremonti, consulente del governo Craxi, assegna alla Chiesa cattolica anche le donazioni non espresse, su base percentuale. Il 60 per cento dei contribuenti lascia in bianco la voce "otto per mille" ma grazie al 35 perc cento che indica "Chiesa cattolica" fra le scelte ammesse (le altre sono Stato, Valdesi, Avventisti, Assemblee di Dio, Ebrei e Luterani), la Cei si accaparra quasi il 90 per cento del totale. Una mostruosità giuridica la definì già nell'84 su "Sole 24 Ore lo storico Piero Bellini. Ma pur considerando il meccanismo "facilitante" dell'otto per mille, rimane diffusa la convinzione che i soldi alla Chiesa siano ben destinati, con un ampio "ritorno sociale". Una mezza finanziaria, d'accordo, ma utile a ripagare il prezioso lavoro svolto dai sacerdoti sul territorio, la fatica quotidiana delle parrocchie nel tappare le falle sempre più evidenti del welfare, senza contare l'impegno nel Terzo Mondo. Tutti argomenti veri. Ma "quanto" veri? Fare i conti in tasca al Vaticano è impresa disperata. Ma per capire dove finiscono i soldi degli italiani sarà pur lecito come fonte insospettabile la stessa Cei e il suo bilancio annuo sull'otto per mille. Si cinque euro versati dai contribuenti, la conferenza dei vescovi dichiara di spenderne uno per interventi di carità in Italia e all'estero (rispettivamente 12 e 8 per cento del totale). Gli altri quattro euro servono all'autofinanziamento. Prelevato il 35 per cento del totale per pagare gli stipendi ai circa 39 mila sacerdoti italiani, rimane ogni anno mezzo miliardo di euro che il vertice Cei distribuisce all'interno della Chiesa a suo insindacabile parere e senza alcun serio controllo, sotto voci generiche come "esigenze di culto", "spese di catechesi", attività finanziarie e immobiliari. [...]"

Cioè, avete capito? Dell'8 per mille versato ogni anno dal 35% degli italiani (che poi attraverso un meccanismo assurdo viene esteso anche a chi non ha espresso alcuna preferenza) ad aiutare i più bisognosi non va nemmeno la metà!
Ora riporto alcune tabelle prese proprio dal sito www.8xmille.it , che sono state utilizzate da Curzio Maltese per scrivere la sua inchiesta:




Sono pienamente d'accordo ad una profezia, citata sempre dal giornalista di Repubblica, che lanciò un teologo trent'anni fa: «La Chiesa sta diventando per molti l'ostacolo principale alla fede. Non riescono più a vedere in essa altro che l'ambizione umana del potere, il piccolo teatro di uomini che, con la loro pretesa di amministrare il cristianesimo ufficiale, sembrano per lo più ostacolare il vero spirito del cristianesimo».
Pensate, lo disse il giovane Joseph Ratzinger, oggi diventato Papa Benedetto XVI.

Se uno dona l'8 per mille con la speranza di dare un sostegno ai più poveri deve sapere che solo una piccola parte va in quella direzione. Invece questo è tenuto molto all'oscuro ingannando platealmente le buone intenzioni dei credenti.

venerdì 28 settembre 2007

"La Compagnia": Lucio Battisti Vs. Vasco Rossi

Un grande successo di quest’estate è stato l’ultimo singolo di Vasco Rossi intitolato "La Compagnia".
Molti forse non sanno che questa volta musiche e parole non sono del rocker di Zocca ma di Lucio Battisti.
Ecco, infatti, com’era inizialmente il brano:


Vasco Rossi invece l’ha interpretata a modo suo:


Quale vi pace di più? Il nuovo arrangiamento con l’introduzione evidente del suono della chitarra elettrica, lo trovo molto coinvolgente. Sono gusti…
Di solito a me non piace molto quando un cantante ripropone un vecchio successo. Ad esempio, se dovessi scegliere tra "Spaccacuore" di Samuele Bersani e la stessa canzone presente nell’ultimo cd di Laura Pausini, scelgo senza ombra di dubbio l’originale.
Quando un cantante crea o decide di proporre al pubblico un determinato brano, ci mette del suo, le sue emozioni e lo esprime come meglio crede. Ci si affeziona ad un certo modo di cantare o ad un’inconfondibile base. Rifarlo significa quasi produrre un nuovo lavoro che sa spesso di operazione commerciale. Orribili i remix che non fanno altro che stravolgere le basi iniettando solitamente dosi eccessive di dance.
Non c’è dubbio che a volte vengono fuori degli ottimi pezzi che permettono al contempo di riscoprire canzoni dimenticate o addirittura mai sentite.

A mio parere ottima è stata l’interpretazione della cantante Fiorella Mannoia della famosa "Sally" di Vasco Rossi.
Finiamo così con la riproposizione su questo sito dei due brani.
Iniziamo con Fiorella Mannoia:


Questa invece è come l’ha pensata, scritta e cantata Vasco:

giovedì 27 settembre 2007

Sosteniamo la protesta nel Myanmar (ex Birmania)

Ogni dittatura non accetta l'idea di libertà. Quando il popolo comincia a chiederla anche pacificamente, una repressione violenta è dietro l'angolo.
Così sta avvenendo questi giorni nell'ex Birmania dove un regime dittatoriale sta sopprimendo e uccidendo i monaci del posto che hanno organizzato una protesta da giorni, con un consenso altissimo della popolazione.
Dopo un periodo di attesa, ora i militari del regime sono passati all'azione e da ore ci sono agenzie che annunciano morti tra i monaci buddisti e centinaia di arresti tra i manifestanti.
Questa situazione non deve andare avanti e i governi del mondo devono fare di tutto per porre fine ad una simile situazione.
Per il momento all'ONU non si riesce a trovare un accordo a colpa dei veti di Cina e Russia che come sempre si mostrano insensibili. La Cina ha interessi economici con questo Stato mentre Putin liquida il tutto con la frase: "affari interni".

Nel nostro piccolo dobbiamo fare qualcosa in modo tale da lanciare un segnale forte alla comunità internazionale.
Una piccola cosa che possiamo fare ad esempio è quella di indossare domani, venerdì 28 settembre, una maglietta o un nastro rosso in sostegno al popolo dell'ex Birmania.
Questa è una richiesta che sta facendo il giro del mondo sia in internet che via sms.
Ecco il testo dell'invito in italiano:

"Venerdì 28 settembre indossiamo una maglia rossa. Chiunque legga questo messaggio lo trasmetta a quante più persone sensibili a questo gravissimo problema gli sarà possibile. GRAZIE DI CUORE"

In inglese invece è il seguente:

"In support of our incredibly brave friends in Burma: may all people around the world wear a red shirt on Friday, September 28. Please forward!"

Altre iniziative stanno partendo. Già oggi è stata organizzata una manifestazione in piazza del Campidoglio a Roma alle 18.30 dove hanno aderito quasi tutte le forze politiche. Sullo scalone del Palazzo senatorio è stata esposta una gigantografia di Aung San Suu Kyi, il nobel per la pace rinchiusa agli arresti domiciliari dal 1989 che vinse le uniche elezioni che si sono avute nel 1990, poi soppresse nuovamente dalla giunta militare. Ora forseAung San Suu Kyi è stata trasferita in un carcere duro ma questo ovviamente non è dato sapere.

Domani, venerdì 28, la sezione italiana di Amnesty International sta organizzando un sit in di protesta di fronte all'Ambasciata di Myanmar in via della Camilluccia 551 a Roma a partire dalla 17.30. Un altro sit in è stato già fissato per sabato 29 settembre a Milano, precisamente a piazza della Scala dalle 16.30.

Inoltre Amnesty International Italia ha lanciato un appello per fermare la repressione, chiedendo di firmarlo cliccando qui.
Il testo dell'appello è il seguente:

"La sera del 25 settembre circa 300 persone sono state arrestate durante le proteste contro la giunta militare del Consiglio di Stato per la pace e lo sviluppo (Spdc), nell’ex capitale Yangon, nella seconda città più grande, Mandalay, così come a Meiktila, a Pakokku e a Mogok. Amnesty International ha appreso che diverse persone sono entrate in clandestinità per evitare l’arresto.

