venerdì 2 novembre 2007

E' morto Don Oreste Benzi: una vita spesa per gli ultimi


Il cuore di Don Oreste Benzi, 82 anni, ha smesso di battere alle ore 2.22 di questa notte.
La sua vita è stata sempre al fianco degli ultimi, degli emarginati della società, di tutti quelli che costituiscono un problema per gli altri.
Ha sempre speso una parola per loro, li ha accolti e ascoltati tentando di offrire un'altra chance, una via per riscattarsi e formare una nuova vita.
Attento osservatore della società, proprio ieri aveva commentato la terribile morte di Giovanna Reggiani avvenuta a Roma in seguito all'aggressione del rumeno Nicolae Mailat. Don Benzi aveva usato parole di «sdegno e di dolore» ma anche, voce fuori dal coro, denunciato le «responsabilità degli italiani»:

«I funzionari della polizia rumena con i quali noi collaboriamo ci dicono che i lupi feroci siete voi italiani perché oggi in Italia sbranate più di 30.000 ragazze rumene, delle quali in partenza il 50 per cento sono bambine. Siete voi che foraggiate i criminali romeni che le tengono schiave con almeno 200 milioni di euro all'anno di guadagno. Sono i vostri maschi che pagano i delinquenti romeni. Dobbiamo chiedere perdono alla signora barbaramente massacrata. Ma voi dovreste stare in ginocchio tutto l'anno perché tutto l'anno massacrate le nostre bambine».

Don Benzi era così, una persona semplice che non aveva paura di dire e fare cose che potevano ritenersi scomode per alcuni.
La sua vita è una bella storia, di quelle da cui si può trarre la sceneggiatura di un film.
Nasce il 7 settembre 1925 a San Clemente, piccolo paesino a 20 Km da Rimini, il settimo di nove figli di una famiglia povera di operai.
Già all'età di 12 anni aveva le idee molto chiare decidendo di entrare in seminario. Circa dodici anni dopo, il 29 giugno 1949, viene ordinato sacerdote.
Fin da subito decise di stare vicino ai giovani, insegnando in varie scuole di Rimini e Riccione. Per lui era fondamentale stare in contatto con i cosiddetti teen-agers perché è in questo periodo della vita che si formano i veri valori. Comincia così ad organizzare delle attività per gli adolescenti in modo da favorire un «incontro simpatico con Cristo».
Nel 1968 fonda, con un gruppo di ragazzi e altri sacerdoti, l'Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII che ha come scopo quello di condividere le forme di disagio di quelli che non hanno più una speranza, delle donne costrette a prostituirsi, dei malati di AIDS, delle persone con handicap, dei drogati, alcolisti, detenuti, zingari, i senza tetto, gli anziani, gli immigrati.
Infatti nello statuto di questa associazione è scritto:

«L'amore ai fratelli poveri di cui si condivide la vita deve spingersi fino a cercare di togliere le cause che provocano il bisogno e quindi porta la Comunità ad impegnarsi seriamente nel sociale, con un'azione non violenta, per un mondo più giusto, ed essere voce di chi non ha voce».

Don Benzi faceva queste cose sempre con il sorriso, provando piacere nello stare al fianco di quelli che lui stesso definiva "gli ultimi": «Gli ultimi sono coloro ai quali nessuno pensa. E se ci pensa, pensa male».
Di queste persone il mondo ne avrebbe più bisogno ed è una grave perdita quando vengono a mancare.

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