mercoledì 1 agosto 2007

Il tempo delle "Mele"

Evviva la morale cattolica!
Cosimo Mele, 50 anni, parlamentare ormai ex-Udc, è stato scoperto andare con due prostitute d'alto bordo in un festino hard a base di droga e alcol.
Non si sarebbe saputo niente se una delle ragazze, F.Z. di 30 anni non si fosse sentita male a causa della troppa cocaina assunta e ricoverata per questo al San Giacomo.
Il "povero" Cosimo che "soffriva di solitudine" perché lontano dalla famiglia, pur vedendo peggiorare le condizioni della ragazza, ha tentato di non chiamare l'ospedale. Dopo un po' però è stato inevitabile.
Le chiacchiere nel Palazzo si stavano facendo troppo pesanti e così domenica scorsa alle 20 e 45 ha confessato.
Le sue frasi sono state: "Quel parlamentare sono io, ma droga non ne ho vista e la signora mi era stata presentata quella sera a cena da amici", "Quella signora l'ho conosciuta a cena, al ristorante Camponeschi, presentata da amici", "Non sapevo fosse una prostituta" ma quando l'ha capito le ha dato un "regalino", ecc.
Poverino, non è stata colpa sua, è stata la ragazza...
Nel frattempo, mentre il latin lover stava in dolce compagnia, la sua seconda compagna di 37 anni era a casa in dolce attesa di un nuovo figlio. Di figli Cosimo ne ha già tre, avuti due dalla prima moglie e uno dall'attuale compagna.
Proprio un modello di famiglia cristiana! Ha proprio l'autorevolezza giusta per i suoi discorsi sulla difesa della "nostra identità cristiana" e per aver controfirmato la proposta di legge che chiedeva di rendere pubblici i test antidroga da sottoporre ai parlamentari...
Ha proprio ragione
Oliviero Diliberto del Pdci, il quale ha commentato: "E' il trionfo della doppia morale, dell'ipocrisia e dei bacchettoni. Ora voglio proprio vedere come voterà uno beccato a un festino hard, il giorno che voteremo in Parlamento sulla sacralità della famiglia".
Di sicuro Cosimo Mele sarebbe in compagnia, anche se per cose meno gravi, di altri ipocriti in Parlamento come
Pier Ferdinando Casini che, come mi è capitato già di scrivere, dal 1999 si è lasciato dalla precedente moglie Roberta Lubich dalla quale aveva avuto due figlie, Maria Carolina e Benedetta, per accompagnarsi con Azzurra Caltagirone di 20 anni più giovane e con la quale nel 2004 ha avuto la terza figlia Caterina. E' notizia di questi giorni che la coppia si è recata sabato 28 luglio in Campidoglio per l'affissione delle pubblicazioni: in autunno si sposerà con rito civile.
Non ci sarebbe niente di strano se questi politici non fossero gli stessi che tuonano contro le coppie di fatto e hanno partecipato al Family Day per difendere la famiglia cattolica!

La cosa più squallida comunque è che alla prostituta andata all’ospedale non le è stato neanche chiesto scusa scaricando perfino su di lei la colpa. E pensare che lei nemmeno l'ha denunciato...
Ecco quanto ha detto nell’intervista dal titolo " "Solo un’avventura? Vi racconto quella notte" " pubblicata su “
laRepubblica” di ieri:

"«Sono distrutta, la mia vita è finita dopo questa storia con il politico, mia madre e mio fratello, che fa il poliziotto, hanno scoperto come vivo e cosa faccio ma io ho la coscienza a posto, non ho commesso reati, non ho neanche bisogno di un avvocato».
Voce incrinata di stanchezza e di rabbia, uno sfogo come un fiume in piena quello di F.Z., la ragazza squillo finita all'ospedale dopo una notte di sesso e cocaina all'Hotel Flora assieme al parlamentare dell'Udc Cosimo Mele.
«Ho letto le sue dichiarazioni ai giornali e la verità è stata completamente stravolta. Io non l'ho denunciato e lui non solo non mi ha neanche telefonato per ringraziarmi ma, anzi, mi fa apparire in questo modo».
Era la prima volta che lo incontrava?
«Sì, la prima. Me l'ha presentato una persona».
L'onorevole Mele ha detto: «Non sapevo che fosse una squillo». E' vero?
«Certo, come no? Ma se la prima cosa che ha fatto è stata quella di darmi i soldi, ma andiamo...».
Quanto le ha dato?
«Senta, io non ho voglia di parlare di queste cose. Sono rovinata, i miei clienti hanno capito che sono io e nessuno mi chiama più. Io ho un mutuo da pagare, i Rid, come faccio se non lavoro più? Io uso il mio nome, quello vero, perché sono una persona vera. E adesso mia madre e mio fratello hanno scoperto tutto e non mi parlano più, la persona con cui stavo, che sapeva benissimo tutto, mi ha lasciato dall'oggi al domani, non ho lavoro, non ho un compagno, non ho una famiglia, sono distrutta».
Torniamo a quella sera al Flora. L'onorevole Mele dice che, a un certo punto, si è addormentato.
«No, nessuno ha mai dormito quella notte. Siamo rimasti dalle 2 alle 5 del mattino, in tre in una stanza. E poi alla fine mi sono sentita male, ho visto delle cose che mi hanno fatto paura».
L'onorevole Mele ha chiamato l'ambulanza?
«Macché, ha cercato di strapparmi il cellulare di mano. Io ho telefonato al mio compagno e poi a mio fratello».
Lei ha portato la droga? Cosa ha preso? Pasticche? Cosa?
«Io non ho portato assolutamente nulla. Mai. E le pasticche non le ho mai prese in vita mia, tra l’altro mi fanno paura. E poi ci sono le analisi che parlano chiaro»
[...]"