Alcuni arresti erano già avvenuti la sera del 24 settembre, ma la maggior parte ha avuto luogo nelle successive 36 ore, con l’intensificarsi del giro di vite da parte delle forze di sicurezza. Tra le persone arrestate vi sono tra i 50 e i 100 monaci di Yangon, il parlamentare Paik Ko e almeno un altro esponente del principale partito d’opposizione, la Lega nazionale per la democrazia (Nld) guidata da Aung San Suu Kyi, diversi altri membri dell’Nld e altre figure pubbliche, tra cui il famoso attore e prigioniero di coscienza Zargana (conosciuto anche come Ko Thura). Amnesty International crede che questi e altri detenuti si trovino a rischio di tortura o altri maltrattamenti.

Fonti governative hanno confermato ai giornalisti che almeno tre monaci sono stati uccisi a Yangon: uno da un colpo d’arma da fuoco e gli altri due a seguito di un pestaggio. Fonti non ufficiali hanno fatto sapere ad Amnesty International che oltre 50 monaci sono rimasti feriti.

Nonostante l’alta tensione, migliaia di persone continuano a manifestare nelle strade contro il governo, guidate dai monaci, i quali hanno però voluto proteggere la popolazione chiedendo di non prendere parte alle dimostrazioni.

Sembra che le forze di sicurezza abbiano percosso i manifestanti con manganelli, utilizzato gas lacrimogeni per disperdere la folla che sfidava il recente divieto di raduno di più di 5 persone e sparato colpi di avvertimento in aria.

Le proteste pacifiche hanno avuto inizio ad agosto, in risposta al brusco aumento del prezzo dei carburanti. I monaci buddisti, che hanno preso la guida delle proteste dopo che alcuni di loro erano stati feriti nella città di Pakokku, chiedono la riduzione del prezzo dei generi di prima necessità, il rilascio dei prigionieri politici e un processo di riconciliazione nazionale per risolvere le profonde divisioni politiche interne.

La mattina del 25 settembre, le autorità hanno iniziato il giro di vite sui manifestanti, introducendo un coprifuoco di 60 giorni dalle 21 della sera alle 5 del mattino e avvisando la popolazione che sarebbero stati adottati provvedimenti di legge contro i dimostranti.

Le violazioni dei diritti umani a Myanmar sono diffuse e sistematiche. Tra queste vi è l’utilizzo di bambini soldato e il ricorso ai lavori forzati. Inoltre, sono in vigore leggi che criminalizzano l’espressione pacifica del dissenso politico.

Alla fine del 2006, la maggior parte degli esponenti di primo piano dell’opposizione era agli arresti o sottoposta a forme di detenzione amministrativa e 1160 prigionieri politici erano detenuti in condizioni via via più dure. Gli arresti avvengono spesso senza mandato e i detenuti sono costretti a trascorrere lunghi periodi d’isolamento; la tortura è praticata regolarmente nel corso degli interrogatori; i processi nei confronti degli oppositori politici seguono procedure non in linea col diritto internazionale e agli imputati viene frequentemente negato il diritto a scegliere un avvocato, se non addirittura ad averne uno. La pubblica accusa fa ricorso a confessioni estorte con la tortura.

Per approfondimenti sulla situazione dei prigionieri politici in Myanmar: “Myanmar’s Political Prisoners: A Growing Legacy of Injustice” http://web.amnesty.org/library/Index/ENGASA160192005

Partecipa alla nostra azione, firma l'appello:

- Firma on line questo appello"

Firmatelo numerosi!

Effetto Grillo

Hanno cercato di demonizzarlo sminuendo la portata delle sue proposte firmate da più di 300 mila persone in un solo giorno.
L'hanno denigrato, dandogli del fascista, del dittatore, del "cattivo maestro" che indica possibili bersagli da eliminare anche con le pallottole.
Insomma, ne hanno dette di tutti i colori.
Visto il successo del Vaffanculo Day però, ora con Beppe Grillo ci devono fare i conti.
La gente infatti continua a sostenerlo e le adesioni su internet non finiscono mai.
Che fare allora?
Non si può più fare finta di nulla e allora tentano timidamente di darsi un'autoregolamentazione in modo da diminuire i privilegi che tanto hanno sdegnato i cittadini di questo Paese.

Di politici seri ancora ce ne sono. Uno di questi è Antonio Di Pietro che, a prescindere dal suo colore politico, ha sostenuto sempre Grillo e le sue battaglie attaccando quanti per tanto tempo l'hanno sottovalutato.
Così, ieri è arrivata una proposta di legge dell'Italia Dei Valori, il partito di Di Pietro, che si basa su due punti importanti:

  • come avviene per i Consigli comunali, i condannati definitivi a oltre due anni di carcere non possono candidarsi in Parlamento;
  • ineleggibilità di chi è a capo di un'impresa che svolge la sua attività in regime di concessione dallo Stato. Tale regola si estende non solo ai titolari ma anche a chi può disporre dell'azienda e ne può determinare gli indirizzi.

Certo, come sappiamo, la proposta di legge popolare avanzata da Grillo rendeva illeggibili tutti i condannati e quindi non c'era questa distinzione. Tuttavia è di sicuro un bel segnale che qualcosa sta cambiando. Ora bisogna vedere chi sosterrà la proposta di Di Pietro.
Ovviamente c'è già chi prende le distanze. Ad avanzare le maggiori critiche indovinate chi è? Dai non è difficile...
Vabbè, ve lo dico io: Forza Italia! Non c'è da stupirsi visto che è il partito con più condannati in via definitiva in Parlamento. Specificatamente, su 24 condannati, ben 10 sono del partito di Berlusconi.
In particolare a creare le maggiori ostilità è l'articolo 3 di questa proposta di legge, quello che rende ineleggibile chi è in vario titolo responsabile di un'impresa rilasciata in concessione dallo Stato. Se passa questo articolo infatti si colpirebbe l'uomo più ricco e con il più grande conflitto d'interessi dei paesi democratici: Silvio Berlusconi.
Di sicuro, questo sarà il punto che farà decadere questa proposta perché a difendere Berlusconi non sono solo quelli di destra ma in fondo in fondo anche i politici di centrosinistra. Prima delle elezioni hanno tanto ben parlato di eliminare questa grave anomalia italiana, ma a conti fatti non si è realizzato ancora niente e secondo me mai si realizzerà. Anche perché il problema c'è da anni e se avessero voluto, una legge in questo senso l'avrebbero dovuta proporre già durante il primo governo Prodi...

Oltre a Di Pietro e il suo partito, altri nel centrosinistra dalle offese hanno capito che bisogna affrontare e risolvere in qualche modo il malcontento popolare.
Ecco che così Piero Fassino, segretario del quasi sciolto partito dei Democratici di Sinistra, ha scritto una lettera pubblicata oggi sul quotidiano "la Repubblica" dove ha avanzato "dieci proposte contro l'antipolitica" che ora vi riporto:

  1. Si affidi a cinque personalità indipendenti l'incarico di un nuovo rapido censimento degli enti che usufruiscono di contributi pubblici, sopprimendo quelli inutili e sospendendo immediatamente ogni contribuzione;
  2. il Parlamento modifichi subito gli articoli 56 e 57 della Costituzione, stabilendo che - quale che sia la legge elettorale in vigore oggi o in futuro - i membri del Parlamento non superino i 400 Deputati e i 150 Senatori;
  3. il Governo chieda ai Presidenti delle Regioni di proporre ai rispettivi consigli la revoca dell'aumento di consiglieri regionali adottato in questi anni e, con le elezioni del 2010, si torni alle dimensioni precedenti;
  4. si riducano le dimensioni dei Consigli Comunali e Provinciali e delle rispettive Giunte, con un provvedimento che entri in vigore già con le elezioni amministrative parziali della primavera 2008. Si sopprimano i Consigli di Quartiere nelle città con meno di 500.000 abitanti;
  5. si allineino indennità e pensioni di parlamentari e altri incarichi elettivi alle medie europee. Si riveda il sistema delle indennità per incarichi pubblici, concentrandole su funzioni di governo e di rappresentanza essenziali, ripristinando il principio che un incarico pubblico possa essere a titolo gratuito, senza prevedere obbligatoriamente indennità o compensi;
  6. si adottino criteri di nomina negli enti pubblici statali, regionali e locali, fondati su professionalità e merito, prevedendo forme di accertamento delle competenze - per esempio come negli Stati Uniti con audizioni pubbliche dei nominandi - e di verifica dell'attività svolta, nonché criteri rigorosi per il ricorso a consulenze esterne;
  7. tutti i Consigli di amministrazione di Enti pubblici statali e locali - comprese le società collegate e le società per azioni a prevalente capitale pubblico - siano composti da non più di 5 membri, ponendo fine a nomine pletoriche fondate su spartizioni e lottizzazioni e si stabilisca che le indennità di carica non siano superiori alle indennità in vigore nell'ente nominante, e in ogni caso, di dimensione monetaria contenuta. E si introducano tetti retributivi per i manager pubblici;
  8. le missioni internazionali promosse in campo economico-commerciale possano essere svolte, oltreché dallo Stato, solo dalle Regioni - e non più anche da città e province - e le delegazioni non possano essere costituite da più di tre rappresentanti istituzionali e il personale amministrativo di accompagnamento non ecceda la stessa dimensione. Gli stessi criteri di sobrietà valgano per ogni missioni di cooperazione internazionale da parte di Enti locali in campo culturale e sociale;
  9. si deleghino le Regioni ad una revisione delle attuali Province, stabilendo parametri (come soglie di popolazione minima) che riducano del 50% il numero delle attuali Amministrazioni provinciali e si abolisca la selva di consorzi intercomunali, trasferendone la competenza alle Province. Le Regioni operino una revisione delle Comunità Montane, riducendone il numero, gli organi e i costi;
  10. si riformi il sistema dei rimborsi elettorali e si sopprima la garanzia dello Stato sui mutui contratti dai partiti politici i quali, come ogni cittadino o persona giuridica, devono garantirsi con i propri beni.

