Da molti Prince era visto come un'artista che aveva intuito la via giusta per inserirsi all'interno del mercato della musica digitale.
Anch'io in un precedente articolo avevo molto apprezzato la sua iniziativa di distribuire gratuitamente il suo ultimo cd "Planet Earth" in allegato con il quotidiano inglese The Mail on Sunday.
Credevo che si fosse compreso per la prima che con la distribuzione gratuita delle proprie tracce si ottiene una sponsorizzazione enorme e senza spese grazie al passaparola. Un artista infatti dovrebbe basare il suo successo soprattutto attraverso i concerti e nelle apparizioni televisive e radiofoniche.
Più volte ho scritto che per combattere il p2p si dovrebbe giocare d'anticipo. Ad esempio finanziando i brani scaricabili gratuitamente attraverso la pubblicità come sta cercando di fare Peter Gabriel con il sito We7.com. Altra alternativa potrebbe essere invece quella di un abbonamento flat mensile come avviene per le linee adsl, in modo tale che sia garantita la libertà di scaricare tutto ciò che si vuole.
Prince invece, da "paladino" di questo nuovo approccio, ora è diventato un esempio negativo passando per le vie legali.
Il cantante di Minneapolis tiene molto alla sua immagine e ha deciso di punire tutti quelli che la sfruttano ingiustamente.
Così sta denunciando personalmente i servizi che permettono lo scambio dei suoi brani e video musicali, nonché chi vende delle merci con il suo marchio. Apparentemente non sarebbe una grande novità perché da tempo si sono fatte e si continuano a lanciare cause di questo genere.
Fino adesso però erano state le case discografiche ad intraprendere azioni legali di questo tipo.
Prince invece lo sta facendo in prima persona, cominciando con una causa a Google per aver permesso la condivisione illegale dei suoi video musicali all'interno della piattaforma di YouTube.
Ecco a tal proposito l'articolo "Prince passa all'attacco (legale)" pubblicato su HTML.it:
"Il musicista americano è il primo artista a fare causa autonomamente e direttamente ai siti e alle società che ritiene responsabili dello sfruttamento indebito della sua immagine, del suo lavoro e del suo nome.
Da sempre Prince è uno degli artisti più attenti alla propria immagine e a come viene gestita e sfruttata. Innumerevoli sono le cause legali intentate e partite dal musicista americano riguardanti le sue opere, la sua immagine o il suo nome. Ora all'elenco si possono aggiungere anche le cause per l'indebito scambio dei suoi brani e video musicali e per la vendita di beni con il suo marchio.
Prince sarà il primo singolo musicista o artista a fare causa in proprio a Google per il modo in cui YouTube tratta e pubblica i video delle sue performance. Certo il sito di sharing video non è nuovo a simili problemi legali, ma fino ad ora si era sempre trattato di cause con grosse etichette o studi di produzione (come quella miliardaria intentata da Viacom) e mai con un singolo musicista.
Prince, a differenza di gran parte dei colleghi, da tempo sfrutta le nuove tecnologie per veicolare la propria musica. Avendo infatti anche una forte idiosincrasia per le etichette musicali, Prince ha distribuito il suo nuovo album utilizzando diversi espedienti digitali nonchè la veicolazione gratuita in edicola. Non è dunque possibile francobollarlo semplicemente come retrogrado: è piuttosto un conoscitore della rete (o quantomeno lo è il suo staff) e un forte difensore dei propri diritti.
«Se YouTube blocca il contenuto porno e pedofilo perchè non blocca quello coperto da diritto d'autore?» è la legittima domanda che pone l'artista. Stando alle affermazioni dello staff Google, peraltro, in autunno dovrebbero essere pronti i filtri in esame.
Prince vuole fare le cose sul serio e si sta avvalendo dei servizi di Web Sheriff, compagnia specializzata nella ricerca e rimozione di materiale coperto da diritto d'autore in rete. Spiega lo staff: «nelle ultime settimane abbiamo rimosso direttamente circa 2.000 video di Prince da YouTube, ma il problema è che se anche li leviamo tutti il giorno dopo ne saltano fuori altri 200 nuovi. Questo prolunga all'infinito il nostro lavoro alle spese di Prince».
Ad essere stati citati sono stati anche eBay per le molte aste indebite che ospita, nelle quali vengono venduti oggetti con il marchio o il nome di Prince senza l'autorizzazione del cantante, e ThePirateBay il popolare sito di torrent, colpevole di diffondere materiale musicale pirata dell'artista. La reazione di eBay è stata di pronta collaborazione, mentre quella dello staff di ThePirateBay, decisamente più avvezzo a simili tipi di avvisi di "cease and desist" per le loro attività notoriamente illegali, è stata più leggera. Peter Sunde, uno dei cofondatori del sito ha dichiarato di non aver avuto alcuna notizia dall'entourage di Prince, anche perchè ricevono mail di quel tipo ogni giorno in grande quantità e solitamente se ne occupa il loro filtro anti-spam."
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