venerdì 8 maggio 2009

Gioacchino Genchi, il mostro


Vi ricordate di Gioacchino Genchi? No? Allora ve lo faccio ricordare io...
Quest'uomo è il "mostro" che ha intercettato mezza Italia per chissà quali affari loschi.
E' andato in televisione accusato delle peggio nefandezze, tanto che nel febbraio del 2009 fu aperto un procedimento penale a suo carico presso la Procura di Roma.
Silvio Berlusconi in un comizio a Olbia parlò di "più grande scandalo della storia della Repubblica. Un signore ha messo sotto controllo 350 mila persone".

Genchi è un funzionario di polizia ed ex consulente del PM Luigi De Magistris. La sua colpa è stata quella probabilmente di aver interferito con personaggi troppo potenti ed è per questo che i mezzi di informazione lo hanno attaccato duramente, tanto da farci credere che fosse necessaria una legge sulle intercettazioni per impedire la violazione della privacy di tutti gli italiani.
A proposito di intercettazioni... Genchi di mestiere non intercetta nessuno ma si occupa di tabulati telefonici. Quindi altra mistificazione della verità data in pasto a milioni di italiani.
Come era da immaginare, la denuncia fattagli non aveva alcun fondamento tanto che il tribunale del riesame ha annullato il sequestro e la perquisizione dei tabulati telefonici. Tuttavia la Procura di Roma non ha restituito i tabulati e per questo Genchi si è appellato al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano dicendo:

"Siamo in presenza di un atto di eversione giudiziaria di una gravità inaudita. Negli atti del sequestro vi sono infatti acquisizioni importantissime riguardanti gli stessi magistrati della procura di Roma che hanno eseguito il sequestro"

A tal proposito nell'intervista fatta ieri da Klaus Davi nel programma web "Klauscondicio", che vi ho riproposto all'inizio del post, Genchi afferma:

"Non ho mai utilizzato le informazioni per fare gossip, non le mai vendute ai giornali scandalistici lo dico a tutti i politici che mi hanno attaccato e a quelli che sperano che la Procura di Roma metta mano e apra quell'archivio. Fino a quando certi dati erano in mio possesso, erano da considerarsi riservati: quelli che servivano venivano utilizzati nei processi. 
Cosa ne sarà adesso che andranno alla mercé di tutti, visto che gli interessi del sinedrio della magistratura e della politica sono un tutt'uno?". Inoltre: "Quelli che mi hanno attaccato, che sono in molti, adesso cominciano ad essere preoccupati perché i documenti dell'archivio andando in mano di altri, basta farne una seconda copia per far sì che diventino centomila. Non a caso le più grandi invenzioni della storia sono la fotocopiatrice, il dvd, e le chiavette usb. Fino a quando questi dati erano nel famoso archivio Genchi, pur essendo dati acquisiti, utilizzati e conservati in modo legittimi, come confermato dal Tribunale del riesame di Roma, questi dati erano come in una teca. Cosa ne sarà adesso?"

Mi viene da pensare: fosse vero che "tutti i mali non vengono per nuocere"?
Se veramente i dati che erano in possesso a Genchi ora sono "alla mercé di tutti", quante porcate verremmo a sapere nei prossimi anni? Spero che veramente avvenga quanto ipotizzato da Genchi ma nutro notevoli dubbi...

Sempre nell'intervista con Klaus Davi, Genchi ha detto che probabilmente non lo uccidono perché altrimenti sarebbero troppi i segreti che verrebbero a galla:

"Se uccidono me, probabilmente si aprirebbe un dossier su tutto il mio lavoro e allora, veramente, verrebbero fuori grandi segreti. Non mi uccidono forse c'è qualche polizza assicurativa sulla vita. Io sono una persona molto riservata, ho utilizzato tutte le informazioni in mio possesso per celebrare i processi, per sostenere l'accusa o l'innocenza, ma mai per fare gossip".

Tuttavia, lungi da atteggiarsi da eroe, ha ammesso che anche lui come comprensibilmente ognuno di noi, ha paura:

"Chi ha detto che non ho paura? Io non sono disposto ad arrendermi per la paura, ma ne ho, è normale: abbiamo dato ergastoli ogni giorno".

Nonostante questo, rifiuta la scorta perché:

"Ho rifiutato qualunque tipo di protezione, innanzitutto per l'indipendenza e libertà mia e della mia famiglia. Sono dei beni che non permetto a nessuno di compromettere, quindi, se i giudici vogliono incarcerarmi o mettermi agli arresti domiciliari, lo facciano pure, ma io non ho intenzione di farlo da me. Queste scorte poi, specie per come vengono scelte, sono solo dei palliativi: se devo farmi la scorta per risparmiare la benzina della macchina o le spese del taxi, allora dico che l'accattonaggio non e' mai stato il mio forte".

Oltre a questa interessante intervista, Genchi spesso ha dichiarato cose molto gravi nel silenzio assordante dei media, troppo occupati del chiacchiericcio di cui sono pieni i giornali e i telegiornali.
Ad esempio, spaventosa l'intervista rilasciata il 27 febbraio 2009 sul blog di Beppe Grillo, in particolare quando ha detto che politici e servizi segreti sono stati coinvolti nell'uccisione di Falcone e Borsellino:

"[...] l'attacco che viene fatto nei miei confronti parte esattamente dagli stessi soggetti che io avevo identificato la sera del diciannove luglio del 1992 dopo la strage di via D'Amelio, mentre vedevo ancora il cadavere di Paolo Borsellino che bruciava e la povera Emanuela Loi che cadeva a pezzi dalle mura di via D'Amelio numero diciannove dov'è scoppiata la bomba, le stesse persone, gli stessi soggetti, la stessa vicenda che io trovai allora la trovo adesso! 
Ancora nessuno ha detto che io sono folle. Anzi, sarò pericoloso, terribile ma che sono folle non l'ha detto nessuno. Bene allora quello che io dico non è la parola di un folle perché io dimostrerò tutte queste cose. E questa è l'occasione perché ci sia una resa dei conti in Italia. A cominciare dalle stragi di via D'Amelio alla strage di Capaci. Perché queste collusioni fra apparati dello Stato servizi segreti, gente del malaffare e gente della politica, è bene che gli italiani comincino a sapere cosa è stata".

