mercoledì 31 ottobre 2007

Quanto vali da morto?

Oggi ricorre Halloween, la festa dei "morti viventi". Di origine celtica, ormai questa festività è giunta fino a noi pur non facendo parte delle nostre tradizioni.
Sempre più persone onorano questa ricorrenza probabilmente perché si è sempre favorevoli a un buon motivo per festeggiare.
Il senso dietro tale rito pagano è abbastanza macabro perché si pensa che in questo periodo i morti entrino facilmente in contatto con il mondo dei vivi e tentino di impossessarsi di loro entrando nelle case. Da tempi lontanissimi quindi (nata nel 4000 a.C., la tradizione arrivò in Europa nel 2300 a.C.) per scongiurare una simile eventualità, si usa uscire dalle proprie abitazioni mascherandosi da mostri, streghe e spiriti di ogni genere.

In linea con lo "spirito" della giornata, navigando su internet ho trovato un simpatico test denominato "The Cadaver Calculator" attraverso il quale, rispondendo a venti semplici domande in lingua inglese, potete calcolare il valore monetario del vostro futuro cadavere.
Ecco quanto "valgo" da morto:

$4200.00The Cadaver Calculator - Find out how much your body is worth.

Get a cash advance



Un triste dubbio si sta insinuando nella mia mente: non è che "valgo" più da morto che da vivo? :)

martedì 30 ottobre 2007

Padre Pio, Santo o impostore?

Negli ultimi giorni sta facendo molto scalpore l'anticipazione del libro che uscirà la prossima settimana edito da Einaudi "Padre Pio. Miracoli e politica nell’Italia del Novecento", scritto dallo storico Sergio Luzzatto. Luzzatto nella sua opera si serve di documenti inediti andati a ricercare nell'archivio vaticano della Congregazione per la Dottrina della Fede.
La figura del Santo ne esce "ammaccata" paragonabile ad un impostore o ad un malato psichiatrico.
Di questo ne era convinto sicuramente Papa Giovanni XXIII, il cosiddetto "Papa Buono" che così non pare nei giudizi sprezzanti che rivolge nei confronti del venerato frate.
In quattro foglietti scritti il 25 giugno 1960, scrive: «Con la grazia del Signore io mi sento calmo e quasi indifferente come innanzi ad una dolorosa e vastissima infatuazione religiosa il cui fenomeno preoccupante si avvia ad una soluzione provvidenziale. Mi dispiace di P.P. che ha pur un’anima da salvare, e per cui prego intensamente». Poi continua definendolo "immenso inganno": «L’accaduto—cioè la scoperta per mezzo di filmine, si vera sunt quae referentur, dei suoi rapporti intimi e scorretti con le femmine che costituiscono la sua guardia pretoriana sin qui infrangibile intorno alla sua persona— fa pensare ad un vastissimo disastro di anime, diabolicamente preparato, a discredito della S. Chiesa nel mondo, e qui in Italia specialmente. Nella calma del mio spirito, io umilmente persisto a ritenere che il Signore faciat cum tentatione provandum, e dall’immenso inganno verrà un insegnamento a chiarezza e a salute di molti».

Perché Giovanni XXIII, l'uomo del dialogo, dell'apertura e dell'accoglienza per eccellenza, parla del futuro Santo Padre Pio come una delle tante tentazioni con le quali Dio ci mette alla prova? L'astio forse era giustificato dalle dure relazioni che gli giungevano in Vaticano? Forse.
Ma il Papa da sempre non poteva vedere il frate. Già negli anni '20, quando come responsabile della missione di "Propaganda Fide" dovette girare per ben due volte la Puglia, se ne guardò bene di andare a San Giovanni Rotondo.
A dividerli profondamente era soprattutto il modo di vivere la propria religiosità. Mentre Padre Pio rappresentava una visione ascetica, quasi medievale in quanto esaltava l'importanza della sofferenza corporea, Angelo Giuseppe Roncalli, il futuro Giovanni XXIII, rappresentava una credenza gioiosa, vicina agli ultimi, accogliente e aperta al dialogo. Memorabile è la sua frase pronunciata l'11 ottobre 1962 al termine del giorno di apertura del Concilio Vaticano II, il celebre "Discorso della Luna": «Tornando a casa, troverete i bambini, date una carezza ai vostri bambini e dite: questa è la carezza del Papa. Troverete qualche lacrima da asciugare: dite una parola buona. Il Papa è con noi, specialmente nelle ore della tristezza e dell'amarezza».
Da questo si comprende poi un altro severo giudizio dato sempre nei confronti di "P.P.": «P.P. si rivela un idolo di stoppa».

Ma a suscitare dubbi sulla figura del Santo sono ben altri documenti storici, impossibili da smentire.
A quanto pare il frate faceva regolarmente uso di acidi e veleni in quantità enormi, talmente nocive alla pelle da poter provocare delle forti escoriazioni. A rendere questa testimonianza direttamente all'allora Vescovo di Foggia Monsignor Salvatore Bella, sono due buoni cristiani, l'uno il dottor Valentini Vista titolare di una farmacia, l'altro la sua cugina ventottenne Maria De Vito.
Entrambi erano molto devoti al frate con le stigmate e quindi non si possono accusare di far parte dei tanti che hanno sempre provato disprezzo nei suoi confronti.

Il primo documento riporta la testimonianza del dottor Valentini Vista che inizia con la descrizione dell'inizio della sua devozione nei confronti del frate. Il 28 settembre 1918 muore tragicamente suo fratello, probabilmente a causa dell'epidemia di spagnola e per questo chiede speranzoso che Padre Pio possa intercedere per la sua anima.
Andando al dunque, la cugina Maria De Vito, che allora aveva ventotto anni, alla fine dell'estate del 1919 si reca in pellegrinaggio a San Giovanni Rotondo dove vi rimane per un po' di tempo.
Quando ritornò a Foggia, la cugina fece delle richieste un po' strane per conto di Padre Pio. Eccole descritte direttamente dal dottore: «Quando ella tornò a Foggia mi portò i saluti di Padre Pio e mi chiese a nome di lui e in stretto segreto dell'acido fenico puro dicendomi che serviva per Padre Pio, e mi presentò una bottiglietta della capacità di un cento grammi, bottiglietta datale da Padre Pio stesso, sulla quale era appiccicato un bollino col segno del veleno (cioè il teschietto di morte) e la quale bottiglietta io avrei dovuto riempire di acido fenico puro che, come si sa, è un veleno e brucia e caustica enormemente allorquando lo si adopera integralmente. A tale richiesta io pensai che quell'acido fenico adoperato così puro potesse servire a Padre Pio per procurarsi o irritarsi quelle piaghette alle mani».
Cosa servivano circa cento grammi di acido fenico puro? Per procurarsi le ferite alle mani?
Già da tempo circolavano voci sull'improprio utilizzo di questa sostanza da parte del frate. Nella primavera del 1919 sul "Mattino di Napoli" uno scienziato, il professor Morrica, sollevò molti dubbi sulle presunte stigmate di Padre Pio.
Tuttavia in quell'occasione, il dottor Valentini Vista lo accontentò «trattandosi di Padre Pio».
Sennonché qualche settimana dopo gli giunse, sempre attraverso la cugina, un'altra strana richiesta: quattro grammi di veratrina.
Quindi altra sostanza nociva fortemente corrosiva. Se Padre Pio l'avesse voluta utilizzare per scopi terapeutici, la quantità utilizzabile è dell'ordine di uno fino a cinque milligrammi: «Si parla dunque di milligrammi! La richiesta di Padre Pio fu invece di quattro grammi!».
Il dottore fu seriamente preoccupato da questo fatto e all'inizio si confidò solamente con la cugina. L'imminente trasferimento del Monsignor Salvatore Bella lo fece desistere dal mantenere il segreto, «per scrupolo di coscienza» e nell'«interesse della Chiesa».