Fassino conclude così:

"[...] Un uomo politico ricordi che la sua credibilità deriva dall'essere come gli altri: andare allo stadio o al cinema pagando il biglietto, fare la fila alle casse del supermercato, accompagnare i figli a scuola con la propria auto, prenotare le analisi allo sportello come un cittadino normale."

Tutto ciò è condivisibilissimo però... PASSATE DALLE PAROLE AI FATTI!!!
Non vorrei che i buoni propositi di qualcuno siano soppressi dalle negligenze dei più numerosi menefreghisti e difensori dello status quo.


PS: Come suggerito da Grillo, in basso a destra ho inserito il logo "V-DAY IO C'ERO". Per quanti vogliono fare lo stesso sul proprio sito, copiate e incollate il codice HTML che trovate qui.

mercoledì 26 settembre 2007

Prince a che gioco sta giocando?

Da molti Prince era visto come un'artista che aveva intuito la via giusta per inserirsi all'interno del mercato della musica digitale.
Anch'io in un precedente articolo avevo molto apprezzato la sua iniziativa di distribuire gratuitamente il suo ultimo cd "Planet Earth" in allegato con il quotidiano inglese The Mail on Sunday.
Credevo che si fosse compreso per la prima che con la distribuzione gratuita delle proprie tracce si ottiene una sponsorizzazione enorme e senza spese grazie al passaparola. Un artista infatti dovrebbe basare il suo successo soprattutto attraverso i concerti e nelle apparizioni televisive e radiofoniche.
Più volte ho scritto che per combattere il p2p si dovrebbe giocare d'anticipo. Ad esempio finanziando i brani scaricabili gratuitamente attraverso la pubblicità come sta cercando di fare Peter Gabriel con il sito We7.com. Altra alternativa potrebbe essere invece quella di un abbonamento flat mensile come avviene per le linee adsl, in modo tale che sia garantita la libertà di scaricare tutto ciò che si vuole.

Prince invece, da "paladino" di questo nuovo approccio, ora è diventato un esempio negativo passando per le vie legali.
Il cantante di Minneapolis tiene molto alla sua immagine e ha deciso di punire tutti quelli che la sfruttano ingiustamente.
Così sta denunciando personalmente i servizi che permettono lo scambio dei suoi brani e video musicali, nonché chi vende delle merci con il suo marchio. Apparentemente non sarebbe una grande novità perché da tempo si sono fatte e si continuano a lanciare cause di questo genere.
Fino adesso però erano state le case discografiche ad intraprendere azioni legali di questo tipo.
Prince invece lo sta facendo in prima persona, cominciando con una causa a Google per aver permesso la condivisione illegale dei suoi video musicali all'interno della piattaforma di YouTube.
Ecco a tal proposito l'articolo "Prince passa all'attacco (legale)" pubblicato su HTML.it:

"Il musicista americano è il primo artista a fare causa autonomamente e direttamente ai siti e alle società che ritiene responsabili dello sfruttamento indebito della sua immagine, del suo lavoro e del suo nome.

Da sempre Prince è uno degli artisti più attenti alla propria immagine e a come viene gestita e sfruttata. Innumerevoli sono le cause legali intentate e partite dal musicista americano riguardanti le sue opere, la sua immagine o il suo nome. Ora all'elenco si possono aggiungere anche le cause per l'indebito scambio dei suoi brani e video musicali e per la vendita di beni con il suo marchio.

Prince sarà il primo singolo musicista o artista a fare causa in proprio a Google per il modo in cui YouTube tratta e pubblica i video delle sue performance. Certo il sito di sharing video non è nuovo a simili problemi legali, ma fino ad ora si era sempre trattato di cause con grosse etichette o studi di produzione (come quella miliardaria intentata da Viacom) e mai con un singolo musicista.

Prince, a differenza di gran parte dei colleghi, da tempo sfrutta le nuove tecnologie per veicolare la propria musica. Avendo infatti anche una forte idiosincrasia per le etichette musicali, Prince ha distribuito il suo nuovo album utilizzando diversi espedienti digitali nonchè la veicolazione gratuita in edicola. Non è dunque possibile francobollarlo semplicemente come retrogrado: è piuttosto un conoscitore della rete (o quantomeno lo è il suo staff) e un forte difensore dei propri diritti.

«Se YouTube blocca il contenuto porno e pedofilo perchè non blocca quello coperto da diritto d'autore?» è la legittima domanda che pone l'artista. Stando alle affermazioni dello staff Google, peraltro, in autunno dovrebbero essere pronti i filtri in esame.

Prince vuole fare le cose sul serio e si sta avvalendo dei servizi di Web Sheriff, compagnia specializzata nella ricerca e rimozione di materiale coperto da diritto d'autore in rete. Spiega lo staff: «nelle ultime settimane abbiamo rimosso direttamente circa 2.000 video di Prince da YouTube, ma il problema è che se anche li leviamo tutti il giorno dopo ne saltano fuori altri 200 nuovi. Questo prolunga all'infinito il nostro lavoro alle spese di Prince».

Ad essere stati citati sono stati anche eBay per le molte aste indebite che ospita, nelle quali vengono venduti oggetti con il marchio o il nome di Prince senza l'autorizzazione del cantante, e ThePirateBay il popolare sito di torrent, colpevole di diffondere materiale musicale pirata dell'artista. La reazione di eBay è stata di pronta collaborazione, mentre quella dello staff di ThePirateBay, decisamente più avvezzo a simili tipi di avvisi di "cease and desist" per le loro attività notoriamente illegali, è stata più leggera. Peter Sunde, uno dei cofondatori del sito ha dichiarato di non aver avuto alcuna notizia dall'entourage di Prince, anche perchè ricevono mail di quel tipo ogni giorno in grande quantità e solitamente se ne occupa il loro filtro anti-spam."

martedì 25 settembre 2007

Padre Benjamin: "Dio ti benedica, Grillo"

Jean-Marie Benjamin è un prete segretario della "Fondazione Beato Angelico" di Assisi, impegnata in prima linea ad aiutare le popolazioni dell'Iraq.
Ha sostenuto molto Beppe Grillo, da molti accusato di essere un "terrorista" solo per aver mostrato a tutti la verità su quanto c'è di negativo nella classe politica.
Anche Benjamin è stato denigrato e offeso pesantemente per le sue posizioni fortemente contrarie alla guerra voluta dagli USA, intrapresa essenzialmente per il petrolio perché altrimenti non si spiegherebbero le enormi falsità che l'hanno giustificata.
Ricordate?
Dicevano che Saddam nascondeva armi di distruzione di massa che avrebbero in poco tempo colpito l'occidente. FALSO!
Dicevano che Saddam aveva forti legami con Bin Laden e che quindi in qualche modo aveva avuto un ruolo negli attentati dell'11 settembre 2001. FALSO!
Ma l'informazione è pilotata da pochi media che ormai si sono uniformati al pensiero unico americano. La verità, o quantomeno un contraddittorio, non l'avremo mai veramente e possiamo sperare solo nei nuovi mezzi di comunicazione che stanno proliferando sul web, almeno finché questo rimanga effettivamente libero.