Una soluzione per evitare in futuro simili eventi incresciosi, il segretario dell'Udc
Lorenzo Cesa l'ha trovata: "Si parla tanto di costi della politica, ma al parlamentare bisognerebbe dare di più e consentire il ricongiungimento familiare".
Come se non prendessero abbastanza! Facciamogli anche questo favore! Ma io allora farei una nuova proposta per non discriminare chi non ha famiglia: paghiamo le "puttane" ai politici single!!!
Che schifo...
Ovviamente subito dopo l'intervento di Cesa, si sono alzate numerose polemiche.

Cesa allora ha corretto il tiro, dicendo: "l'Udc difende con convinzione l'unità delle famiglie, di tutte le famiglie, e dunque anche di quelle dei parlamentari italiani e resta convinta che vivere ed operare avendo affianco i propri congiunti, consenta a tutti, deputati e senatori compresi, maggiore serenità ed armonia".

Ora vi riporto l'opinione tra l'ironico e il serio di Francesco Merlo scritta nell'articolo " Il deputato con la squillo? "Portiamo le mogli a Roma" " pubblicato sul quotidiano "
laRepubblica" di ieri:

"Come Newton scoprì la legge di gravità dalla caduta di una mela, così lo scienziato sociale Lorenzo Cesa ha scoperto da legge del coito parlamentare dalla caduta di un Mele. Riflettendo infatti sulla mirabile vicenda sessuale dell'onorevole Mele, che ha detto di essere stato posseduto – suo malgrado – da una prostituta, lo statista planetario Lorenzo Cesa, segretario del virtuosissimo Udc, il partito del latinorum, della messa ratzingeriana in latino, ha accolto le dimissioni di Mele.
Ma ne ha compianto "la solitudine e la vita dura" e ha infine proposto la legge del rimborso coitale, o meglio, del risarcimento del coitus obstruitus atque obliteratus. Eccola: gli eletti alla Camera o al Senato devono avere "la moglie sempre pronta" come dicevano i contadini di Roma antica, Venus sempre parabilis, perché dopo una giornata di fatica, di zappa e terra, mancano tempo ed energia per sedurre "ragazze in cerca di avventura". E' dunque giusto, incalza il dotto Cesa – che lo Stato paghi all'onorevole l'indennità di astinenza. Insomma: il costo della moglie sempre parabilis al seguito, oppure le sozzerie.
Ebbene, a noi il ragionamento di Cesa sembra così inverosimile e scellerato che abbiamo deciso di migliorarlo. Perché non proporre "l'indennità di Priapo" alle parlamentari, signore e signorine, e "l'indennità di Venus" agli onorevoli maschi? Per i trans, i gay e le lesbiche diamo a Cesa quel che è di Cesa, e dunque ci rimettiamo alla sua saggezza informata a cultura e profondità di studi. E si potrebbe continuare organizzando una fiaccolata postribolare in via Veneto per ricordare il martirio di Mele il solitario, con una raccolta di fondi per una prima sistemazione del coito parlamentare che, per limitarci al cortile di casa (chiusa) nostra, già Cavour, Einaudi e Bobbio intravedevano come necessità statuale, guaina preservativa contro le brutte avventure della democrazia negli hotel di via Veneto che sono a rischio piattole, luoghi dove le prostitute si spacciano per Mary Poppins confondendo gli ingenui onorevoli di turno.

