domenica 15 luglio 2007

Ratzinger il "liberalizzatore"

Perdete ogni speranza voi… che volete una Chiesa più al passo con i tempi!
Da quando è stato nominato Papa Ratzinger, c’è stata una sterzata conservatrice che sta rifacendo ritornare la Chiesa ai tempi di Pio XII, cioè prima del Concilio Vaticano II.
Penso che non ci sia espressione più "azzeccata" del dire che ora "Giovanni XXIII si starà rigirando nella tomba"! Appena eletto infatti, il cosiddetto “Papa Buono” ha fatto tanto per cercare di ammodernare la Chiesa, convocando dopo secoli un nuovo Concilio. La riforma più importante è stata la modifica del rito della Messa, eliminando in particolare l’uso solito del latino ed espressioni antiebraiche e tipicamente medievali come ad esempio il "perfidi ebrei" (Perfidis) contenuto in alcune preghiere.
Invece Joseph Ratzinger (alias Benedetto XVI) non ha avuto niente di meglio da fare che ritornare alla Messa in latino. Per precisione, non ha reso obbligatorio l’antico rito, ma ha fatto diventare quello del Concilio Vaticano II un optional. Infatti ora chiunque può chiedere e far celebrare la Messa in latino senza più bisogno del permesso del vescovo.
Il latino è la cosa più palese e principale dell’antico rito, ma questo presenta anche altre numerose differenze rispetto a quello attuale.
Eccole, partendo dal rito preconciliare:

  • preghiere introduttive ai piedi dell’altare;
  • il celebrante volge le spalle ai fedeli;
  • i chierichetti sono sempre in ginocchio;
  • il celebrante indossa Pianeta e Manipolo;
  • i laici non leggono passi biblici;
  • non ci sono le preghiere dei fedeli;
  • la preghiera eucaristica ha un solo canone;
  • comunione: l’ostia messa in bocca al fedele dal prete;
  • musiche: solo il gregoriano;
  • il celebrante è solo uno, non ci sono celebrazioni

Il rito attuale invece è (sarebbe da dire era…) così:

  • il celebrante indossa la Casula;
  • il celebrante è rivolto al popolo;
  • i chierichetti stanno sia seduti che in ginocchio;
  • preghiera dei fedeli;
  • i laici possono leggere passi biblici;
  • il Canone dell’Eucarestia ha 8 versioni;
  • c’è lo scambio della pace tra celebranti e fedeli;
  • le musiche si possono scegliere liberamente;
  • comunione con ostia (o pane consacrato) e vino, e il fedele la prende in mano
(elenco preso dal giornale “laRepubblica” dell’ 8 luglio 2007)

Ma era veramente necessario? Questa è la risposta che dà Ratzinger alla richiesta diffusa di rinnovamento?
Complimenti, ora sì che i giovani torneranno a riempire le Chiese…
Questo dimostra il fatto che Ratzinger è, ed è sempre stato, un grande conservatore che fa parte della piccolissima schiera di quelli che durante il Concilio hanno visto nel cambiamento una forma di eresia.
Ha voluto in questo modo ricucire lo scisma del 1988 della “Fraternità Sacerdotale San Pio X ” conosciuta come i "Lefebvriani".
Marcel Lefèbvre, il fondatore dei "Lefebvriani", fu scomunicato perché quell’anno nominò 4 vescovi senza il placet di Papa Giovanni Paolo II. Il movimento da lui fondato durante il Concilio Vaticano II ha sempre attaccato duramente chi chiedeva e voleva rinnovare la Chiesa.
Non vedo perché questo movimento abbia dovuto avere una così importante concessione e si può spiegare solo con una comunione di intenti tra loro e il Papa attuale.
Fatto sta che ci sono molti all’interno del Vaticano che, pur essendo costretti all’obbedienza, hanno mostrato la loro profonda contrarietà a tale riforma.
Uno di questi è Monsignor Brandolini, membro della commissione liturgica della Cei.
Ecco l’intervista pubblicata su “laRepubblica” dell’8 luglio 2007:


"«Oggi per me è un giorno di lutto. Ho un nodo alla gola e non riesco a trattenere le lacrime. Ma, obbedirò al Santo Padre perché sono un vescovo e perché gli voglio bene. Tuttavia, non posso nascondere la mia tristezza per l'affossamento di una delle più importanti riforme del Concilio Vaticano II». In effetti, trattiene a fatica le lacrime, monsignor Luca Brandolini, vescovo di Sora-Aquino-Pontecorso e membro della Commissione liturgica della Cei (Conferenza episcopale italiana), quando gli si chiede un commento sulla reintroduzione della Messa in latino tridentina. «Per favore non chiedetemi nulla, non voglio parlare, perché sto vivendo il momento più triste della mia vita, di vescovo e di uomo».
Monsignor Brandolini, perché così contrariato?