Il prete francese e il comico genovese hanno molto in comune: padre Benjamin infatti fu accusato e allontanato dai giornali e telegiornali per le sue posizioni contrarie all'intervento in Iraq, come scrive nell'apertura della sua lettera, pubblicata oggi sul blog di Grillo:

"Caro Beppe Grillo,
sono padre Benjamin, non so se ti ricordi, nel marzo 2003 prima dell’aggressione americana contro l’Iraq, dicevo a “Porta a Porta” che non c’era in quel Paese nessuna arma di distruzione di massa, che era tutta una montatura di Washington per ingannare l’ONU e l’opinione pubblica.
Dicevo che se avessero invaso l’Iraq non avrebbero trovato nessuna arma di distruzione di massa, ma certamente un'eroica resistenza all’invasione. Mi hanno risposto con offese, ingiurie, calunnie e hanno dato ordine alle reti televisive e alle radio di non parlare dei miei libri e dei miei film sull’Iraq. Quando si dice la verità e i potenti Signori delle bugie non possono risponderti con altre menzogne, impiegano la denigrazione, l’insulto, la diffamazione.
Dio ti benedica, Grillo. Anche me hanno trattato da terrorista, perché dicevo la verità su quanto accadeva realmente in Iraq e denunciavo le menzogne dei “Signori delle Bugie” di Washington e Londra. [...]"

La lettera prosegue raccontando uno dei tanti eventi di cui fu partecipe il prete, in particolare dell'episodio in cui venne attaccato indegnamente per aver denunciato in tv la morte di migliaia di bambini, dato tra l'altro documentato dall'UNICEF:

"[...] Tutti questi “cani guardiani del Potere” mi trattavano in diretta televisiva da pro Saddam, perché dicevo che secondo l’UNICEF morivano in Iraq da 5 a 6.000 bambini al mese per le conseguenze dell’embargo, mi trattavano da anti-americano, perché dicevo che avevano contaminato la popolazione e l’ambiente con armi all’uranio impoverito, affermavano che queste armi non esistevano! [...]"

Era stato Saddam ad uccidere i 5000 kurdi con il gas? Sì? Siete sicuri?
Se così fosse, perché tra i capi di accusa che hanno portato all'impiccagione di Saddam, è stato trascurato questo "piccolo" particolare?
Forse per nascondere le responsabilità degli americani e dei suoi alleati in questo genocidio, sostiene Benjamin.
Badate bene che a dirlo non è un feroce anti-americano comunista, ma un prete che rispolvera dalla memoria annebbiata dei media un rapporto di 97 pagine del Congresso americano risalente al 1989 e intitolato "Iraqi power and U.S. Security in the Middle East":

"[...] Gianfranco Fini mi tirava in faccia che non ero degno di portare l’abito religioso, perché affermavo che il rapporto presentato al Congresso americano, rapporto dell’Istituto strategico del Collegio di Guerra della Pennsylvania, conferma che nella strage di Halabja contro i Kurdi, che fece 5.000 vittime, con armi chimiche, l’Iraq non c’entrava niente. Citavo un rapporto ufficiale presentato al Congresso americano nel 1989, ma Fini, che nel 1983 viaggiava con Donald Rumsfeld in Iraq per andare a stringere la mano a Saddam Hussein, lui, nel 2003, Ministro degli Affari Esteri, non sapeva nulla di questo rapporto al Congresso. Ecco perché il processo a Saddam Hussein sulla tragedia dei Kurdi di Halabja non l’hanno mai voluto fare. Ecco perché l’hanno impiccato prima (per aver ucciso 148 estremisti islamici): per evitare il processo per le vittime di Halabja. Sarebbe saltato fuori il famoso rapporto al Congresso intitolato “Iraqi power and U.S. Security in the Middle East (97 pagine)" e sarebbe stato scoperto che in questa faccenda, loro, gli americani, avevano una pesante responsabilità.
Manipolano le coscienze con montagne di menzogne e offendono coloro che divulgano la verità per denigrarli presso l’opinione pubblica con la loro potente macchina di disinformazione. Come hai detto così bene, per farlo, i loro “cani da guardia”, su tutte le reti aziendali, abbaiano. Contro chi attacca la loro egemonia, contro chi denuncia il loro predominio e la loro arroganza. Il loro odio non ha fine. Per fermare chi dice la verità non si fermano dinanzi a nulla. [...]"

Interessante il punto in cui Benjamin mette in dubbio l'autenticità dei video di Osama Bin Laden che secondo lui non è altro che un attore:

"[...] Democrazia in delirio. Caro Beppe, dicono di te cose deliranti! Benedetto sei tu, quando sei oltraggiato e offeso, ne esci ancora più grande. E’ così: i Media aziendali devono obbedire ai loro sponsor, lobby dell’armamento e del petrolio. Chi paga, comanda. Prendono i figli di Dio per dei coglioni, ma il peggio è che i figli di Dio non se ne rendono nemmeno conto! Fabbricano, nei loro studi, un video con un attore nel ruolo di Bin Laden.
Un anno fa con la barba grigia, adesso con la barba nera. Se ne accorgono troppo tardi e dicono che la barba di Osama è nera in questo nuovo video, perché è una tradizione degli islamici di tingersi la barba quando sono in guerra. L’anno scorso la barba di Osama era grigia e bianca, oggi è nera! Probabilmente perché l’anno scorso, anche se Bin Laden era in guerra, aveva dimenticato di andare in tintoria. Pronto il nuovo video di Osama barba nera, tutti i “cani da guardia” a trasmetterlo con appassionati commenti.
L’anno scorso, i Servizi segreti francesi avevano dichiarato che Bin Laden era morto e che ne avevano le prove. Sarà risuscitato. In un video, vedi Bin Laden mangiare con la mano destra quando è mancino e tutti coloro che lo conoscevano possono testimoniare che è mancino, ma fa niente, nessuno lo sa. Il suo anello al dito, non è suo, ma fa niente, non si vede bene. Gran parte dei discorsi del Bin Laden super star sono stati scritto da Adam Gadhan, di Los Angeles, il cui nome originale è Adam Pearlman (anche noto come Azzam l’Americano), ma fa niente. Che ne sa il gregge della RAI. [...]"

Il padre conclude con un bellissimo incoraggiamento a Grillo esortandolo a non nascondere mai la verità e a continuare la sua battaglia civile:

"[...] Volevo soltanto testimoniarti la mia stima per il tuo coraggio. Saranno capaci di tutto per fermarti, ma non ce la faranno. Sul tuo treno stanno salendo ogni giorno sempre più viaggiatori e il tuo binario è diritto, il loro è vecchio, storto e pericoloso. Ricordati di Colui che diceva “la Verità vi renderà liberi."

Il testo integrale lo potete leggere cliccando qui.

lunedì 24 settembre 2007

Sostegno a De Magistris

Cercare di fare del bene per questo Paese è fortemente ostacolato.
"Qui chi tocca i potenti va via"!
Questo è quello che ha detto il sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Catanzaro Luigi De Magistris appena ha saputo che il Ministro della Giustiza Clemente Mastella ha chiesto il suo trasferimento per presunte "violazioni deontologiche".
Una cosa vergognosa e ingiustificabile che da veramente il segnale di non poter indagare sulla corruzione quando c'è di mezzo la politica.
Forse stavamo all'alba di una nuova Mani Pulite che coinvolgeva trasversalmente tutto il mondo politico.
Magistris infatti stava lavorando su un presunto «comitato d'affari» ed una loggia massonica che aveva la sua base a San Marino. In questa inchiesta erano coinvolti consiglieri regionali, imprenditori e militari. Non solo, ma il 12 luglio 2007 nell'ambito dell'inchiesta "Why not" iscrisse tra gli indagati anche l'attuale Presidente del Consiglio Romano Prodi: immagino che sia questa la goccia che ha fatto traboccare il vaso...
Se verrà trasferito, non sapremo mai niente. Non scopriremo più se dietro a certe istituzioni ci sia un sistema di corruzione ben collaudato.
Ecco cosa disse il PM di Catanzaro in un'intervista realizzata all'interno di una puntata del programma di Riccardo Iacona "W L'Italia Diretta":



Persone così bisognerebbe premiarle, aiutarle, sostenerle! Invece...
Invece addirittura il Ministro della Giustizia decide di stroncare le sue inchieste per le «troppe interviste», i troppi provvedimenti «successivamente bocciati dai giudici del riesame», la gestione «caotica», i «litigi continui» e cose del genere.
Questi sarebbero i gravi motivi per trasferirlo?!
Ma chi ha deciso di scegliere Mastella come Ministro della Giustizia!
A mio avviso non ha fatto una cosa giusta, a cominciare dall'indulto facendo uscire dalle galere persone che hanno commesso qualsiasi tipo di reato. Se io sapevo prima delle elezione del ruolo che avrebbe assunto il sindaco di Ceppaloni all'interno del governo Prodi bis, sicuramente mi sarei astenuto.
Emblematica la sua frase ripresa anche dal movimento antimafia "E adesso ammazzateci tutti", quando di fronte ai detenuti di Regina Coeli disse: «sarò sempre più vicino a voi e sempre meno ai magistrati». Lo dovrebbero cacciare dal governo solo per questo!