Il secondo documento invece riguarda questa volta la cugina del dottore, Maria De Vito. Questa nuova testimonianza confermò tutto. Nell'estate del 1919 trascorse un mese a San Giovanni Rotondo. Lì entrò in stretto contatto con Padre Pio che la chiamò «in disparte» e parlato «con tutta segretezza», imponendole di mantenere anche lei il segreto «in relazione anche agli stessi frati suoi confratelli del convento».
Le diede una boccetta vuota chiedendole di riempirla con dell'acido fenico per poi rimandargliela indietro per «mezzo dello chauffeur che prestava servizio nell'autocarro passeggeri da Foggia a S. Giovanni». La sua giustificazione era che gli serviva «per la disinfezione delle siringhe occorrenti alle iniezioni che egli praticava ai novizi di cui era maestro».
Un mese dopo, un penitente che ritornava dal suo pellegrinaggio a San Giovanni Rotondo, le chiese da parte del frate quattro grammi di veratrina ma a quel punto il dottor Valentini Vista le suggerì di non mandare più niente a Padre Pio e di mantenere il segreto.

Ma il documento fondamentale, quello che probabilmente convinse subito Monsignor Salvatore Bella a inoltrate tutto al Sant'Uffizio, è la richiesta dell'acido fenico scritta direttamente da Padre Pio. Sulla busta è scritto: «Per Marietta De Vito, S.P.M.». All'interno una letterina autografa con su scritto: «Carissima Maria, Gesù ti conforti sempre e ti benedica! Vengo a chiederti un favore. Ho bisogno di aver da duecento a trecento grammi di acido fenico puro per sterilizzare. Ti prego di spedirmela la domenica e farmela mandare dalle sorelle Fiorentino. Perdona il disturbo».

Che cosa se ne faceva Padre Pio di queste sostanze? Se veramente servivano per scopi leciti, perché tanta segretezza? Perché non le ha richieste regolarmente con una ricetta?
Mistero.

lunedì 29 ottobre 2007

Clementina Forleo, resisti!

Clementina Forleo, come molti di voi già sanno, è un giudice scomodo. Scomodo per aver messo in luce gli intrecci tra banche e politica nella vicenda che ha interessato l'UNIPOL nel 2005. Ad essere coinvolti sono due importanti esponenti dei Democratici di Sinistra, Massimo D'Alema e Piero Fassino. Il GIP di Milano per questo ha chiesto anche di poter usufruire delle trascrizioni delle intercettazioni tra Fassino, D'Alema e Giovanni Consorte, l'amministratore della compagnia di assicurazioni UNIPOL accusato di aver partecipato al rastrellamento delle azioni di Antonveneta e, soprattutto, di aver commesso degli illeciti come l'aggiotaggio pur di scalare la BNL. Per ora potrà utilizzare solo quelle che riguardano Fassino mentre per procedere con quelle che coinvolgono D'Alema c'è bisogno di un pronunciamento del Parlamento Europeo che spero arrivi presto.
Questo è il principale motivo che se da una parte l'ha resa famosa, dall'altra le ha creato innumerevoli problemi subendo pesanti critiche e minacce di morte. Probabilmente per le sue indagini sono morti i suoi genitori il 25 agosto 2005 ufficialmente in un incidente stradale. Guarda caso dopo una minaccia che ne preannunciava la loro morte entro la fine di quell'anno.

Vivere ogni giorno con la paura di essere uccisa barbaramente immagino non sia facile. Con tutta la forza di volontà credo sia impossibile cercare di non pensarci continuando a svolgere il proprio lavoro. Ci saranno stati giorni in cui avrà voluto mollare tutto preoccupandosi oltre che per la propria vita, anche per la sua carriera professionale. Ci saranno stati giorni in cui Clementina avrà pianto...

Sabato Clementina Forleo ha pianto durante la premiazione ricevuta in occasione del «Premio Borsellino per l'impegno sociale e civile». Le sue lacrime sono l'espressione della profonda solitudine che sta vivendo. Si sentirà abbandonata, frustrata, vilipesa dalla maggioranza dei politici, coinvolti e non.
Appena salita sul palco si è sfogata: «Sono un po' scossa perché su un quotidiano nazionale (il "Corriere della Sera" ndr) c'è l'ennesimo tentativo di delegittimazione del mio operato... Il potere mediatico non faccia il gioco di questi poteri forti. Qualcuno ha voluto falsare, dandomi l'immagine di un fiume in piena, probabilmente di una pazza che sta perdendo l'equilibrio». A questo punto gli studenti presenti nella sala De Cecco applaudono e lei continua richiamando la figura del magistrato ucciso dalla mafia Paolo Borsellino: «Sappiamo come morì e soprattutto sappiamo quali furono gli eventi che precedettero la sua morte. Paolo Borsellino fu screditato, fu delegittimato, purtroppo anche dai suoi colleghi, purtroppo anche dalle forze dell'ordine. Lui denunciò in un'intervista come le indagini si stavano arenando».
Per chi volesse rivedere la vecchia intervista rilasciata dal Borsellino cliccare qui.

Anche Borsellino ad un certo punto si è trovato solo. Sappiamo che fine fece.
Sperando che non faccia la stessa fine, non possiamo che sostenerla. Solo il nostro sostegno può darle la forza di resistere e continuare ad andare avanti contro ogni avversità.

Ecco il video dell'ultima intervista rilasciata giovedì scorso nella puntata di Annozero intitolata "A viso aperto" (cliccare sull'immagine):

sabato 27 ottobre 2007

Vaffanculo Day sull'informazione

Finalmente Beppe Grillo ha fissato la data del prossimo Vaffanculo Day: il 25 aprile 2008.
Questa volta sarà sul finanziamento pubblico ai giornali e sull'ordine dei giornalisti. Si chiederà di abolire queste anomalie.
Trovo i due punti della proposta condivisibili, in particolare il primo. Lo Stato deve farsi carico di numerose spese, per prima quella della Sanità che reputo la più importante. Considerando anche il pesante debito pubblico avuto in eredità dalle passate legislature, è assurdo che si spendano ogni anno svariati milioni di euro per l'editoria.
Voglio riportare alcune cifre tratte da un articolo pubblicato il 22 ottobre scorso su "Affari & Finanza", il supplemento economico che esce ogni lunedì con "la Repubblica". Tenetevi forte:



  • Organi di movimenti politici: 25 MILIONI 234 MILA E 157 euro all'anni. Tra questi ci sono ad esempio "Il Foglio" di cui è direttore Giuliano Ferrara e "Il nuovo Campanile" che fa riferimento all'Udeur, il partito di Clemente Mastella. Mentre il primo guadagna 3.821.781 euro l'anno, il secondo, poverino, ne prende solo 1.331.558,37;

  • Cooperative: 48 MILIONI E 113 MILA euro all'anno. A ricevere la sovvenzione più alta sono il quotidiano comunista "Il manifesto" con 4.441.592 euro all'anno. A fare parte di questa categoria è anche la testata di dubbia utilità "Sportsman - cavalli e corse" con oltre 2,5 milioni, in compagnia de "l'Avanti!", il "Corriere" (di Forlì) e il "Corriere mercantile". Ci sono poi quotidiani che fanno parte di società con la maggioranza detenuta da cooperative come il giornale di Vittorio Feltri "Libero" (6.417.244 euro all'anno) e il quotidiano cattolico della CEI "Avvenire" (6,3 milioni);

  • Minoranze linguistiche: 5 MILIONI 407 MILA E 063 euro all'anno. La più pagata è la testata "Primorsky Dnevnik" stampata in Friuli Venezia Giulia, con una cifra che ammonta a 2.969.627 euro l'anno;

  • Quotidiani all'estero: 8 MILIONI 376 MILA E 533 euro all'anno. Tra questi forse il più noto è "America Oggi" (Stati Uniti)che riceve ogni anno 2,582 milioni di euro insieme a "Globo" (Australia);

  • Periodici: 17 MILIONI 841 MILA E 392 euro all'anno. Ce ne sono di tutti i tipi, da "Motocross" (517 mila euro) a "Chitarre" (287 mila euro). Ci sono inoltre i quotidiani religiosi tra cui ad esempio "Famiglia Cristiana" con 416 mila euro all'anno.