Stia attento il lettore: a dispetto del tono che stiamo usando, questa non è una storia di peccato, ma di vizio. L'orgasmo di Mele non è più riferibile all'Italia crapulona di Tognazzi, ma alla Costituzione reale della sordida Italia che di giorno discrimina i gay e che di notte se li fa portare in Camera. Molti italiani – la gran parte – potrebbero pure chiudere un occhio, anche in segno d’intesa, sul deputato adultero e magari anche sul ministro con la mantenuta, perché in fondo da rappresentanti simili si sentirebbero forse ben rappresentati. Ma ci fanno venire l'orticaria quei viziosi politici che, proprio come l'onorevole Mele, montano campagne contro
la droga e poi sniffano coitando; che divorziano ma rumoreggiano in difesa dell'indissolubilità del vincolo familiare; che chiedono di schedare i clienti della prostituta, alla quale riservano la definizione di "ragazza in cerca d'avventure" solo quando "batte" nelle loro alcove.
Che quello di Mele non sia un eccesso su cui chiudere un occhio, una banale boccaccesca storia di adulterio, un dignitoso peccato su cui indulgere, lo si capisce dal cinismo usato a copertura del ridicolo. L'onorevole infatti ha chiesto perdono alla moglie e ai figli, al partito, alla patria, ma non alla ragazza che con lui si è drogata, finendo da sola in ospedale: «Non l'ho pagata ma le ho fatto un regalo in denaro». L'onorevole, il quale dice persino – proprio così! – di essere orgoglioso di sé, non ha pensato che quel drogarsi era la sola maniera possibile di stare con lui. No: lui non voleva, lui è stato sedotto, «non sapevo nemmeno che la signora facesse quel tipo di prestazioni», certe donne – si sa – sono ladre di sperma.
Secondo la ragazza, l'onorevole non voleva neppure chiamare l'ambulanza. Certamente non l'ha accompagnata, e se ne è liberato. A tutti i costi non voleva essere compromesso perché, come dice l'adagio, "il sesso non vuole pensieri".
Rimane vero, ma non gli fa onore, che l'onorevole Mele non è lussurioso come Sardanapalo, non è libertino come Casanova, non è trasgressivo come Oscar Wilde e non è neppure uno sciupafemmine casereccio alla Vittorio Sgarbi. Degrada le atmosfere di "Totò, Peppino e la malafemmina", rende grave la debauche al borotalco dei calendari dei barbieri della sua Carovigno, a pochi chilometri da Brindisi, paese di mandorle, olio ed etnia apolo-pakistana per dirla (sempre) con Amato.
Insomma, mai ci saremmo occupati di questo minuscolo rappresentante del popolo carovignonese o carovignacciano se, come dicevamo all’inizio, non fosse intervenuto l'onorevole Cesa, calabrese, segretario del partito di Casini, di Bottiglione, di Giovanardi, del partito dei pellegrinaggi organizzati dal cappellano della Camera, teologo e rettore dell'Università pontificia monsignor Rino Fisichella. L'Udc è uno dei partiti del Papa oltre che di Cuffaro, è votato dal 6, 7 per cento degli italiani, è il partito dei molti inquisiti, è il partito dello zelo puritano che è sempre losco, scivoloso e sporco. Il caso Mele-Cesa lo certifica: l'Udc è il partito dei falsi buoni cristiani che si battono contro i peccati, per il trionfo del vizio"
(sottolineature personali)

Forse a qualcuno di voi farebbe piacere conoscere la biografia politica di questo Mele.
Ebbene, originario di Carovigno, "lu Mimmo" è stato vicesindaco democristiano del suo Paese. Peccato che nel 1999 ha dovuto lasciare il posto perché arrestato per concussione e corruzione: tra il 1995 e il 1998 aveva preso tangenti di centinaia di milioni delle vecchie lire per assegnare appalti pubblici e per assunzioni. Con i soldi delle tangenti andava insieme al sindaco a giocarseli al casinò di Montecarlo.
Nel 2000 da ex democristiano cerca di entrare in
An per diventare consigliere regionale: richiesta non accolta. Ad accoglierlo a braccia aperte sarà l'Udc...
Nel 2003 famosa la sua gaffe: durante un'assemblea pugliese si parla della guerra in Iraq e della concessione delle basi militari italiane agli Usa e "Mimmo", non sapendo che dire, ha la geniale idea di rileggere "paro paro" un discorso che aveva fatto l'allora segretario dell'Udc
Marco Follini solo 15 giorni prima: è stato presto scoperto...

Ma è possibile che una persona del genere con problemi con la giustizia sieda in Parlamento?!
Per cacciare simili "politici", ricordo ancora di partecipare al
VAFFANCULO-DAY organizzato da Beppe Grillo l'8 settembre 2007 in tutta Italia!

Per finire in modo più leggero, vi posto qui sotto una scena del film adolescenziale "Il tempo delle mele" da cui ho preso il titolo di questo post:


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