Do quindi il mio pieno sostegno a De Magistris e a tutte le associazioni che oggi hanno organizzato un sit in di protesta davanti al palazzo di giustizia, in Piazza Matteotti. Tra queste voglio ricordare "E adesso ammazzateci tutti", "Rete per la Calabria", "Calabrialibre", "Agorà Calabria" e i "Meetup" di Beppe Grillo.

domenica 23 settembre 2007

Veltroni, Grillo e la zizzania

All'appello degli accusatori di Grillo non poteva mancare nemmeno l'attuale sindaco di Roma e capo del Pd in pectore Walter Veltroni.
Come in ogni suo discorso, Veltroni espone il suo concetto in maniera soft, senza nominare l'avversario "antipolitico", ma alludendo platealmente.
La citazione è dotta, di quelle che si fanno per ammaliare l'interlocutore.
Nell'incontro di venerdì scorso con gli studenti dell'Università di Firenze, afferma che «la politica italiana è piena di seminatori di zizzania. A me sembrano marziani. Nel mondo non è così. La gente si rispetta, rispetta le idee e le persone. Da noi c’è chi gode a insultare gli altri. Ma un paese così non ha valori. E’ un paese che si sfarina». Prosegue strizzando l'occhiolino a Confindustria, ormai uno dei suoi migliori sostenitori, facendo paragoni quantomeno inopportuni: «Tra le urla e gli improperi contro tutti e il grido composto e civile degli imprenditori siciliani, io preferisco il secondo. E’ un elemento dinamico che serve a cambiare la situazione».

Ancora una volta si sottolineano quindi le "urla e gli improperi" detti durante il Vaffanculo Day senza andare al nocciolo della questione: estirpare la zizzania! Sì, proprio la zizzania!
Perché i 23 condannati in Parlamento e i numerosi privilegi che i politici godono sulle nostre spalle rappresentano l' "erba cattiva" della citazione biblico-veltroniana.
Non è Grillo il seminatore, ma colui che sta facendo notare che la zizzania già c'è e che bisogna eliminarla perché così non si può andare avanti.
Come fanno politici coinvolti in problemi giudiziari a creare nuove leggi per il bene del Paese?
E poi Prodi si stupisce se la società è "malata" quando c'è del marcio nel Palazzo...

Ma no, Grillo è un fascista e ce ne dobbiamo stare alla larga. Non ci accorgiamo, ma il comico genovese sta corrompendo le nostre menti per prendere il potere. Infatti i partiti non si possono toccare, sono "il sale" della democrazia e chi li critica è perché si vuole sostituire a loro.
State attenti!
Ma vi rendete conto? Un comico... Ci stiamo facendo ingannare. Stiamo alla larga da dei calunniatori assetati di gloria.
Date retta a Scalfari che ne sa lunga. Benedetto Croce e Luigi Albertini dal 1919 al 1923 aderirono al fascismo perché erano degli sprovveduti. Invece Scalfari no, non è mica fesso! Lui ravvisa, sente lo stesso clima... Stiamo attenti!
Per il bene della Patria... scusate... dell'Italia, dell'Europa e del pianeta Terra, leggete la postilla inserita dal fondatore de "la Repubblica" nell'articolo di oggi "La prova d'orchestra tra pifferi e tromboni":

"[...] Post scriptum. Nel corso di una trasmissione televisiva (Speciale Tv 7) cui ho partecipato venerdì, andata in onda all'una di notte, ho ascoltato gli insulti e alcune falsità indirizzatimi dalle urla del comico Giuseppe Grillo. Poiché la mia risposta non sarà stata ascoltata da molti a causa della tardissima ora, la riferisco qui di seguito.
Grillo ha detto che ho ricevuto venticinquemila «email» di protesta contro un mio articolo critico nei suoi confronti. In realtà le lettere a me indirizzate sono state in tutto - fino ad oggi -sessantanove, sette delle quali in mio favore e sessantadue contro.
Ho anche ricordato, in cortese polemica con Giovanni Sartori in studio con me insieme al direttore del Tg1 Gianni Riotta, che nel 1919 i fasci mussoliniani nacquero più o meno con un programma analogo, eccitando gli italiani ad insorgere contro la decrepita classe politica, contro i partiti esistenti, contro la monarchia costituzionale, per far vincere l'Italia dell'ordine e delle persone perbene.
Dal '19 al '23 personalità come Benedetto Croce e Luigi Albertini, che hanno dedicato la propria intelligenza e la propria vita alla difesa della libertà, appoggiarono quel movimento o perlomeno non ravvisarono i rischi cui esso sottoponeva la fragile democrazia italiana. Giudicarono che poteva essere utile per recuperare «legge e ordine». Poi Mussolini e i suoi sarebbero stati rimandati a casa con tanti ringraziamenti per il lavoro sporco che avevano effettuato.
Anche i grandi filosofi e i grandi giornalisti possono commettere gravi errori e questo fu il caso di Croce e di Albertini.
Nella trasmissione di venerdì mi sono limitato, senza proporre alcun confronto improprio, a ricordare quanto accadde 88 anni fa e gli effetti che ne derivarono per questo sempre immaturo Paese."

Ma Scalfari non voleva "proporre alcun confronto improprio"... La rievocazione di quello che "accadde 88 anni fa" era puramente casuale.
Ecco un breve filmato ripreso dalla citata puntata di "Tv 7", l'approfondimento del TG1:



Quindi manifestare il proprio malessere non è democratico.
Votare una proposta di legge popolare non è democratico.
Partecipare direttamente all'interno delle istituzioni attraverso le liste civiche non è democratico.
Accettare passivamente il volere dei politici è invece democratico e liberale. Guai a dissentire, si rischierebbe il fascismo!

La migliore risposta al saggio Scalfari gliel'ha - a mio avviso - data Grillo nel suo post di ieri intitolato "La sera tutti al consiglio comunale":

"Si condanna chi aizza le folle, chi è fuori dall’alveo istituzionale. Si critica il linguaggio del V-day per evitare di parlare dei suoi contenuti e delle cause che lo hanno originato.
Il V-day ha proposto un disegno di legge popolare in tre punti per un “Parlamento Pulito” i cittadini italiani in fila per ore hanno firmato. Dov’è la violenza, dov’è il fascismo evocato da Scalfari?
Le liste civiche riportano i cittadini al centro della vita pubblica, sono previste dalle leggi italiane, sono sempre esistite. Dove sono la demagogia e il qualunquismo strillati dai professionisti della politica?
Noi siamo nell’alveo. Ci interessa la vita pubblica. E’, del resto, di legittima proprietà dei cittadini.
Il blog ha proposto un programma, "Le primarie dei cittadini", su economia, trasporti, energia, sanità, telecomunicazioni. Qualche media lo ha preso in considerazione? E’ stato forse analizzato, discusso?
Dall’otto settembre tutti i post di questo blog sono stati sviscerati in ogni loro parola, tranne uno. Ci avete fatto caso? Quello che chiede di mandare Rete 4 sul satellite per ristabilire la legalità. Che strano. I direttori dei tg così solerti nelle loro critiche non lo hanno citato. Petruccioli, dove sei? Ad Arcore?
La carta di identità è la nostra tessera di partito. I comuni la nostra piazza. Sindaci e assessori i nostri dipendenti. Vanno controllati.
Partecipate ai consigli comunali. Sono gratis e meglio del cinema. E’ previsto dalla Legge DLGS n. 267/2000 - Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali. Discutete le sedute e riportate le vostre impressioni nei blog, nei forum. Tranquilli, siete nell’alveo!"

sabato 22 settembre 2007

La bugia di Casini

«Il V-Day è una manifestazione della quale dovremmo vergognarsi perché è stato attaccato Marco Biagi che invece andrebbe santificato»

Pier Ferdinando Casini

Capisco che Beppe Grillo possa spaventare i politici. Non piace a nessuno essere così duramente attaccati da ampi strati della popolazione.
Quasi per istinto di sopravvivenza, politici e giornalisti vicini ai partiti sono riusciti a dire di tutto.
Le parole più usate sono state: demagogico, populista, qualunquista, masaniello, dittatore, fascista, comunista, rivoluzionario, pericoloso, "cattivo maestro", falso, solo per citarne alcune.
Rimangono opinioni DISCUTIBILISSIME ma pur sempre opinioni. Si possono criticare in quanto di parte ma comunque in democrazia le opinioni si rispettano.