Oltre ai cosiddetti fondi diretti all' "editoria di finalità" riportate sopra, ci sono le agevolazioni postali dei quali ne usufruiscono praticamente tutti. Anche qui cifre con svariati zeri.
Guardatevi a tal proposito questo breve filmato tratto da un vecchio spettacolo di Grillo:



L'altra proposta del comico genovese è quella di abolire anche l'ordine dei giornalisti, ordine nato da una legge del 1925 durante il regime fascista e rinnovato l'ultima volta nel 1963.

Ecco cosa ha scritto Beppe Grillo nel suo ultimo post "V-day di ieri e di domani", pubblicato qualche ora fa:

"Oggi voglio fare il punto della situazione. Al V-day sono state raccolte circa 350.000 firme uniche e autenticate di maggiorenni italiani. I comuni di residenza dei firmatari stanno certificando le firme. E’ un iter lungo, e non a caso. In Italia le leggi popolari vanno scoraggiate.
Sto ricevendo dai comitati e dai meet up scatoloni su scatoloni con i moduli.
A fine novembre andrò a Roma a depositare le firme alla Cassazione. Se non verranno sollevate eccezioni, quando le proposte arriveranno in Parlamento, chiederò di illustrarle alla Camera, in diretta.
I 24 parlamentari condannati in via definitiva sono sereni, lavorano tutti i giorni, insieme ai loro colleghi, per mettere il bavaglio alla Rete e ai magistrati. Di dimettersi non ci pensano proprio, un posto così con la loro fedina penale dove lo trovano?
Bisognerà dargli un aiutino perchè traslochino.
Il prossimo V-day sarà sull’informazione, chiederemo di eliminare i finanziamenti pubblici all’editoria e di abolire l’albo dei giornalisti.
Il V-day ha fatto venire allo scoperto i media, i cani da guardia del potere. Sono invecchiati di 10 anni. I giornalisti hanno sostituito l’esercito e i cannoni di Bava Beccaris.Nelle ultime settimane, prima hanno ignorato il milione e mezzo di persone del V-day, poi hanno cercato di diffamarmi e ora vogliono mettere tutto a tacere.
Un disegno di legge e centinaia di migliaia di italiani che chiedono pulizia e trasparenza sono diventati l’antipolitica. Il rovesciamento delle parti attraverso l’informazione è la tecnica collaudata di questi partiti.
Il prossimo V-day si terrà il 25 aprile del 2008. Sarà il giorno della liberazione degli italiani dalla disinformazione. Stay tuned."

Cominciamo a mobilitarci cosicché nella prossima manifestazione ci sia ancora più gente.

Il mio blog è un' "organizzazione imprenditoriale"?

Il 24 ottobre la legge "censura Internet" Levi-Prodi ha cominciato il suo iter parlamentare approdando alla Commissione cultura della Camera. Ricardo Franco Levi, il principale responsabile del discusso disegno di legge approvato il 12 ottobre nel Consiglio dei Ministri, ha detto: «Vi propongo di prendere in considerazione un comma aggiuntivo all'articolo 7. È un suggerimento per lavorare insieme, come del resto per tutto il resto del provvedimento».

Apparentemente il problema sembrerebbero risolto con l'esclusione dall'obbligo di registrarsi al ROC ("Registro Operatori di Comunicazione") a chiunque abbia un semplice blog o sito personale.
Tuttavia non è del tutto chiaro perché è stato aggiunto un comma all'articolo 7 dove è scritto:

"Sono esclusi dall'obbligo di iscrizione al Roc i soggetti che accedono ad internet o operano su internet in forme o con prodotti, come i siti personali o ad uso collettivo che non costituiscono un'organizzazione imprenditoriale del lavoro"

Cosa significa "organizzazione imprenditoriale del lavoro"? Se chi come me ha delle pubblicità contestuali ad esempio con Google AdSense od Oxado, è un imprenditore? Io che guadagno in modo ridicolo qualche centesimo al mese, mi devo iscrivere e pagare tasse sicuramente superiori ai possibili guadagni?
Tra l'altro, se apro un sito per vendere scarpe, oltre ad essere un piccolo imprenditore, divento anche un "produttore editoriale"? Mi devo procurare e pagare un direttore responsabile iscritto all'albo per non avere guai con la legge?

Ma siate seri, cancellate del tutto il ddl e non se ne parla più.
Al potere ci sono "ottuagenari eletti da settantenni"!
Questo non lo dico io ma addirittura il "Times" all'interno dell'articolo "A geriatric assoult on Italy's bloggers" di Considerando gli standard del G8, l’Italia è un Paese strano. Per farla semplice, è una nazione di legislatori ottuagenari eletti da settantenni, i pensionati. Tutti gli altri non contano". E ancora: "L’intento della proposta di legge, come è stato scritto quando è passata al vaglio del Consiglio dei Ministri, sarebbe quello di mettere il bavaglio ai bloggers, che ormai rappresentano un vero guaio per quelli che sono al potere". Inoltre, dopo aver descritto l'attuale Presidente del Consiglio Romano Prodi come un "arzillo sessantottenne" che ha battuto un Berlusconi settantunenne, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano come un ottantaduenne che aveva 20 anni quando i tedeschi si sono arresi al termine della seconda guerra mondiale, c'è un elogio del "crociato (che alcuni definiscono populista)" Beppe Grillo, "un comico diventato attivista diventato blogger" che descrive la realtà dei fatti italiani nel modo più corretto.

Che bella figura. In Occidente essere accusati di limitare la libertà di informazione e di pensiero è un richiamo pesante. Lo si è fatto anche durante il governo del centrodestra di Silvio Berlusconi, quando ben 6 reti televisive erano controllate direttamente o indirettamente da lui stesso. Senza poi considerare i giornali e le riviste di cui è il padrone.
Si sperava che le cose sarebbero cambiate e invece si ricommettono gli stessi errori. Magari lo scopo era quello di mettere in difficoltà proprio il "crociato" Grillo che riesce a mobilitare, sia dentro che fuori dalla Rete, una marea di gente che non si sente più rappresentata nelle istituzioni.

La critica del "Times" è solo una tra le più autorevoli espresse all'estero. Ad esempio ne ha parlato anche "Boing Boing", il terzo blog del mondo, nel post intitolato "Italy Proposes a Ministry of Blogging with mandatory blog-licensing".

Perciò non bisogna abbassare la guardia e continuare a vigilare sui futuri sviluppi di questi disegno di legge. La blogosfera comincia a influire sul mondo reale e non ci possono nascondere più niente.

lunedì 22 ottobre 2007

Come inserire il trackback in un sito

Alcuni mi hanno chiesto come faccio a inserire i miei post all'interno di articoli presenti su altri siti. Ad esempio spesso mi capita che "sponsorizzi" un post che tratta argomenti simili nel blog di Beppe Grillo.
Utilizzando Blogger non ho la possibilità di inviare il trackback direttamente da questa piattaforma e così mi servo di un servizio che trovate su questo sito: http://www.haloscan.com/
Devo dire che Haloscan.com è molto efficiente ed è forse il più conosciuto. Da questo sito oltre che inviare trackback potete anche trovare dei codici da inserire nel template del vostro blog per gestire ad esempio i commenti.
Ma ora passiamo alle istruzioni per l'invio di un trackback.

Come prima cosa occorre registrarsi gratuitamente cliccando "Signup", presente in alto a sinistra nell'homepage.
Una volta registrati ed effettuato il login, andate su "Manage Trackback".
Succesivamente, cliccate su "Send a Trackback Ping".
Il resto è semplice. In ordine dovete inserire: il titolo del vostro blog, il link preciso del post che volete inviare, il titolo del post, qualche riga iniziale del vostro articolo, l'url del destinatario del trackback.

E' tutto ben semplificato da questa immagine trovata nel sito andybeard.eu:


Ora è tutto chiaro? Semplice, no?
Non vi resta che provarlo.

domenica 21 ottobre 2007

Mastella ha ottenuto quello che voleva

«Siamo alla magistratura degli Anni Trenta, siamo tornati a un ordinamento giudiziario gerarchizzato proprio dell'epoca fascista»

Luigi De Magistris

Queste sono state le parole pronunciate dal sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Catanzaro Luigi De Magistris dopo aver saputo dell'avocazione della sua inchiesta "Why not". In questa inchiesta, come forse molti di voi già sanno, aveva messo tra il registro degli indagati l'attuale Presidente del Consiglio Romano Prodi per abuso d'ufficio. E' chiaro che indagare sui politici è dannoso per la propria carriera e così l'attuale Ministro della Giustizia Clemente Mastella ha pensato bene di chiedere il trasferimento del PM "rivoluzionario" direttamente al CSM per delle "violazioni deontologiche". Le ragioni di Mastella erano talmente gravi che era necessario il trasferimento immediato facendo così interrompere tutte le inchieste in atto.
Il CSM non trovò queste gravi ragioni e così il giudizio era stato spostato di ben due mesi, al 17 dicembre.
Nel frattempo De Magistris non molla e continua nel suo lavoro nonostante le minacce di morte che gli sono arrivano.
Così venerdì si scopre attraverso una soffiata del quotidiano "Libero" che tra gli indagati c'è anche (ma guarda un po'?) Mastella per aver commesso i seguenti reati: concorso in truffa, finanziamento illecito ai partiti, abuso d'ufficio e violazione della legge Anselmi sulle associazioni segrete. L'ultimo reato è abbastanza singolare perché supporrebbe che il Ministro sia anche un massone.
Subito c'è stata la dura presa di posizione dell'indagato che pieno di collera ha esclamato: «Non mi dimetto, sono una persona perbene e non sono mai stato un massone».
Il sostegno del mondo politico a Mastella si è fatto presto sentire e Prodi, a quanto ci è dato sapere, gli ha anche telefonato per tranquillizzarlo.

Si arriva così a ieri con l'atto finale di questa assurda ma reale storia. Il procuratore generale facente funzione di Catanzaro Dolcino Fava ha avocato l'inchiesta condotta da De Magistris perché sospettato di aver agito per "inimicizia". Questa motivazione è veramente incredibile!
Cioè, siccome Mastella ha chiesto il trasferimento di De Magistris al CSM, allora quest'ultimo non avrebbe dovuto procedere con l'inchiesta secondo l'articolo 372 del codice di procedura penale.
E' veramente un controsenso! Se De Magistris ha iscritto nel registro degli indagati il Ministro, significa che ha raccolto delle prove ben motivate e frutto di mesi di lavoro. Quindi non è un'accusa costruita ad hoc in qualche settimana, dopo la richiesta di trasferimento.

Ora non sapremo più niente. L'inchiesta passerà di mano ad un altro pm che intanto dovrebbe studiarsi le numerosissime carte scritte da De Magistris. Senza poi, come è immaginabile, andare fino in fondo, intimorito dal trattamento ricevuto dal suo predecessore.
Questo è lo Stato?
Questo è il governo che ho votato?
Mastella dovrebbe dimettersi per il bene delle istituzioni. Se non lo fa lui di persona lo dovrebbe sollecitare Prodi anche se è evidente che nella coalizione di centrosinistra è la persona che conta meno.
Si continuano a fare gli sbagli fatti dal precedente governo di destra, quando Silvio Berlusconi più volte ha attaccato la magistratura.
La differenza è che se l'attuale capo dell'opposizione durante il suo governo si fosse comportato come Mastella, sarebbero scesi tutti in piazza, gridando alla dittatura!
Oggi questo non avviene e forse l'unico che si salva è Antonio Di Pietro, probabilmente per la vicinanza con De Magistris. Come si sa, Di Pietro ha rappresentato la speranza della fine di una politica corrotta, nella stagione di "Mani Pulite". Anche lui alla fine fu costretto a lasciare il suo ruolo di magistrato forse per le forti pressioni ricevute da più parti.
Ecco quello che scrive Di Pietro all'interno dell'articolo "La fine dello Stato di diritto", pubblicato oggi sul suo blog:

"[...] Ciò che emerge dallo scontro che il Ministro della Giustizia ha provocato scientemente nei confronti del magistrato che lo ha messo sotto indagine è l’immagine di una classe politica che, sulla falsariga del Governo Berlusconi, non si vuole far giudicare e per questo ne inventa di tutti i colori pur di fermare i magistrati che fanno il loro dovere.
Ancora una volta si dà l’impressione, vera o no che sia, che i potenti di turno cercano, e riescono a trovare, scorciatoie per eliminare magistrati scomodi e per minare l’indipendenza della magistratura.
Si dà l’impressione che i potenti, e solo loro, siano in grado di muovere meccanismi che permettono di scegliersi il magistrato che fa comodo e togliere di mezzo chi non si adegua. E’ questo un dato politico di estrema gravità in cui è coinvolto non solo il Ministro della Giustizia ma l’intero Governo ed in primo luogo il Presidente del Consiglio.
Romano Prodi è chiamato ora ad una delicata assunzione di responsabilità specie con riferimento all’opportunità di permettere che in capo allo stesso soggetto possa mantenersi, in quanto Ministro della Giustizia, il ruolo di titolare dell’azione disciplinare nei confronti del magistrato che lo ha sottoposto alle indagini. Siamo di fronte ad un bivio che, se non affrontato subito e con determinazione, ci travolgerà tutti perchè stiamo rischiando di mettere in pericolo lo Stato di diritto, come giustamente affermano alcuni autorevoli osservatori e la maggioranza dell’opinione pubblica."

Di questo fatto ne ha parlato oggi anche Beppe Grillo sul suo blog:

"Mastella è indagato per abuso d’ufficio, finanziamento illecito ai partiti, concorso in truffa nell’ambito di finanziamenti europei e nazionali da De Magistris. Appena lo sa ne chiede il trasferimento. Non ci riesce. De Magistris diventa l’indagato. Qualcuno fa uscire notizie riservate dalla Procura di Catanzaro. De Magistris riceve una busta con delle pallottole. Va avanti lo stesso. Mastella minaccia di mandare a casa Prodi a primavera. L’inchiesta è subito tolta a De Magistris. E’ finita qui?
Si, è finita, ma per il centro sinistra. E’ morto, defunto. Nessun partito ha chiesto le dimissioni di Mastella. Vergogna. In un Paese normale Mastella sarebbe a Ceppaloni a raccogliere pomodori. E Prodi, anche lui indagato? E' sereno. Il giudice non c’è più e oggi, insieme al compare Mastella, è a Napoli per ricevere il Papa. [...]"

Non ho più parole. Non ho più speranze. Le numerose petizioni, gli appelli, i commenti e quello che ho scritto anche sul mio blog, non sono serviti a nulla. Il termine "casta" è quello più giusto per descrivere come i politici siano arroccati in sé stessi, difendendosi da tutto e da tutti. Stanno perdendo del tutto il contatto con la gente, mobilitandola solamente quando gli fa più comodo.
Che tristezza...

