domenica 22 luglio 2007

Bovio sì e Welby… no!

Comincio a pensare che non siamo tutti uguali davanti a Dio. O meglio… non siamo giudicati allo stesso modo per i nostri peccati dalla Chiesa! Già mi è capitato di parlare dell'assurdo trattamento riservato a Welby. In poche parole Welby, malato di SLA, chiese a gran voce che gli fosse staccata la spina che lo teneva in vita grazie ad una macchina. Era arrivato in una condizione in cui non solo non poteva parlare ma neanche più scrivere. Sarebbe morto lentamente soffocato.
Welby aveva le idee ben chiare. Non odiava la vita ma semplicemente non accettava l’accanimento terapeutico.
Alla fine ha trovato esaudite le sue richieste e il medico Mario Riccio staccò la spina e gli diede dei sedativi per farlo morire senza atroci sofferenze.
Tecnicamente è un suicida.
La Chiesa per questo motivo non concesse il funerale religioso nonostante lui e la sua famiglia lo avevano chiesto.

Questo è stato uno degli errori più gravi commessi dalla Chiesa negli ultimi anni e molti cattolici, tra cui il sottoscritto, non hanno perdonato ciò.
La misericordia in tutta questa vicenda non è stata presa minimamente in considerazione.
Come sottolineava Andrea Rivera al concerto del Primo Maggio di quest'anno scatenando numerosissime polemiche, la Chiesa ha sempre celebrato funerali a personaggi orribili. Uno di questi è ad esempio il feroce dittatore Pinochet che ai suoi funerali ha avuto anche il privilegio della presenza di quattro cardinali che hanno benedetto la sua bara.

Però ci poteva essere una "giustificazione" che, seppur assurda, aveva senso. Il suicidio è un gravissimo peccato che in nessun modo si può perdonare.
Ma allora: perché all’avvocato milanese suicida Corso Bovio sono stati concessi i funerali religiosi?
Bovio sì e Welby no?
Si fanno delle distinzioni nel giudicare una persona?

In realtà la Chiesa, e quando parlo di "Chiesa" mi riferisco alle alte gerarchie vaticane a partire da Papa Benedetto XVI, più che occuparsi delle anime si preoccupa della sua immagine, di politica. Permettere i funerali a Welby avrebbe aperto la strada ad una legge in Italia che impedisse l'accanimento terapeutico o che legalizzasse l’eutanasia.
Quindi con un calcolo pragmatico e politico hanno impedito i funerali ad un uomo che per "suicidarsi" aveva sicuramente dei buoni motivi dopo 40 anni di sofferenze.
Ridicolo poi il discorso del Cardinale Camillo Ruini dove diceva di aver fatto quella scelta con profondo dolore…

Ecco cosa ha detto Mina, la moglie di Welby, nell'intervista pubblicata su "laRepubblica" del 13 luglio 2007:


"«Hanno fatto bene i sacerdoti di Milano. E' questa la chiesa che riconosco. Una chiesa che è madre e non matrigna con i suoi figli nel momento di maggior dolore». Mina Welby parla con un filo di voce pensando alla sofferenza dei parenti Corso Bovio, che però hanno avuto la consolazione a lei negata del parroco in chiesa per l’ultimo saluto all’avvocato suicida.
Chiesa matrigna?

«Sì, matrigna, dogmatica, senza pietà verso i suoi figli che tratta in modo diverso. Io non la capisco una chiesa che manda quattro cardinali a benedire il corpo del generale Pinochet, e nega il funerale a mio marito perché non voleva più soffrire» […]
Perché si celebrano i funerali dei suicidi e a Piergiorgio sono stati negati?
«Non gli hanno perdonato di aver detto e chiesto pubblicamente per mesi di voler morire, di smettere di soffrire. Di aver rivendicato il diritto ad una qualità della vita e di averne fatto una battaglia politica».
Si è sentita abbandonata?
«Dalla gerarchia, non dai sacerdoti che mi hanno detto di aver pregato, di aver celebrato messe in suffragio. Non sa quanti cattolici non perdonano alla chiesa quel funerale negato».
E lei perdona?
«Una cosa è Gesù che è venuto per redimere tutti. Una cosa è la gerarchia che è fatta di persone che sbagliano. Troppo spesso agiscono come politici, usano le parole come clava per ferire».
Non tutti però.
«Sì, infatti il cardinale Barragan ha detto che quando le cure mediche sono sproporzionate ai risultati, alle sofferenze, si possono interrompere. Si accetta di non poter impedire la morte. Ed era quello che voleva il mio Piero».
Lei invece cosa voleva?
«Averlo accanto per sempre. Avevo bisogno di lui, sapevo che la politica aveva bisogno della sua intelligenza, della sua forza, ma alla fine mi sono arresa al suo volere».
Perché?
«Ha scelto lui perché la vita è nostra. Dio ce l’ha data e noi gliela restituiamo avendo fatto fruttare i nostri talenti. E Piero li ha fatti fruttare, ha vissuto profondamente, intensamente».
"


Infine, vi metto l’interessante postilla sull’argomento di Eugenio Scalfari, contenuta all’interno dell'articolo dal titolo "Mediare per il Paese e non per il potere" pubblicato su "laRepubblica" di oggi e dove in sostanza si critica la Chiesa definendola un’organizzazione politica che usa lo strumento dell’ipocrisia:


"Post Scriptum. Alcuni lettori si chiedono e ci chiedono perché mai la Chiesa abbia celebrato con tutti gli onori previsti dalla liturgia i funerali dell’avvocato Corso Bovio, eminente figura del Foro milanese, morto suicida, ed abbia invece negato quei funerali all’ammalato Welby che fu aiutato da un amico generoso a interrompere cure inutili che perpetuavano senza scopo alcuno una vita di intollerabili sofferenze.
Una spiegazione pare che ci sia da parte della Chiesa. Dal diniego opposto contro tutti i suicidi, essa è passata col tempo ad una visione più duttile (più ipocrita) secondo la quale il suicidio deriva da un "raptus", una perdita improvvisa di coscienza. Su questa base il suicida viene "perdonato" e ammesso ai funerali religiosi che mandano in pace l’anima sua e sono di conforto per i suoi parenti.
Nel caso Welby invece l’ipotesi del "raptus" non poteva essere adottata poiché si trattava di un militante che voleva contrastare l’accanimento terapeutico. Di qui il divieto di celebrare il funerale religioso nonostante fosse stato richiesto insistentemente da lui e dai suoi familiari.
Che possiamo rispondere ai nostri lettori? Che la Chiesa è, oltre che un'organizzazione religiosa, anche se non soprattutto un'organizzazione di potere. E’ anzi un potere a tutti gli effetti e si muove come tale su un’infinità di questioni che hanno poco o nulla a che vedere con la religione dell’amore e della carità predicata dai Vangeli. Come tutte le organizzazioni di potere, anche la Chiesa usa largamente lo strumento dell’ipocrisia. Questo è tutto.
"

0 commenti: