giovedì 4 giugno 2009

La follia della società dei consumi


"Non troveremo mai un fine per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nell’ammassare senza fine beni terreni. Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell’indice Dow-Jones, né i successi del paese sulla base del prodotto interno lordo (PIL). Il PIL comprende anche l’inquinamento dell’aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana.
Il PIL mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che cercano di forzarle […]. Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari, comprende anche la ricerca per migliorare la disseminazione della peste bubbonica, si accresce con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte, e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari.
Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. 
Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l’intelligenza del nostro dibattere o l’onestà dei nostri pubblici dipendenti. Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell’equità nei rapporti fra di noi. Il PIL non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta. Può dirci tutto sull’America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere americani."
Robert Kennedy

Il 6 giugno 1968 venne ucciso Robert Kennedy, fratello del noto Presidente degli Stati Uniti John Fitzgerald Kennedy, anche lui ammazzato in un attentato.
Questo bellissimo discorso venne da lui pronunciato tre mesi prima di quell'ignobile attentato che ha tolto dalla circolazione probabilmente un uomo che metteva in discussione troppi principi alla base del malaffare dei ricchi e potenti della terra.

La società dei consumi è un male. Quando si dice questo si viene tacciati per reazionari che vanno contro il progresso, che vogliono tornare "all'età della pietra".
Oggi il mantra ripetuto continuamente è che bisogna consumare.
Se qualcuno risparmia si deve sentire quasi in colpa: è sua la colpa se non si esce dalla crisi!

Il nostro Presidente Berlusconi continua a dire che se si parla troppo della crisi si deprimono i consumi e questo è un male da evitare.

La vecchietta deve consumare.
Il disoccupato deve consumare.
Il precario deve consumare.
Tutti DEVONO consumare! Dal più ricco a chi è sulla soglia di povertà.
Chi non ha niente è un peso e al massimo gli si concede l'elemosina della social card...

Io sono schifato da questo mondo!
Il mondo sarebbe un luogo meraviglioso se solo ci fermassimo un attimo a riflettere sulle conseguenze delle nostre azioni.
Se il mondo è così è perché noi lo vogliamo!

Dobbiamo imparare ad ascoltare chi cerca di aprirci gli occhi.
Io non mi voglio mettere tra questi e quindi non ho la presunzione di essere un grande saggio che ha scoperto il segreto della vita.

Voi dovete pensare con la propria testa e riflettere su quante cose inutili siamo disposti a comprare addirittura indebitandoci.
Ci dicono che bisogna spendere, che risparmiare è da retrogradi...
Le pubblicità ci fanno sembrare indispensabile comprarsi l'ultimo paio di scarpe alla moda, o la macchina che va da 0 a 100 Km/h in una manciata di secondi!
Per questo facciamo sacrifici e ci indebitiamo come fosse una cosa naturale.

Le aziende devono produrre di più. Si devono ampliare.
DEVE aumentare la produttività!
DEVE aumentare l'età pensionabile!
DEVE aumentare il PIL!
DEVE...

Sono tutti doveri assoluti e se uno mette in dubbio queste certezze viene guardato quasi con compassione perché non ha capito niente su come si mantenga il sistema.
Ecco, forse è proprio il sistema capitalistico il problema.
C'è bisogno di più umanità e meno affari.

Qui di seguito vi riporto il breve articolo di Michele Serra pubblicato su "la Repubblica" di oggi, che ha dato il via a questa mia riflessione odierna:

"L'appello del capo del governo a "consumare di più" (ripetuto più volte, l'ultima ieri) è un inno inconsapevole alla precarietà dei nostri fondamenti economico-sociali. Non può dirsi precaria la condizione di chi, quasi per statuto, è condannato a ingurgitare e digerire quantità sempre crescenti di "roba", cibi vestiti viaggi vacanze case elettronica crediti debiti ammenicoli orpelli. Ogni pausa e ogni deviazione da questo percorso bulimico generano ansia, panico sociale, sensi di colpa: viviamo in una galera psicologica costruita con tale efferatezza che la fuga è vista come indegno tradimento della propria reclusione.
Non si può pretendere che proprio il signor B possa d'un tratto riflettere sulla sobrietà o sulla decrescita come vie d'uscita dal pazzesco tunnel nel quale ci siamo infilati. Lo fa molto di rado anche la sinistra (e sarebbe il suo mestiere), perché mai dovrebbe farlo un anziano miliardario di destra? Fa comunque molta impressione rileggere o riascoltare (l'altra sera su Blob, per esempio) il celebre discorso di Bob Kennedy "contro il Pil", nel quale spiegava come la smania di quantità rischi di cancellare ogni qualità. Era il 1968, quasi mezzo secolo è passato, è arrivato il famoso Duemila e noi siamo ancora qui a sentirci dire che per salvare il mondo dobbiamo svuotarci le tasche e riempire i cessi. Come siamo vecchi, e come è vecchio il vecchio B."

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