Leggete l'intervista a De Magistris pubblicata oggi su "la Repubblica".

sabato 20 ottobre 2007

Prime reazioni al ddl Levi "censura Internet"

Aumentano di ora in ora le polemiche su questo disegno di legge voluto dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Ricardo Franco Levi.
Si respira un sapore anti-democratico in quanto non si capisce perché chiunque apra un semplice blog debba seguire un lungo iter burocratico che comporta anche il pagamento di alcune tasse. Come fa un semplice blogger come me a procurarsi una società editrice ed assumere un direttore responsabile iscritto all'albo dei giornalisti? Questa è pura follia!
Se questo ddl già approvato nel Consiglio dei Ministri il 12 ottobre dovesse passare anche in Parlamento, si limiterebbe moltissimo il diritto alla libertà di parola. Come ha scritto ieri Beppe Grillo sul suo blog, il "99% chiuderebbe".
Se uno si ostinasse a non iscriversi al ROC ("Registro Operatori di Comunicazione"), rischierebbe addirittura di essere condannato secondo gli articoli 57 e 57 bis del codice penale per omesso controllo su contenuti diffamatori.

Non ci posso credere che si sia arrivati a tanto magari per azzittire uno solo: Beppe Grillo. Il suo "Vaffanculo Day" ha scosso la politica e fatto tremare la "casta" arroccata in se stessa e nei suoi privilegi. Non è da tutti mobilitare centinaia di migliaia di persone per scendere in piazza e firmare una proposta di legge di iniziativa popolare che ha come scopo fondamentale quello di cacciare dal Parlamento i politici condannati.
Ma Grillo non desiste e sempre nel post di ieri conclude così:

"[...] Il mio blog non chiuderà, se sarò costretto mi trasferirò armi, bagagli e server in uno Stato democratico. [...]"

Dopo il grande clamore suscitato da una simile notizia (al momento l'articolo del comico genovese ha ricevuto più di 9000 commenti) ha risposto alle agenzie l' "accusato" Franco Levi che ha cercato ovviamente di rassicurare il popolo dellablogosfera dicendo: ' Non intendiamo in alcun modo né 'tappare la bocca a Internet' né provocare 'la fine della Rete'. Non ne abbiamo il potere e, soprattutto, non ne abbiamo l’intenzione''. Aggiungendo: ''Ciò che ci proponiamo è semplicemente la riforma del settore dell’editoria, a sostegno del quale lo Stato spende somme importanti'' e che ''è regolato da norme che rispondono ormai con grande fatica a una realtà profondamente cambiata sotto la spinta delle innovazioni della tecnologia''.

Ma Levi lo fa per "creare le condizioni di un mercato libero, aperto ed organizzato in modo efficiente. Per questo, intendiamo, tra le altre cose, abolire la registrazione presso i Tribunali sino ad oggi obbligatoria per qualsiasi pubblicazione e sostituirla con l'unica e più semplice registrazione presso il Registro degli operatori della comunicazione (Roc) tenuto dall'Autorità garante per le comunicazioni (AgCom)".
"Creare le condizioni di un mercato libero"... E che mercato libero sarebbe il nostro dove il capo dell'opposizione Silvio Berlusconi detiene ben tre reti televisive, la Mondatori e numerose riviste e il quotidiano "Il Giornale"? Ma a chi vuole prendere in giro! Tra l'altro questo governo ancora non ha risolto il problema dell'illegalità di Rete4 che continua a trasmettere sulle frequenze che spetterebbero di diritto a Europa7.
Ma andiamo avanti con la risposta data da Levi...

"Quando prevediamo l'obbligo della registrazione non pensiamo alla ragazzo o al ragazzo che realizzano un proprio sito o un proprio blog. Pensiamo, invece, a chi, con la carta stampata ma, certo, anche con Internet, pubblica un vero e proprio prodotto editoriale e diventa, così un autentico operatore del mercato dell'editoria". Ah no?
Forse Levi non conosce a fondo il testo della sua stessa legge in quanto nell'articolo 5 è scritto:

"Per attività editoriale si intende ogni attività diretta alla realizzazione e distribuzione di prodotti editoriali, nonché alla relativa raccolta pubblicitaria. L'esercizio dell'attività editoriale può essere svolto anche in forma non imprenditoriale per finalità non lucrative".

Quindi anche il mio sito sarebbe illegale, qualora non mi iscrivessi al ROC.
Infine tende a scaricare il problema all'Autorità garante per le comunicazioni, aggiungendo: "Siamo consapevoli che, soprattutto quando si tratta di Internet, di siti, di blog, la distinzione tra l'operatore professionale e il privato può essere sottile e non facile da definire. Ed è proprio per questo che nella legge affidiamo all'Autorità garante per le comunicazioni il compito di vigilare sul mercato e di stabilire i criteri per individuare i soggetti e le imprese tenuti ad iscriversi al Registro degli operatori''.

Sono veramente sdegnato da questa gente che probabilmente non conosce a fondo il web e tutte le sue potenzialità.
Se io registro il mio blog o sito su server non presenti in Italia, avrà ancora effetto una simile legge? Se sì, in che modo sarà applicata?

Per fortuna c'è chi nel mondo politico attacca questo ddl.
Ad esempio Antonio Di Pietro scrive nel suo blog un'articolo dal titolo "No al bavaglio per la Rete" dove conclude così:

"[...] Ho letto il testo oggi per la prima volta e la mia opinione è che vada immediatamente bloccato il disegno di legge che, nei fatti, metterebbe sotto tutela Internet in Italia e ne provocherebbe probabilmente la fine.

E’ una legge liberticida, contro l’informazione libera e contro i blogger che ogni giorno pubblicano articoli mai riportati da giornali e televisioni.
Io faccio parte del Governo e mi prendo le mie responsabilità per non aver intercettato il disegno di legge, ma per quanto mi riguarda questa legge non passerà mai, anche a costo di mettere in discussione l’appoggio dell’Italia dei Valori al Governo."


Pietro Folena della Commissione Cultura della Camera afferma: "C'è un punto che va chiarito nella legge e cioè che chi fa un blog non è un editore. E quindi non deve sottostare a nessuna regola particolare riguardante la stampa o gli operatori della comunicazione".
I Verdi invece annunciano "emendamenti alla legge sull'editoria per evitare che ci siano restrizioni per chi apre un blog e per consentire a tutti gli utenti di poter parlare liberamente nella rete, preservando la libertà di espressione e la democrazia web. I Verdi sono contrari all'obbligo di registrazione per i blogger''.
Infine il portavoce di Articolo 21 Giuseppe Giulietti considera un "gravissimo errore l'assimilazione tra i siti editoriali tradizionali e l'intero universo dei blog''.

Speriamo che questo scellerato ddl non passi e invito tutti voi a diffondere questa notizia per non far passare tutto inosservato. Inoltre vi invito ancora una volta a firmare la petizione "No Internet-Tax".

venerdì 19 ottobre 2007

Vogliono censurare internet. Ma siamo in Cina?

Veramente si è toccato il fondo. Sembra di non essere più in uno Stato democratico perché ci vogliono impedire l'esercizio di un sacrosanto diritto: la libertà di parola!
Ci eravamo tanto giustamente scandalizzati del famoso "editto bulgaro" di Silvio Berlusconi che comportò l'immediata cacciata dalla Rai di Biagi, Santoro e Luttazzi. Ora Prodi vuole fare di più: di fatto censurare il web mettendo il bavaglio a tutti quelli che come me scrivono sul proprio blog.
Il 12 ottobre, nessuno ci ha fatto sapere dell'approvazione nel Consiglio dei Ministri del disegno di legge voluto da Ricardo Franco Levi e Romano Prodi.
Secondo questa legge di fatto chi ha un blog è come se avesse un giornale e quindi si deve iscrivere al ROC ("Registro Operatori di Comunicazione") comportando un lungo iter burocratico e l'adempimento anche di alcune tasse. Se uno volesse fare le cose in regola dovrebbe oltretutto procurarsi una società editrice ed avere un giornalista iscritto all'albo che fa leveci di direttore responsabile di ogni problema legale. Tutto questo anche se si scrive solo per hobby, senza fini di lucro. L'articolo 5 infatti parla chiaro:

"Per attività editoriale si intende ogni attività diretta alla realizzazione e distribuzione di prodotti editoriali, nonché alla relativa raccolta pubblicitaria. L'esercizio dell'attività editoriale può essere svolto anche in forma non imprenditoriale per finalità non lucrative"

E se uno non si iscrive al ROC?
Sei praticamente un delinquente perché condannato secondo gli articoli 57 e 57 bis del codice penale per omesso controllo su contenuti diffamatori.
Il testo integrale di questo vergognoso ddl lo trovate qui.
Sembra di ritrovarsi di colpo in uno dei tanti Paesi dittatoriali come la Cina, la Corea del Nord e la Birmania. Anche lì non si ha la piena libertà di diffondere le proprie idee grazie a quel potente mezzo di comunicazione che è internet.