Altri invece, non limitandosi solo ad attaccare, hanno fatto di più: hanno raccontato falsità! Hanno gettato del fango su Grillo, mettendolo alla stregua di un pericoloso terrorista.
La cosa più vergognosa secondo me è stata l'accusa di Pier Ferdinando Casini prima e del Professor Pietro Ichino poi: Grillo ha disonorato la figura di Marco Biagi, il giuslavorista ucciso dalle Brigate Rosse.
Ma si può arrivare a tanto?!
Grillo mai e dico MAI ha fatto una cosa simile, né sul suo blog, né sul palco allestito a Piazza Maggiore a Bologna in occasione del Vaffanculo Day.
Non ci credete? Pensate che dica così perché sono un "grillino" di parte?
Benissimo, allora guardatevi questi due filmati riguardanti sempre la manifestazione dell'8 settembre scorso:






Come vedete non ha offeso personalmente Biagi in nessuna occasione. Né in piazza di fronte alla gente come si è visto nel primo video, né nell'intervista che avete potuto ascoltare nell'altro filmato.
E allora perché tentare di ingannare così la gente?
Casini, come fa a spararle così grosse? Ma veramente si può dire tutto quello che si vuole senza provarlo?!
E poi Grillo sarebbe il populista? Quello che critica senza argomenti?

Dovremmo dunque fidarci di un politico come Casini che riesce a mentire così platealmente rispetto ad un avvenimento che ha raggiunto un tale successo?! Chissà quante altre bugie riuscirà a dire ai suoi elettori!
D'altronde è abilissimo a recitare due parti in commedia. Ve lo ricordate quando sfilava nella manifestazione del Family Day a favore della famiglia tradizionale?
Casini ha due famiglie: una, frutto del primo matrimonio con Roberta Lubich dalla quale ha avuto due figlie, Maria Carolina e Benedetta; l'altra, frutto invece della convivenza (!) con Azzurra Caltagirone (figlia del ricco imprenditore romano Francesco Gaetano Caltagirone) dalla quale nel luglio 2005 ha avuto la figlia Caterina. Quest'uomo è il re dell'ipocrisia!
Non è l'unico e questa è la cosa che più rammarica...

Ormai della legge Biagi non se ne può più parlare. Non si può più parlare di una legge che ha peggiorato il mondo del lavoro a discapito soprattutto dei giovani. Si parla tanto di famiglia, di figli ma mi verrebbe da chiedere: "come le formi"? Come riesce un giovane a comprare una casa se possiede un impiego precario che non consente nemmeno di aprire un mutuo?
E allora? Si simpatizza con i brigatisti solo dicendo questo? Ma che razza di democrazia è questa!

Grillo come al solito non parla a sproposito. Se ci sono 6 milioni di precari non è solo colpa di una legge sbagliata, ma della negazione di una triste verità: non c'è lavoro!
Se non si dice questo non si entra seriamente nel merito della questione.
Il secondo libro in Italia più letto dopo "La casta" di Stella G. Antonio e Rizzo Sergio (ed. Rizzoli), è quello diffuso GRATUITAMENTE sul web da Beppe Grillo: si intitola "Schiavi Moderni". A fare la prefazione di questo libro dove sono raccolte numerosissime lettere spedite direttamente al comico genovese da lavoratori precari, è stato Joseph E. Stiglitz, premio nobel per l'economia.
Ecco quello che sostiene Stiglitz:

"Caro Beppe,
dall’Italia mi giungono notizie allarmanti: la legge sul primo impiego viene ritirata in Francia dopo poche settimane di mobilitazione studentesca e da voi la legge 30 resiste senza opponenti dopo anni.
Permettimi allora una breve riflessione. Nessuna opportunità è più importante dell’opportunità di avere un lavoro. Politiche volte all’aumento della flessibilità del lavoro, un tema che ha dominato il dibattito economico negli ultimi anni, hanno spesso portato a livelli salariali più bassi e ad una minore sicurezza dell’impiego. Tuttavia, esse non hanno mantenuto la promessa di garantire una crescita più alta e più bassi tassi di disoccupazione. Infatti, tali politiche hanno spesso conseguenze perverse sulla performance dell’economia, ad esempio una minor domanda di beni, sia a causa di più bassi livelli di reddito e maggiore incertezza, sia a causa di un aumento dell’indebitamento delle famiglie. Una più bassa domanda aggregata a sua volta si tramuta in più bassi livelli occupazionali.
Qualsiasi programma mirante alla crescita con giustizia sociale deve iniziare con un impegno mirante al pieno impiego delle risorse esistenti, e in particolare della risorsa più importante dell’Italia: la sua gente. Sebbene negli ultimi 75 anni, la scienza economica ci abbia detto come gestire meglio l’economia, in modo che le risorse fossero utilizzate appieno, e che le recessioni fossero meno frequenti e profonde, molte delle politiche realizzate non sono state all’altezza di tali aspirazioni. L’Italia necessita di migliori politiche volte a sostenere la domanda aggregata; ma ha anche bisogno di politiche strutturali che vadano oltre e non facciano esclusivo affidamento sulla flessibilità del lavoro. Queste ultime includono interventi sui programmi di sviluppo dell’istruzione e della conoscenza, e azioni dirette a facilitare la mobilità dei lavoratori. Condivido l’idea per cui le rigidità che ostacolano la crescita di un’economia debbano essere ridotte. Tuttavia ritengo anche che ogni riforma che comporti un aumento dell’insicurezza dei lavoratori debba essere accompagnata da un aumento delle misure di protezione sociale. Senza queste la flessibilità si traduce in precarietà. Tali misure sono ovviamente costose. La legislazione non può prevedere che la flessibilità del lavoro si accompagni a salari più bassi; paradossalmente, maggiore la probabilità di essere licenziati, minori i salari, quando dovrebbe essere l’opposto. Perfino l’economia liberista insegna che se proprio volete comprare un bond ad alto rischio (tipo quelli argentini o Parmalat, ad alto rischio di trasformazione in carta straccia), vi devono pagare interessi molto alti. I salari pagati ai lavoratori flessibili devono esser più alti e non più bassi, proprio perché più alta è la loro probabilità di licenziamento.
In Italia un precario ha una probabilità di esser licenziato nove volte maggiore di un lavoratore regolare, una probabilità di trovare un nuovo impiego, dopo la fine del contratto, cinque volte minore e fino al 40% dei lavoratori precari è laureato. Ma se li mettete a servire patatine fritte o nei call-center, perché spendere tanto per istruirli?
Grazie per l’ospitalità."
(sottolineature personali)

Anche Stiglitz è populista e demagogico?
Non mi sembra tanto complicato capire che le leggi sul precariato in Italia sono sbagliate, da cancellare del tutto o almeno da correggere. Se sei assunto a tempo determinato con un contratto sempre in scadenza e con l'incertezza di un futuro rinnovo, come si fa a pensare al futuro?
Chi ha un lavoro del genere, come sostiene Stiglitz, dovrebbe essere pagato di più e non di meno!
Gli elettori di sinistra su questo aspetto sono stati al momento traditi perché non c'è un progetto serio di riforma. Si ha paura di toccare questa legge forse per i troppi interessi di Confindustria che ha spinto un po' verso questa flessibilità selvaggia.

Quando si sta al potere e si vogliono riformare o creare nuove leggi, bisogna ascoltare la gente.
E una volta scoperti gli errori commessi, occorre cambiarle: niente in democrazia deve essere definitivo e irreversibile.
Per rendervi l'idea della condizione dei precari, leggete questa lettera pubblicata ieri da Grillo nel suo blog:

"Dal giorno in cui io, mio marito e mia figlia di 10 anni, stavamo trascorrendo qualche giorno di vacanza e abbiamo dovuto anticipare il rientro per il licenziamento in tronco di mio marito, senza preavviso, dopo un’esperienza lavorativa trentennale, e a 52 anni, ci è cascato il mondo addosso.
Io lavoro part-time e il mio stipendio si aggira sui 500 euro. Nonostante il mio impegno, la fortuna non mi ha assistito abbastanza per raggiungere una migliore retribuzione.
Mio marito ha risposto a diverse inserzioni e sarebbe disposto a qualunque lavoro, ma nulla. Ci siamo rivolti persino ai servizi sociali per avere almeno un aiuto economico in attesa di un’occupazione; tra l’altro è iniziata la scuola, le rate scolastiche, bollette, affitto, col rischio che presto arrivi lo sfratto, dovremmo pur mangiare. Ci siamo sentiti rispondere che col mio stipendio di 500 euro si può vivere, per legge. Sfido chiunque con un affitto che equivale al mio stipendio, a farlo.
Sono una donna affranta e una madre straziata per non poter concedere i bisogni primari a mia figlia, il primo pensiero naturalmente.
Come possono le istituzioni essere così crudeli nei confronti di chi si trova all’improvviso a dover affrontare situazioni del genere senza colpe?”
Maria Grazia Spadaromgarte@yahoo.it "

Le conseguenze di una legge sbagliata le subiscono persone come Maria Grazia Spadaro, non i nostri politici.

venerdì 21 settembre 2007

Tragedia di Amalfi: intervista al medico che ha salvato Eugenia Bellini

Secondo voi, gli angeli esistono? Secondo me sì.
Forse non sono entità immateriali, spiriti benefici che intervengono magicamente in situazioni particolari.
Credo che gli angeli siano la parte buona della società. Sono tutte quelle persone dotate di un grande altruismo, pronte a sacrificare la propria vita per salvarne un'altra.
Forse...

Forse un angelo è Giuseppe Canfora che insieme ad altre tre persone ha salvato la vita alla mia amica Eugenia Bellini e al suo ragazzo Lorenzo Di Chiara. Molti di voi se lo ricorderanno, questi ragazzi sono i due fidanzati romani rispettivamente di 22 e 24 anni che sfortunatamente si trovavano in quel maledetto terrazzo abusivo a Conca dei Marini, Amalfi, crollato di colpo sotto il peso di 9 ragazzi. Doveva essere una vacanza spensierata, ricca di tutti quei desideri di divertimento che ognuno riversa nell'attesa di un agognato riposo estivo.
Invece non è stato così: Eugenia e Lorenzo il 18 agosto scorso potevano morire.
Non dimenticherò mai per tutta la vita i bollettini medici allarmanti che le agenzie di stampa continuavano a diffondere. In particolare chi si trovava nelle condizioni peggiori era proprio la mia compagnia universitaria Eugenia che stava lottando veramente tra la vita e la morte. Quando poi ho sentito che c'era una vittima mi si è gelato il sangue, sperandoegoisticamente - come tutti i miei compagni - che non riguardasse Eugenia.

Se esiste, Dio ha voluto che in quella tragica situazione si trovassero quattro persone straordinarie che, appena si sono resi conto dell'accaduto, hanno immediatamente prestato i primi soccorsi. A salvare la mia amica è stato il medico Giuseppe Canfora, intervistato ieri da Giancarlo Magalli nella quotidiana trasmissione di RaiDue "Piazza Grande". Dalle sue parole si comprende lo stato in cui riversavano quei ragazzi. Non ci sarebbe nemmeno bisogno di descriverlo: immaginate in che condizioni si possano trovare due persone che fanno un volo di 15/20 metri, urtando prima sugli scogli e poi finendo in acqua annegando.
Canfora descrive Eugenia quasi come fosse priva di vita, su uno scoglio, scivolando lentamente in mare.
Fa venire la "pelle d'oca" sentire le parole del medico mentre descrive una quarta persona intervenuta nei soccorsi che però è sparita. Da quel giorno non l'hanno più visto, non sono riusciti più a contattarlo.

In studio sarebbero dovuti venire anche i genitori di questi due ragazzi che al momento si sono risvegliati dal coma e hanno cominciato un lungo periodo di riabilitazione a Roma. E' facilmente comprensibile che abbiano preferito rimanere ad assistere i figli. In collegamento telefonico però ha parlato Antonietta Bellini, madre della mia compagna.
Ha ringraziato l' "angelo" che ha salvato sua figlia, difendendo strenuamente la sanità pubblica troppo spesso criticata in molte occasioni.
Ha descritto come i medici siano bravissimi, molto preparati e disponibili, motivo in più per aumentare e non tagliare i fondi per le strutture sanitarie. Se ci sono medici straordinari, anche gli ospedali devono essere altrettanto!
Ecco l'intervista divisa in due parti che, come dicevo, è stata realizzata da Magalli nella puntata di ieri di "Piazza Grande":






Trovo bellissima l'ultima frase di Magalli: l'intervento di questi quattro soccorritori è stato un "miracolo che, nella disgrazia, il destino ha voluto che accadesse".

giovedì 20 settembre 2007

Stasera, ore 21 su RaiDue

A distanza di 12 giorni ancora si parla del Vaffanculo Day. I media tradizionali, prima silenziosi sottovalutando il fenomeno, ora si trovano spaesati e non possono che incentrare l'attenzione su Grillo, il "cattivo maestro" come ha amato etichettarlo il direttore del tg2 Mauro Mazza.
Stasera c'è uno speciale su RaiDue nella prima puntata di Annozero, programma di Michele Santoro. Non lo perdete, è alle 21 e forse potrebbe venire in studio o apparire in un video. Fatto sta che ci saranno sicuramente argomenti da discutere nei prossimi giorni.
Ecco la presentazione della puntata di questa sera, presa direttamente dal sito del programma "Annozero":

"Annozero riparte questa sera alle ore 21.00 su Rai Due.
La prima puntata sarà dedicata al fenomeno Grillo e al V-Day, con un reportage realizzato interamente con materiali originali. Le nostre telecamere, coordinate da SandroRuotolo, sono state infatti le uniche, tra i grandi network, a seguire la kermesse di Grillo, che ha visto come protagonisti Sabina Guzzanti e Marco Travaglio, che in questa edizione terrà una rubrica anche da vedere.
Nella puntata i frames del nuovo film di Sabina Guzzanti, "Le Ragioni dell'Aragosta", si alternano alle immagine della piazza bolognese.
Altri ospiti in studio saranno il professor Giovanni Sartori e Antonio Polito.
Beatrice Borromeo, che ogni martedì alle 15.00 con Luca Chinello anima una diretta sul Web per raccogliere idee e proposte dei giovani, presenterà ogni settimana al pubblico di Annozero nuove facce e nuovi protagonisti.
Vauro, come sempre, concluderà la trasmissione con le sue vignette."

Come dicevo, ieri c'è stato uno speciale nel programma di approfondimento del Tg3 "Primo Piano", dove è stata mandata in onda un'intervista che il comico genovese aveva concesso a "EuroNews". Ecco quello che ha avuto modo di dire Grillo:

"Chi sono... Qui je suis. Je suis Beppe Grillo. Grillo nasce come una specie di comico, fantasista. E non so che cosa sono diventato, non riesco a capirlo. Ho cominciato con il cabaret, due persone, 5 persone, 50. Un po' come il blog con la rete. Un commento, due commenti, 3.000 commenti.

Io ho fatto una cosa, c'è stato un abbinamento, è successo un miracolo, l'abbinamento della mia persona abbastanza apprezzata, ma con una, se mi permettete, una dote. In 30 anni di lavoro mi sono conquistato un po' di reputazione e la reputazione oggi nell'informazione è tutto e specialmente in rete. Oggi in rete se tu fai un articolo in internet e racconti delle balle, dopo 24 ore ti arrivano 2.000 commenti e ti dicono che sei un cialtrone, uno scemo, un stupid, tu comprends? Allora non puoi mentire e questa è la democrazia. E' chiaro che se tu parli attraverso la tv, attraverso i giornali, non hai contraddittorio. Qui ce l'hai, allora hai la reputazione. Tutti, tutti hanno tentato, politici, giornalisti, di avere dei blog in Italia, ma li hanno chiusi quasi tutti... Mastella (Clemente, ministro di Grazia e Giustizia, ndr) ha aperto un forum in cui parla sempre di me nel blog... E' come se, non so, in Inghilterra, Gordon Brown aprisse un blog per parlare con Mister Bean... E i leader politici? Prodi, che è il nostro valium, quello che parla così che fa con le manine... ha cercato di aprire un blog. Lo ha chiuso dopo 15 giorni. Lo psiconano, che è Berlusconi, trufolo, lo chiamiamo un po' trufolo, è uno spot vivente, non c'è, non esiste, è un ologramma, un venditore di bava.

