giovedì 13 settembre 2007

Il P2P sarà legale: questione di tempo?

"Sogno o son desto?"
La famosa frase di Pedro Calderón de la Barca tratta da "La vita è sogno" (titolo originale "La vida es sueño"), è quella che mi è venuta in mente leggendo oggi una notizia molto interessante sul sito di Punto Informatico.
A quanto pare arriverà in esame alla Commissione Cultura della Camera, una proposta di legge voluta da Marco Beltrandi (RnP) e firmata anche da D'Elia, Turco, Mellano e Poretti dove si chiede di non considerare più illegale la condivisione in rete dei file protetti da diritto d'autore purché sia fatto senza scopi di lucro.
In pratica, se da Emule o qualsiasi altra piattaforma di file-sharing si vuole scaricare un film o un brano musicale di un artista famoso, ciò non sarà punibile penalmente se lo si fa senza guadagnarci sopra, senza venderlo e ricavarne un profitto.
Alla base della proposta c'è l'idea che il diritto d'autore così come inteso oggi, limiti la libera fruizione della cultura.
L'invenzione del Copyright se da una parte tutela giustamente l'autore generando per le sue opere un compenso, dall'altra impedisce anche a chi acquista legalmente un brano di poterci fare ciò che vuole. Con i famosi DRM (Digital Rights Management) infatti, ad esempio se si scarica un brano da iTunes pagandolo, lo si può ascoltare solo con l'Ipod, limite assurdo.
C'è da dire che qualcosa si sta muovendo.
L'Emi ad esempio da un po' di tempo ha eliminato questi fastidiosissimi DRM, anche se per avere questo beneficio bisogna pagare di più.

Ciò però non basta perché la condivisione su internet non è più sentita come reato ma come un diritto.
D'altronde quando questa forma di tutela delle opere d'arte non esisteva, sono nati e vissuti poeti, scrittori e musicisti del calibro di Dante, Petrarca e Beethoven solo per fare qualche nome.
Le fonti principali di reddito per un cantante dovrebbero essere, oltre a quelle generate dagli sponsor, soprattutto quelle derivanti dagli eventi live, dai concerti che già vendono biglietti a cifre esorbitanti.
Ci sono artisti che per aver avuto una volta successo grazie ad esempio a canzoni diventati tormentoni, continuano a guadagnare cifre astronomiche anche se non producono niente da tempo.

Da molte stime inoltre, il p2p non uccide un bel niente ma anzi, chi scarica film attraverso queste piattaforme, va più spesso al cinema.
Aver paura di questo cambiamento e contrastarlo severamente nasconde prevalentemente uno spirito anacronistico che vede di cattivo occhio ogni novità.
Chi detiene il potere, le case discografiche, ha paura di perdere profitti senza cercare di cogliere in fretta nuove opportunità in un mercato in continua trasformazione.
Le soluzioni per trovare un punto di incontro tra Major e "scaricatori" incalliti potrebbero essere due:

  • pagare una cifra forfettaria, un abbonamento mensile o annuale che dia libertà poi di usufruire di tutto ciò che è condiviso dagli utenti;
  • finanziare le opere grazie alla pubblicità, idea già avuta da Peter Gabriel che, come ho segnalato in passato, ha aperto un nuovo sito, www.we7.com, da dove si possono scaricare canzoni gratuitamente e legalmente grazie a soli 7 secondi circa di pubblicità all'inizio di ogni brano.

Ma vediamo sullo specifico cosa richiede Marco Beltrandi della Rosa nel Pugno (riassunto tratto dall'articolo "P2P legale, la proposta è in Commissione" pubblicato su "Punto Informatico"):

"[...] L'idea, cioè, è di prendere esempio dalle licenze collettive nordeuropee e far sì che chi detiene il diritto d'autore sviluppi "una nuova generazione di modelli di licenze collettive destinati agli utenti online". Il che si traduce nel promuovere accordi ad hoc tra SIAE e associazioni dei consumatori.
Ne consegue, dunque, la nascita di licenze per il P2P, che consentirebbero la legalizzazione definitiva di un'attività senza scopo di lucro portata avanti quotidianamente da centinaia di migliaia se non milioni di utenti italiani.
"È così possibile, al contrario di quanto avviene oggi - concludono i promotori - per effetto di una politica incapace di immaginare e di elaborare soluzioni alternative al ricorso alla sanzione penale, combinare due fondamentali esigenze: il riconoscimento di diritti che riguardano la produzione intellettuale, culturale, le opere dell'ingegno e i diritti d'autore, con il riconoscimento dei valori costituzionali da cui il diritto d'autore medesimo ripete i propri limiti come il proprio fondamento, quali i diritti e le libertà individuali delle persone in ordine all'accesso alla cultura, alla fruizione, alla produzione e alla circolazione della conoscenza" [...]"

Il testo completo del pdl lo travate qui.

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