Questa notizia sta facendo il giro della Rete suscitando ovunque un'enorme indignazione. Tra i primi a segnalarla è stato "Punto Informatico" con l'articolo di Paolo De Andreis intitolato "Il Governo vara la Internet Tax". Ne ha parlato anche Beppe Grillo all'interno del suo post "La legge Levi-Prodi e la fine della Rete" che fino adesso ha ricevuto più di 6000 commenti. Ora lo riporto qui di seguito:

"Ricardo Franco Levi, braccio destro di Prodi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, ha scritto un testo per tappare la bocca a Internet. Il disegno di legge è stato approvato in Consiglio dei ministri il 12 ottobre. Nessun ministro si è dissociato. Sul bavaglio all’informazione sotto sotto questi sono tutti d’accordo.
La legge Levi-Prodi prevede che chiunque abbia un blog o un sito debba registrarlo al ROC, un registro dell’Autorità delle Comunicazioni, produrre dei certificati, pagare un bollo, anche se fa informazione senza fini di lucro.
I blog nascono ogni secondo, chiunque può aprirne uno senza problemi e scrivere i suoi pensieri, pubblicare foto e video.
L’iter proposto da Levi limita, di fatto, l’accesso alla Rete.
Quale ragazzo si sottoporrebbe a questo iter per creare un blog?
La legge Levi-Prodi obbliga chiunque abbia un sito o un blog a dotarsi di una società editrice e ad avere un giornalista iscritto all’albo come direttore responsabile.
Il 99% chiuderebbe.
Il fortunato 1% della Rete rimasto in vita, per la legge Levi-Prodi, risponderebbe in caso di reato di omesso controllo su contenuti diffamatori ai sensi degli articoli 57 e 57 bis del codice penale. In pratica galera quasi sicura.
Il disegno di legge Levi-Prodi deve essere approvato dal Parlamento. Levi interrogato su che fine farà il blog di Beppe Grillo risponde da perfetto paraculo prodiano: “Non spetta al governo stabilirlo. Sarà l’Autorità per le Comunicazioni a indicare, con un suo regolamento, quali soggetti e quali imprese siano tenute alla registrazione. E il regolamento arriverà solo dopo che la legge sarà discussa e approvata dalle Camere”.
Prodi e Levi si riparano dietro a Parlamento e Autorità per le Comunicazioni, ma sono loro, e i ministri presenti al Consiglio dei ministri, i responsabili.
Se passa la legge sarà la fine della Rete in Italia.
Il mio blog non chiuderà, se sarò costretto mi trasferirò armi, bagagli e server in uno Stato democratico.

Ps: Chi volesse esprimere la sua opinione a Ricardo Franco Levi può inviargli una mail a : levi_r@camera.it"

Cosa bisogna fare per vivere in un Paese normale? Bisogna aver paura anche di diffondere su internet le proprie idee.
Mi sta cogliendo un dubbio: avessero fatto tutto questo per azzittire Beppe Grillo.
Ormai sanno tutti come grazie alla manifestazione del Vaffanculo Day Grillo abbia fatto tremare i nostri politici. Dal suo blog è riuscito a mobilitare centinaia di migliaia di persone in tutta Italia e anche nel mondo. In un solo giorno sono state raccolte più di 300 mila firme per una legge di iniziativa popolare che chiedeva in particolare di cacciare i politici condannati dal Parlamento. Le firme sarebbero state molte di più se solo non fossero finiti i moduli. I MeetUp, i gruppi di Grillo, non hanno i fondi del futuro Partito Democratico...

Non ci resta che divulgare il più possibile, anche attraverso i vostri blog, questa notizia per far sollevare l'opinione pubblica. Dobbiamo aver paura solamente che cali il silenzio e che un simileddl passi inosservato.
Il 24 ottobre inizierà il cammino verso l'approvazione del ddl nella Commissione Cultura della Camera.
Vi invito a FIRMARE e far firmare la petizione "No internet-tax" che trovate qui.

giovedì 18 ottobre 2007

Non fateli piangere

In Sardegna, rischiano di fallire tra le 5000 e 7000 aziende agricole a causa di una vecchia legge regionale considerata illegale dalla UE per delle inadempienze legislative. La legge regionale 44/88 ha permesso a molti di ottenere dei prestiti a tasso agevolato da parte del Banco di Sardegna. Questo incentivo era fornito grazie alla regione Sardegna e così molti sono anche ritornati dall'estero sperando in un futuro migliore e stabile economicamente per la propria famiglia. Uomini che hanno investito tutti i risparmi di una vita per comprarsi un terreno per coltivare o allevare del bestiame.
Di punto in bianco tutto finisce. L'Europa giudica la legge illegale e il Banco di Sardegna scarica tutto sui creditori passando a tassi di interessi dal 3,5% a circa il 25-27%. Ovviamente gli interessi incassati dalla regione quelli non la banca li ha ridati considerandosi nel giusto.
Nel frattempo c'è un silenzio assordante nei media tradizionali. Una notizia del genere si dovrebbe trovare sulle prime pagine di ogni giornale e invece sembra non interessi a nessuno. Il governatore della Sardegna Renato Soru pare stia facendo molto poco, interessato quasi esclusivamente nel sostenere Walter Veltroni durante le primarie del Partito Democratico e nei giorni che le hanno precedute.
Se la politica e le istituzioni non si interessano a queste cose cercando qualche soluzione, veramente sale lo sconforto. Dallo sconforto si passa alla rabbia perché sperare che le cose vadano un po' meglio sembra un'utopia.

A parlarne questi giorni è stato il tanto bistrattato Beppe Grillo che si mostra ancora una volta un attento osservatore dei malesseri del Paese. E grazie a lui si scopre cosa stia dietro a questo apparente menefreghismo delle istituzioni: una catena di affari economici!
Nel suo post di oggi dal titolo "Fortza Paris!" sono stati descritti minuziosamente i legami che ci sono tra rappresentanti istituzionali locali, il Banco di Sardegna, la Banca Popolare dell'Emilia Romagna e l'azienda alimentare Cremonini.
Ora riporto la parte dell'articolo dove si snocciolano tali intrecci economici:

"[...] Lo schema che riporto evidenzia che le società Marr (gruppo Cremonini) e Cremonini condividono con la Banca Popolare dell’Emilia Romagna: - due sindaci - tre consiglieri di amministrazione - un consigliere (in Cremonini) che diventa sindaco in Banca Popolare dell’Emilia Romagna. ( le linee verdi collegano i consiglieri, le linee rosse i sindaci).

La Marr si è aggiudicata la gara indetta da Consip S.p.A. per la fornitura di derrate alimentari destinate alle Pubbliche Amministrazioni della regione Sardegna. La gestione del bar dell’ aeroporto di Cagliari-Elmas è stata affidata alla Cremonini che vende panini importati da tutto il mondo tranne che quelli sardi che sarebbero meravigliosi con moddizzosu di Sanluri, salsiccia di Murru di Irgoli, Boi di Nuraminis. Il Banco di Sardegna ha due consiglieri in comune con la sua controllante Banca Popolare dell’Emilia Romagna: Guido Leoni e Ivano Spallanzani. Leoni è anche amministratore delegato della Banca Popolare dell’Emilia Romagna. Comanda lui. Riepilogo: i contadini sono espropriati delle loro terre, Soru pensa a Topo Gigio Veltroni, chi decide sta in Emilia Romagna e ha un rapporto più che fraterno con la Cremonini, un gruppo che si occupa di alimentari e potrebbe produrli in Sardegna. [...]"