Questo V-Day che abbiamo fatto l'8 settembre. Una petizione popolare, con una ufficialità, con una perfezione costituzionale! Un milione e mezzo di giovani senza rompere niente. Senza violenza, senza una bandiera. La rete ti da anche modo di fare manifestazioni non violente, standotene a casa tua. Noi ne abbiamo organizzata una sul mio sito. Se voi andate a vedere su beppegrillo.it, c'è una piccola marcia di avater. Che marciano. Sono piccoli pupazzetti, sembra un gioco. Sembra un giochino, ma se clicchi con la freccetta su un avaterino, sono 235.000. Clicchi, esce il nome e congnome di una persona, con una sua frase.

Abbiamo 24 condannati in via definitiva in Parlamento. Dei fuorilegge che fanno le leggi! Uno su 10 in Parlamento ha un problema con la giustizia in corso, o primo grado, o secondo grado o ha patteggiato o ha reati prescritti. Uno su 10 in Parlamento è un pregiudicato. Nel Bronx, abbiamo fatto una percentuale, nel Bronx dei delinquenti ce n'è uno su 15. Il Bronx ha paura del nostro Parlamento. Allora abbiamo fatto questa legge. Via i pregiudicati, via. Mi sembra ovvio e naturale. Via quelli che hanno più di due mandati. Due mandati sono 10 anni...Avrai tempo in 10 anni di fare un po' di politica, 10. Non sono mica sei mesi, 10. E poi il voto diretto del proprio candidato. La tua preferenza la dai a uno che te lo porti fino in Parlamento.

Destra o sinistra? Non c'è più questo ragionamento, io ti spacco la faccia! No, scherzo. Non c'è più. Non c'è più nè destra nè sinistra.

I veri proprietari di queste grandi società tipo Telecom sono i piccoli azionisti. Noi avevamo il Tronchetto dell'Infelicità, questo Tronchetto che si spacciava da grande imprenditore e poi era un fasullo come si è dimostrato con le stock option. Ma negli Usa gli danno 20 anni di galera a uno così. Qui ha preso 240 milioni di euro e sta andando di bolina con la sua barca a vela. Lasciando nella merda due società: la Telelcom e la Pirelli. Io sono andato lì per rappresentare. Ho fatto una share action. Potete farla anche in Francia. La share action. Ho chiesto ai piccoli azionisti di darmi la rappresentanza delle loro azioni in modo da andare a parlare in nome e per conto loro. Dato che io parlo e loro no.

Bellissimo, straordinario. Ho fatto un post su EuroNews, lo vai a vedere che è l'unico telegiornale che si può vedere. Il silenzio è meraviglioso, quando non senti le voci. Guarda una partita di calcio quando sono in sciopero i giornalisti. E' una meraviglia, metti due microfoni, senti i colpi del pallone, i commenti del massaggiatore, dell'allenatore. Non servono più i giornalisti. Siete finiti!"

Il filmato dell'intervista è quello che segue:



Oltre a Primo Piano, anche Matrix, il programma di approfondimento in seconda serata su Canale5 condotto da Enrico Mentana, ha dedicato uno speciale intitolato "Il fattore Grillo". Per chi è interessato, la puntata si può rivedere cliccando qui.

Martedì ho letto un interessante articolo scritto da Giacomo Dotta sul sito HTML.it dal titolo "A ritmo di bit" dove secondo me è presente un'ottima analisi. Ora vi riporto ampi stralci dell'articolo in questione:

"Il V-Day è un fenomeno troppo complesso per esaurirsi in un giudizio univoco. Ma una legame è innegabile: il V-Day vive su dinamiche saldamente legate al web e alla cultura partecipativa. La tendenza, oggi ai primi bagliori, potrebbe essere irreversibile. [...]

Due sfaccettature, solo due su tante:

Risvolto politico
La politica e tutto il suo entourage giornalistico si è schierata contro Grillo. E lo ha fatto con una intelligenza raffinata: non scagliandosi rumorosamente contro il comico, ma facendo passare sotto silenzio una manifestazione che, invece, ha avuto pochi precedenti negli ultimi decenni. Il silenzio è stato l'arma mediatica del "sistema" e la cosa ha un suo significato molto preciso: è il "sistema" a stabilire ciò di cui la popolazione deve discutere. Per imporre un tema è sufficiente parlarne, massicciamente, sui giornali e sulle tv nazionali. Lo si cala a pioggia dall'alto e si "bagna" l'opinione pubblica di dati e immagini ad hoc. È un meccanismo noto da tempo immemorabile, meccanismo che ha fatto la fortuna politica di chi l'ha saputo manovrare: non si tratta di parlare bene o male di una cosa, l'importante è parlarne. Così si impongono i temi, così si creano le esigenze, così si creano i desideri a cui poi la politica venderà le proprie soluzioni. Così, insomma, si pilota l'opinione pubblica: creando un'opinione e propinandola al pubblico.

Ad oggi il giudizio politico sulla manifestazione deve giocoforza rimanere sospeso: la raccolta firme porterà la proposta in parlamento e l'esito del tutto sarà una sentenza inappellabile. Il giudizio è lasciato nelle mani dei "colpevoli", di quei politici a cui il V-day ha lanciato un segno inequivocabile. Risulta quantomeno fantasioso pensare a 600 "tafazzi" che si autoinfliggono una condanna etica approvando le tre norme proposte da Grillo, ma in qualche modo un appello firmato da migliaia di cittadini dovrà essere accolto. Un gesto simbolico è attendibile, una rivoluzione no.

Grillo, nel frattempo, ha già fatto il passo successivo: una lista civica nazionale, a cui le liste locali potrebbero aggregarsi, il tutto trovando nel web il mezzo preferenziale di organizzazione e collaborazione. Ancora una volta il mezzo viene a legarsi inestricabilmente al fine.


Risvolto sociale

Si potrebbe discutere per anni sul significato di "blog". Ci si potrebbe spellare vivi per capire se Beppe Grillo sia un blogger o meno. Ci si potrebbe prendere per i capelli per decidere se il suo sia web partecipativo o no. Ma non è questo il punto, lasciamo il dibattito ai puristi. La verità più importante è la più semplice: centinaia di migliaia di persone, organizzatesi tramite il web, si sono trovate in piazza per fare qualcosa tutte assieme. Avevano bisogno di vedersi, toccarsi, parlare. Urlare, anche: farsi sentire, farsi toccare, farsi vedere. Ci siamo, siamo qui, siamo in tanti. [...]

L'utenza della rete è come un profumo: la senti, ma nè la tocchi nè la vedi. Svanisce se non c'è un qualcosa a contenerla e a raccoglierla: in breve si dissolve in tanti bit, ma quando si espande lascia la scia. È un dolce profumo a cui si da un nome per identificarlo in qualche modo, perchè non ha corpo. La piazza, invece, da sempre è soprattutto fisicità. Lì tutto è estremamente concreto e la massa assurge ad identità propria che si fa forza sulla sua improvvisa materializzazione. Si tratta spesso di un percorso pericoloso, ma non in questo caso: educazione e ordine sono state regole assolute, tutto è andato a compimento senza il minimo incidente. Ma la massa, quando si concretizza, fa sempre e comunque male: perchè materializza, oltre che una presenza, quel profumo che aleggia normalmente con le idee.

Il web, nuovamente, ha fatto da catalizzatore. Poi, però, c'è stato quell'istinto irrefrenabile alla discesa in piazza. Da sempre è così, forse forse il web si è solo inserito in un meccanismo inciso ormai nel nostro DNA di esseri umani, o forse le piazze sono davvero un luogo elettivo di rivolta. [...]

Demagogismo, populismo, rivoluzione, qualunquismo: ognuno legga la cosa come meglio gli pare. Quello che però forse è il risultato più concreto è un altro: per la prima volta il web ha dato un chiaro segno di presenza, di influenza sull'opinione e di capacità organizzativa. I blog, le mappe, i trackback, i link hanno fatto sistema ed hanno saputo creare qualcosa sconfiggendo il silenzio imposto dai media "di regime" (direbbe qualcuno). [...]"