«E' un giorno di lutto, non solo per me, ma per i tanti che hanno vissuto e lavorato per il Concilio Vaticano II. Oggi è stata cancellata una riforma per la quale lavorarono in tanti, al prezzo di grandi sacrifici, animati solo dal desiderio di rinnovare la Chiesa».
Il ritorno facoltativo al rito tridentino rappresenta quindi un pericolo per la Chiesa?
«Speriamo di no. In futuro si vedrà, ma intanto oggi una importante riforma del Concilio è stata minata».
Perché è così toccato dalla decisione presa da papa Ratzinger?
«L'anello episcopale che porto al dito era dell'arcivescovo Annibale Bugnini, il padre della riforma liturgica conciliare. Io, al tempo del Concilio, ero un suo discepolo e stretto collaboratore. Gli ero vicino quando lavorò a quella riforma e ricordo sempre con quanta passione operò per il rinnovamento liturgico. Ora il suo lavoro è stato vanificato».
Lei, quindi, non accetterà il "motu proprio" di Benedetto XVI?
«Obbedirò, perché voglio bene al Santo Padre. Verso di lui nutro lo stesso sentimento che prova un figlio verso il padre. E poi, come vescovo sono tenuto all'obbedienza. Ma in cuor mio soffro molto. Mi sento come ferito nell'animo e non posso non dirlo. Comunque, se qualcuno della mia diocesi mi chiederà di poter seguire il rito tridentino non potrò dire di no. Ma non credo che succederà, perché da quando sono vescovo di Sora-Aquino-Pontecorvo non c'è stato mai nessuno che abbia espresso un desiderio simile. Sono certo che in futuro sarà sempre così»."

Personalmente non ho parole…
Spero che siano pochi quelli che chiederanno (a partire dal 14 settembre, giorno dell’entrata in vigore del Motu proprio "Summorum Pontificum") l’antico rito perché altrimenti veramente si ritorna al passato.
Ma vediamo invece uno che ha fortemente apprezzato questa riforma.
Mi riferisco al leghista Borghezio, come si apprende dal breve articolo "La crociata di Borghezio: messa in latino per i padani" pubblicato sul settimanale "Il Venerdì" uscito in allegato con il giornale “laRepubblica” del 13 luglio 2007:


"Benedetto XVI ha trovato un supporter della messa in latino. Mario Borghezio, europarlamentare del Carroccio, ha chiesto ai segretari locali del partito di promuovere petizioni da consegnare ai parroci che officiano il rito in italiano. Secondo Borghezio, leghista della vecchia guardia, «devono tornare nelle nostre città e nei nostri paesi il rito dei nostri antenati, il canto gregoriano e il magistero della Chiesa di sempre». Benedetto XVI, in realtà, ha autorizzato, non obbligato, la celebrazione in latino. Ma il leghista spera comunque che il nuovo corso «segni una svolta nel senso del ritorno alla tradizione, correggendo gli errori del Concilio Vaticano II». Perché «la Padania deve restare cristiana, e non diventare musulmana». E, allora, perché non celebrarla in padano, la messa?


Tranquilli, persone come Borghezio sono da prendere poco sul serio.
Dubito fortemente delle sue qualità intellettuali e se non sapete chi è, vi rimando ad un simpatico video con alcune delle sue performance messo in onda da Blob
:





1 commenti:

Anonimo ha detto...

Ora un vescovo piange: se sapesse quante lacrime hanno versato e in molti posti ancora versano tante persone a causa del rito attuale... Ma forse il porporato intende che se si piange per ciò che sta cuore a lui, cioé il rito del messale precedente (NB rito del messale Giovanni XXIII, NON di Pio V né X!) ciò è sacrosanto e si è vittime e martiri mentre se si piange per il rito attuale allora si è tutti cretini, fondamentalisti, fascisti, perversi, ignoranti ecc. Quanta superbia, quanto culto di sé stessi nelle sue parole: "il lavoro di tanti", fra cui anche suo, l'anello di Bugnini, di cui era "discepolo"! A parte che semmai si è discepoli di Cristo, non dei vari vescovi e nemmeno dei papi, forse tutti i messali precedenti non sono frutto di "tanti" e ancor "più di tanti", uomini, vescovi, papi e concili? Il vescovo sa questo, dunque non posso dire "vada ad informarsi", mi spiace ché non lo dice agli altri: in quanta ignoranza i fedeli oggi sono tenuti (CONTRO uno dei temi direttamente a cuore del concilio Vaticano II)! E per convenienza, perché a chi è ignorante si può più facilmente far credere ciò che si vuole, ciò che più conviene! Lo Spirito Santo soffia dove e come vuole, così come anche il concilio Vaticano II e tutta la Chiesa hanno da sempre insegnato: non soltanto quando fa piacere al protagonismo di alcuni, siano essi laici, vescovi o anche papi! "Siamo servi inutili"! Non dovrebbe egli essere più contento perché così, essendo due più di uno, ora chi trova giovamento dalla messa in rito ordinario lo può trovare così come anche chi lo trova dal rito extraordinario, mentre prima no? Un po' meno protagonismo, un po' meno ideologismo, un po' meno fanatismo, un po' più di umiltà e un po' più di carità e maturità, soprattutto da un vescovo!