La gente è stanca e rischia di essere espropriata della propria azienda, dalla propria terra. Non riescono a pagare l'impennata delle rate dei mutui e probabilmente già saranno pronti i tanti speculatori, magari provenienti dalle multinazionali, che pagheranno a prezzi stracciati proprietà di diritto a gente che le ha ottenute facendo grandi sacrifici. C'è chi sta facendo lo sciopero della fame a Decimoputzu, in provincia di Cagliari. Una signora, moglie di un piccolo imprenditore agricolo, non voleva sottoporsi nemmeno alle dialisi per sostenere il marito. Per fortuna sono riusciti a farla desistere ma appena ripresa ricomincerà lo sciopero.
Speriamo che qualcuno intervenga non solo per queste persone, ma anche per preservare i propri prodotti nazionali di cui ne dovremmo andare fieri.
Qui sotto vi riporto una puntata sull'argomento della trasmissione di approfondimento "Agri3" (Tg3) pubblicata su YouTube dallo "StaffGrillo":

martedì 16 ottobre 2007

Veltroni il "furbacchione"

Domenica 14 ottobre per la prima volta i cittadini hanno potuto scegliere il leader di un partito: è nato il Partito Democratico.
Sicuramente un grandissimo evento, per una volta possiamo dare l'esempio al resto d'Europa. A prescindere dall'elezione scontata è sempre un fatto positivo quando milioni di persone possono esprimere la loro scelta. A votare sono andati circa 3 MILIONI E MEZZO e bisogna rispettare la loro (nostra...) scelta. Ovviamente le critiche dalla destra le capisco perché lì sono poco abituati. Da anni comanda un uomo solo, Silvio Berlusconi, un imprenditore che ha creato un partito solamente con la forza dei soldi e delle televisioni di sua proprietà. Come si direbbe a Roma... "rosicano"!

Tuttavia non voglio risparmiare critiche. Sarà che è stata la prima volta, ma si sono fatti gli stessi errori del passato. L'errore più grande è stato il solito "predicare bene e razzolare male". Infatti il sistema di voto usato è stato quello delle liste bloccate, caratteristica del tutto copiata da quella "porcata" della legge elettorale firmata da Roberto Calderoli sul finire del precedente governo di centrodestra. In pratica questo significa che non si è potuto esprimere la propria preferenza, cosa che dimostra come i candidati siano stati scelti dall'alto.
Ma la cosa più scandalosa è stata la candidatura di Walter Veltroni.
All'inizio era presentato come il solo candidato, amato praticamente da tutti. Persone come il Ministro dello Sviluppo Economico Pier Luigi Bersani hanno rinunciato a presentarsi per non creare tensioni nel futuro partito.
Hanno fatto di tutto per farlo vincere. Addirittura tre liste lo sostenevano e all'interno c'era tutto e il contario di tutto. Da quelli dell'ex "Correntone" dei Ds più di sinistra, ad addirittura Paola Binetti, orgogliosa di portare il cilicio (il suo slogan potrebbe essere "Orgoglio bigotto!"...).
La sola, o meglio, la prima a mettere il bastone tra le ruote è stata Rosy Bindi, una vera e propria pasionaria. Ha fatto una campagnia elettorale seria, senza buonismi di sorta e punzecchiando giustamente il candidato prescelto. A sostenerla c'erano le sue idee molto chiare, aggiungo chiaramente di sinistra, che ha mostrato anche nell'attuale governo dopo la lunga battaglia a sostegno della sua proposta di legge sui DICO. Una vera laica che, seppur cattolica praticante, è riuscita a trovare un punto di incontro tra credenti e non. Purtroppo non è bastato vista la politica reazionaria dell'attuale Papa Benedetto XVI che non lascia spiragli a un minimo cambiamento. Anzi, si veda la sua "liberalizzazione" della Messa in latino...
Sarò impopolare ma sono orgoglioso di averla votata.

Veltroni come sapete ha vinto in modo plebiscitario: circa il 75% dei voti!
L'attuale sindaco di Roma è riuscito a convogliare le esigenze di molti con il semplice utilizzo dell'espressione "ma anche". Tanto è vero che Maurizio Crozza l'ha definito «ma-anchista».
Guardate questi simpatici sketch ripresi dalla trasmissione "Crozza Italia live" che è andata in onda domenica scorsa:







Come scrivevo nel mio ultimo post, in politica bisogna farsi dei nemici. Non si possono accontentare tutti perché alla fine quando si andrà al governo "i nodi vengono al pettine".
La sua campagna elettorale l'ho travata poco seria, strizzando l'occhio a Confindustria, i lavoratori e soprattutto personaggi dello spettacolo o famosi come l'attuale moglie di Berlusconi, Veronica Lario.
Più che una politica-spettacolo è meglio una politica semplice e chiara che non pretenda di "far finta" di cambiare subito il mondo.

Veltroni è anche un po' "furbacchione"...
Sentite questa intervista realizzata da Fabio Fazio all'interno della suo programma "Che Tempo Che Fa", prima della riconferma del suo mandato come sindaco di Roma:



Non mi sembra sia stato molto coerente. Per carità, forse un politico così capace sarebbe stato un peccato perderlo ma quando si dice una cosa, in genere bisognerebbe rispettarla.
Roma l'ha amministrata abbastanza bene, non posso che sperare che comunque riesca a formare in futuro un governo stabile e concreto. Certo, se sono queste le premesse, mi vengono un po' di dubbi.
Stare al governo e tenere unita una coalizione è difficile. Troppo facile sparare a zero su Romano Prodi, ma al contrario bisognerebbe obiettivamente rendersi conto di come sia duro tenere uniti Rifondazione Comunista e l'UDEUR. I piccoli partiti non hanno proprio senso di responsabilità. Si può essere contrari ad una scelta ma a questo punto se ne prendono le conseguenze e si fa cadere il governo. Se vogliono anteporre i loro piccoli interessi a quelli della maggioranza lo facciano pure ma senza fare ricatti e porre veti. Ad esempio trovo veramente da psicopatici la manifestazione del 20 Ottobre contro la riforma del Welfare. Politici attualmente al governo che vanno contro il governo stesso. Ma andatevi a fare una bella seduta dallo psichiatra!
Non ci state? Benissimo, allora fate cadere come nel 1998 il governo Prodi così forse ritornerà il vostro maggiore sostenitore, Silvio Berlusconi.
Completamente legittimo...

Infine voglio concludere con l'Inno del Partito Democratico, ironicamente realizzato sempre da Maurizio Crozza:

sabato 13 ottobre 2007

Ho deciso: alle primarie del Pd voto Rosy Bindi

Come scrivevo ieri, ero molto indeciso se andare a votare oppure no. Mi è sempre piaciuta l'idea di un grande partito di centrosinistra ma quello che ho visto questi giorni sul Partito Democratico non mi è andato molto giù.
Invece di rappresentare il nuovo, all'interno si ripresentano rafforzati gli stessi apparati dirigenti. Sembra solo una fusione tra Ds e Margherita più qualche componente della società civile che fa da contorno.
Basta vedere che all'inizio sembrava volessero un solo candidato: Walter Veltroni.
Sicuramente un buon sindaco ma nei suoi discorsi è veramente poco concreto.
Dice sempre tutto e il contrario di tutto. Un vero «ma-anchista» per dirla come Maurizio Crozza.

