L'età per andare in pensione è necessario aumentarla e questo mio giudizio non sarà forse molto popolare. Il nostro Paese sta invecchiando sempre di più e ciò comporta un grosso squilibrio tra chi paga le pensioni e chi è invece già in pensione.
Circa nel 2050 potrebbe succedere che per la prima volta nella storia, gli anziani (per anziani si intende la categoria tra 60 e più) supereranno i giovani in età da lavoro (15-59 anni). Allora, come si può risolvere il problema?
Si può intervenire su tre punti: aumentare l'occupazione (impresa giusta ma non sufficiente), intervenire sulla pensione media (riduzione coefficienti per calcolare la pensione o un aumento delle tasse cosa da esclude visto che in Italia sono già molto elevate) oppure intervenire sulla produttività aumentando anche le persone in età da lavoro.
Quest'ultima cosa significa aumentare l'età minima per ottenere la pensione di anzianità che attualmente in Italia è di 57 anni. Vi do solo questi dati presi da un articolo di Antonio Golini su "Il Messaggero" del 6 dicembre 2006:
"[...] A lavorare in età fra i 55 e i 65 anni, in Italia è il 31 per cento della popolazione, nell'Unione Europea il 43 e negli Stati Uniti il 61 [...]"
Ed ecco a tal proposito cosa ha detto Lorenzo Bini Smaghi rappresentante italiano della BCE:
"[...] è sempre più urgente la riforma della previdenza, a partire dall'innalzamento dell'età pensionabile. In caso contrario, chi vuole difendere lo status quo ha il dovere di dirlo chiaro: vogliamo che le nostre pensioni, che ci goderemo più a lungo, siano pagate dai giovani [...] Anche altri Paesi devono completare la riforma previdenziale. Ma in Germania si va in pensione a 67 anni, in Svezia a 65. L'Italia può davvero permettersi il lusso di mandare la gente in pensione a 57 anni? [...]"
(Fonte: Repubblica.it )
Mi rendo conto che toccare le pensioni è una cosa molto seria e delicata. Ad esempio la riforma Maroni che era stata fatta dal governo precedente, era troppo drastica e se vogliamo "insensibile". Infatti imponeva che dal 2008 (da qui noto anche una sorta di "scaricabarile" consegnando il problema al governo attuale...) l'età minima per andare in pensione passasse subito da 57 a 60 anni con un salto di ben tre anni tutti insieme.
A mio avviso, all'inizio del 2007 erano state fatte delle proposte di riforma molto interessanti. Ad esempio si eliminava lo "scalone" (il passaggio da 57 a 60 anni a partire dal 2008) mettendo dei "gradini", cioè un aumento graduale nel tempo che portasse da subito solo un aumento di un anno, cioè da 57 a 58 anni. Inoltre si sarebbe dovuti intervenire sui coefficienti di trasformazione (servono a stabilire l'ammontare della pensione) per adeguarli in base all'aumento delle aspettative di vita (cosa prevista dalla precedente riforma Dini). C'è da dire però che nel toccare i coefficienti si sarebbe comunque tenuto conto delle pensioni più basse che sono una vera e propria vergogna.
Altra cosa molto interessante era quella di garantire ai giovani una pensione adeguata in futuro e questo grazie a dei contributi figurativi per i periodi di non-lavoro. Quest'ultima cosa è di grande utilità per i giovani in quanto a causa della precarizzazione del lavoro che si è avuta con le misure di flessibilità introdotte dalla legge Biagi, ottenere un posto fisso è sempre più complicato e di conseguenza tra un lavoro e l'altro non si versano i contributi (che tra l'altro sono anche molto bassi per i lavori a tempo determinato).
Questi erano i punti fondamentali che si era dato Prodi e il suo governo ad inizio d'anno. Nel frattempo però c'è stata una crisi di governo e la debolezza dell'esecutivo ha fatto momentaneamente arenare una vera riforma delle pensioni.
Purtroppo per intervenire sulle pensioni ci vuole una certa autorità cosa che Prodi sembra per adesso non avere.
C'è da dire però che ci sono comunque molti segnali positivi verso una riforma di questo tipo, basti leggere quanto ha detto nei giorni scorsi il Ministro Amato in un'intervista:
"Un "nuovo contratto sociale tra le generazioni". Un patto che sottragga i giovani, prima che sia troppo tardi, da un'assurda "roulette previdenziale". Un accordo per aumentare l'età pensionabile di uomini e donne, introdurre i necessari "meccanismi di manutenzione" (cioè i coefficienti) e far decollare stabilmente il "terzo pilastro" (cioè la previdenza complementare). Se non fa questo, il centrosinistra rischia un "suicidio [...]"
(Fonte: Repubblica.it )
Quindi non c'è niente da fare, riformare il sistema pensionistico è necessario!
Però...
Però non è accettabile vedere mantenuti tutti i privilegi che i nostri politici continuano ad avere! Non si può chiedere uno sforzo ai lavoratori quando loro invece non fanno alcun sacrificio. E' vergognoso, sottolineo VERGOGNOSO, che mentre si parla di aumento dell'età pensionabile, si deve vedere che i politici prendono una grande pensione dopo ben DUE ANNI E MEZZO dall'inizio della legislatura!
Ecco cosa scrive a tal proposito Beppe Grillo sul suo blog:
" La pensione degli italiani si allontana. Ogni anno l’asticella viene posta più in alto. Sempre più in alto. E chi alza l’asticella sono i nostri cari dipendenti. La ragione è che non ci sono più i soldi. L’esempio, si sa, fa miracoli. E i parlamentari non si sono tirati indietro. Tutti per uno e uno per tutti. Per loro i soldi ci sono sempre.
Dopo due anni e mezzo dall’inizio della legislatura hanno il diritto alla pensione.
DUEANNIEMEZZOOOOOOOOOOOOO!!!!!
A noi lo scalone e a loro lo scivolo.
Questo Parlamento non ha alcuna autorità per varare una legge sulle pensioni. Nessuna. Qualunque legge è nulla. Lo è per la par condicio. Due anni e mezzo per tutti o non se ne parla.
Prodi e lo Sciupà potranno modificare le pensioni solo dopo essersi puliti la bocca dai privilegi dei parlamentari, anche di quelli già acquisiti [...]"
Di sicuro il governo durerà almeno 2 anni e mezzo quindi...
Qui sotto vi metto anche il conto alla rovescia alla pensione dei parlamentari preso sempre dal citato blog di Beppe Grillo:
sabato 26 maggio 2007
L'età pensionabile bisogna aumentarla
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