La stessa cosa l'ha affermata durante il convegno "Information day" che si è svolto a Marsala il 26 aprile, di cui alla fine di questo post vi inserisco i video. In particolare ha detto:

"[...] Io continuerò e continuo a fare il mio lavoro, io sono un uomo dello Stato, non mi sono mai sentito un uomo dello Stato come dal momento in cui mi hanno sospeso dal servizio della Polizia. In quel momento io mi sono reso conto che su di me c’era, nella mia piccola, nella mia modesta funzione la responsabilità di portare il riscatto dei tanti cittadini onesti, di quel popolo che non ne può più, che si ribella. Di quel popolo che in Italia, in Sicilia, a Palermo ebbe il coraggio all’indomani del 19 luglio 1992 di alzare la testa e di ribellarsi, di quel popolo che gridava nella cattedrale di Palermo, quando si organizzò quella scena ignobile dei funerali di Stato per i poveri agenti della scorta, dopo che la famiglia Borsellino aveva negato l’ assenso a che si facesse questa manifestazione e volle, e pretese che i funerali di Paolo Borsellino si facessero in privato. I politici riuscirono a convincere i poveri genitori dei poliziotti a fare i funerali di Stato per organizzare la passerella, poi dopo i funerali gli lasciarono le bare là e si dovettero pagare il conto loro, il papà di Emanuela Loi si è fatto il prestito alla Findomestic per pagare il trasporto della bara della figlia in Sardegna.
Questa è storia, questa è la storia d’ Italia, questa è la storia di questa nazione, di questo popolo che ha ucciso e ha fatto istaurare un sistema. Lasciamo perdere chi sono i mandanti occulti. Le indagini, vedrete nei prossimi mesi e nei prossimi anni quello che verrà fuori, le porcherie che hanno combinato in termini di azioni ed omissioni su quelle indagini. Non voglio parlare di cose delle quali parleremo dopo perché bisogna avere il coraggio anche quando si processa la mafia di processarla con le prove, con gli elementi, non con i finti pentiti altrimenti alle sentenze non ci crede nessuno, sono solo delle burle. Vi faccio una riflessione da poliziotto, da poliziotto semplice, da poliziotto di strada, di uno che è cresciuto facendo il proprio mestiere: se qui c’è una banca e c’è una rapina e i rapinatori scappano col bottino nella borsa, poi danno l’ allarme. A un chilometro da qua la Polizia ferma una macchina in corsa e trova un signore con la borsa e quelle sono le mazzette rubate nella banca perché c’è la matricola nella fascetta, secondo voi che prove più ci vogliono per stabilire che quello è il rapinatore? Ci vuole la dichiarazione del notaio, che cosa altro ci vuole? E’ chiaro che i ladri sono loro.
Bene, in Italia c’era una Repubblica, c’era un sistema, un sistema di corrotti, un sistema di delinquenti, di tangentisti ma c’era un sistema, c’era un Parlamento, c’era un Presidente della Repubblica che si chiamava Francesco Cossiga, che aveva rappresentato il peggio della politica italiana, il peggio della democrazia cristiana, il peggio nella scellerata gestione della lotta al terrorismo come Ministro dell’ Interno ma un uomo che giunto alla fine del settennato, della sua carriera, fulminato sulla via di Damasco aveva cominciato a picconare il sistema, a colpire a destra, a manca e i primi che colpiva erano proprio i suoi, quelli della democrazia cristiana. A quell’uomo fecero l’impeachement a quel punto perché quell’ uomo che avevano sostenuto, che avevano votato tutti, compresi quelli della sinistra e avevano appoggiato a diventare Presidente della Repubblica, quando cominciò a picconare lo fecero dimettere.
Dovevano creare uno Stato nuovo, dovevano creare la seconda Repubblica e fecero le stragi. Chi c’è andato al governo dopo le stragi? Chi ha vinto le elezioni? Quale partito è nato dalle ceneri, dal sangue di quei del 23 maggio e del 19 luglio? A chi sono servite quelle due stragi? Non serve la prova della fotografia del rapinatore dentro la banca. Io lo avevo visto scappare a un chilometro da qua con la borsa in mano e con i soldi rubati dentro la banca, è la stessa cosa!
Questa è la verità, questa è la vera verità scomoda che hanno impedito di affermare in Italia e che vogliono impedire e quindi ogni scusa è buona
[...]".

Queste non sono affermazioni su cui ci si può passare sopra. Qua si sta parlando di responsabilità nella morte di Falcone e Borsellino, responsabilità dentro lo Stato italiano per instaurare un nuovo sistema. Se questo è vero, c'è da aver paura perché significherebbe che mafia e politica lavorano di comune accordo.

Perché nessuno accusa Genchi per queste parole? Perché non gli si chiede di portare le prove di quello che dice? Forse perché lui è in possesso di troppe informazioni "top secret"?

Che dire... Genchi è proprio un mostro!

1 commenti:

Mestranger ha detto...

Spero davvero che non 'sparisca' nel nulla.
Si sa che in Italia capita...subito dopo spenti i riflettori.:-(