C'è bisogno di più concretezza, non si può mettere d'accordo tutti. E' giusto farsi anche dei nemici.
Per questo motivo ho deciso di andare comunque a votare per esprimere la mia preferenza alla sola vera sfidante: Rosy Bindi.
Perché la Bindi?
Perché ha avuto il coraggio di sfidare chi voleva una votazione "farsa", un semplice referendum pro o contro Veltroni.
Perché si è veramente impegnata cercando di dare delle risposte convincenti agli elettori dando meno spettacolo.
Perché in politica ha saputo sostenere delle battaglie civili senza mai indietreggiare cercando sempre di fare una sintesi delle varie proposte all'interno della babele della coalizione di centrosinistra. Penso ad esempio a quanto ha fatto per proporre i DICO (Diritti e doveri delle persone stabilmente Conviventi) insieme al Ministro per le Pari Opportunità Barbara Pollastrini. Come ormai tutti saprete, questo disegno di legge che cerca di dare dei diritti minimi alle coppie di fatto anche omosessuali è stato indebitamente ostacolato e attaccato dalla Chiesa Cattolica che ha anche organizzato la manifestazione del Family Day. E tutti sanno che Bindi è cattolica praticante e con questo atto politico ha dimostrato il senso vero del termine "laicità" che significa affrontare i problemi per quello che sono, trovando soluzioni condivise che possano metter d'accordo religiosi e no.
Voto Rosy Bindi perché è l'unica donna tra i cinque candidati leader del Partito Democratico, facendo così valere anche l'importanza delle donne in politica.

Infine voto Rosy Bindi perché la penso esattamente come il cantautore Francesco De Gregori che, pur amico da anni di Veltroni, sostiene la pasionaria del centrosinistra come potete leggere dall'intervista realizzata da Aldo Cazzullo il 19 agosto 2007:

"
«È vero che sono amico di Veltroni, da tantissimi anni. Se mi metto a contarli, sono più di trenta. Ma essere arruolato mi dà un po' fastidio. Un conto sono gli amici, un conto i simpatizzanti ».
Lei non simpatizza?
«Mi piacerebbe fare il tifo per lui, se lo capissi. E finora non l'ho capito. Non sono molto d'accordo con certe cose che Veltroni dice e fa. Lui ha una grossa capacità di comunicare, di proporsi come elemento di novità. Ma quel che dice spesso è difficile da afferrare, da decifrare. Usa un linguaggio aperto a ogni soluzione, dice tutto e il contrario di tutto. Mostra una grande ansia di piacere, di essere appetibile a destra e a manca, che magari gli porterà molto consenso ma è poco utile a capire cosa sarà davvero il Partito democratico».
Lo sa che lei sta scendendo dal carro del vincitore?
«Mi rendo conto che accade di rado. Nel mondo della canzone, poi. Ma nel vincitore annunciato, ammesso che sia tale anche alla fine, non trovo una linea chiara. Sento un gran bel parlare, belle promesse, i riferimenti coltivati da sempre, Kennedy, don Milani, Olof Palme. Ma non riesco a ricondurlo a una chiara intenzione politica. E vedo che non sono l'unico ad avere questa difficoltà».
Che cosa in particolare non la convince nel suo linguaggio?
«Questo appellarsi di continuo al sogno, a un mondo migliore, ora vedo pure all'amore. Per carità, come si può essere in disaccordo, meglio basarsi sull'amore che sull'odio. Ma viviamo in un paese pieno di problemi. Buttare tutto sui sentimenti, cancellare le differenze, non significa dare risposte operative alle questioni di oggi».

Veltroni in campo rappresenta comunque una novità.
«Veltroni si presenta come un uomo nuovo, ma lo è fino a un certo punto. Veltroni è uomo navigato. Ha percorso abilmente la politica italiana degli ultimi trent'anni. Ora la sua candidatura è stata avanzata e sostenuta da poteri forti e consolidati, sempre gli stessi degli ultimi decenni. Non è l'homo novus tanto atteso. Mi convince poco anche questo clima di aspettativa, per cui tutti a dire che Veltroni è una risorsa, che Veltroni è l'uomo della Provvidenza... Non è scontato che sia il più adatto a fare voltar pagina al Paese; così come non dovrebbe essere così scontata la sua vittoria».
È un buon sindaco di Roma, no?
«Tutti parlano di modello Roma. Ma Roma mi pare sempre più una città che cerca di nascondere lo sporco sotto il tappeto. I grandi problemi di una grande città — traffico, sicurezza, legalità — sembrano più spesso elusi, che affrontati e risolti. Va da sé che Roma è bellissima, da San Pietro al Colosseo; ma certo non è merito di Veltroni».
De Gregori, le sue parole non passeranno inosservate. Lei è considerato uno degli artisti da sempre più vicini a Veltroni.
«Gli voglio un bene dell'anima. Abbiamo pranzato, cenato, siamo andati insieme in vacanza, sono stato suo testimone di nozze. Però non abbiamo mai parlato di politica. Anche quando dirigeva l'Unità e ogni tanto mi chiedeva un articolo, io glielo mandavo, lui mi diceva se gli era piaciuto o no, ma non c'è mai stata interferenza reciproca, né lui si è mai sognato di chiedermi consigli. Io lo prendevo un po' in giro per la storia dell'Africa: "Guarda Walter che non ci crede nessuno". Lui teneva il punto: "Ti dico che vado in Africa!". Almeno su questo, per ora ho avuto ragione io».
Dubita della sincerità con cui si vota alle varie cause?
«No. Veltroni magari è sincero. Ma la sincerità dei politici non ci deve riguardare. Appartiene solo alla loro coscienza. Ci riguarda la loro capacità. Quel che dicono, quel che fanno. E Veltroni risponde solo di quello che fa. Roma è raffigurata come il fantabosco. Non è così. La cultura è migliorata; ma la cultura è una ciliegina sulla torta. Non si fa una torta solo con le ciliegine, e non se ne parla parlando solo di ciliegine ».
Vede anche pericoli per Veltroni?
«Lui sa coltivare la sua immagine. Ha una grande potenza mediatica. Molti giornali fanno il tifo per lui. Proprio per questo, dovrebbe guardarsi dalla sovraesposizione ipertrofica. Deve stare attento ai veltroniani. Perché a volte i veltroniani sono controproducenti».
Chi sono i veltroniani?
«I Bettini, le Melandri, quando partono lancia in resta contro i nemici. "Chi attacca Walter semina veleni...". Ma dai! La ragazza deve stare attenta prima di parlare. E poi i Tardelli... Come si fa a essere contro Tardelli, il vincitore del Mundial? Ma l'Italia oggi è un paese sbandato, che ha bisogno di ricette meno spettacolari e più amare. E non so se Veltroni sia in grado di proporle. Al Lingotto non l'ha fatto. Forse lo farà da qui al 14 ottobre. Me lo auguro, perché l'idea del Partito democratico non è affatto male. La parola è bella, affascinante; ma non ci si può limitare alla scorza. La si deve riempire di contenuti, perché la gente vada a votare».
Quindi il progetto del Partito democratico la interessa?
«Sì. Mi auguro che le primarie abbiano successo. Che il nuovo partito ci porti fuori dalla politica stagnante di questi anni, non dia risposte ma ponga domande, conquisti credibilità, sappia chiedere sacrifici. Che stia lontano dalle paludi e dai pascoli consociativi, e nello stesso tempo stia lontano da una sinistra fondamentalista, sempre più decrepita e deprimente».
Lei voterà alle primarie?
«Credo di sì. E penso che voterò per Rosy Bindi, che mi sembra la vera novità di tutta questa storia. Dà l'impressione di essere più propositiva, più incisiva, più dirimente, più chiara. Più disposta a rischiare l'impopolarità. Più in grado di farsi dei nemici. Perché abbiamo bisogno di un leader che sappia farsi anche nemici, non solo amici».
Mi perdoni la malizia: non è che voi amici della prima ora siete un po' ingelositi dagli scrittori, dagli sportivi e da tutti questi ammiratori arrivati dopo, con cui Veltroni ha molto legato?
«Lei mi fa un torto intellettuale se pensa che possa essere geloso della Melandri o di Tardelli»."