Il titolo di questo post certamente mi mette un po' in soggezione. In poche righe è difficile e azzardato parlare esaustivamente di vita e in particolare di aborto. Lo faccio in risposta a questo video presente su YouTube e pubblicato dall'utente "AteoCorporation":
Le tesi riportate sono molto semplificate e ampiamente dibattute. Trovo molto semplice dire che entro i tre mesi quel feto si può considerare una "non vita". Da questo concetto mi vengono varie domande da porre...
Perché?
Cos'è la vita?
Dove inizia la vita?
Abbiamo noi il diritto di scelta sulla vita nostra e di quella nascente?
Il problema secondo me è una visione materialistica della vita. Pensiamo che vivere sia un nostro diritto, che noi siamo i padroni incontrastati e che dobbiamo poter decidere su tutto. Manca secondo me una forma di rispetto verso di noi e verso la natura che ci circonda.
Riflettendoci, nessuno si può considerare veramente "padrone" della propria vita. Io non ho deciso di nascere. Non ho deciso di vivere. Non mi sono creato da me. Non ho deciso la famiglia nella quale crescere, il livello sociale al quale dobbiamo molte delle opportunità che si presenteranno nel corso della vita.
La nostra vita è un dono. Un dono meraviglioso e dovremmo dire ogni giorno grazie di esistere, a prescindere dai problemi che annebbiano i nostri pensieri. Se i miei genitori mi avessero rifiutato, non avrei mai potuto partecipare a questo mix di gioie e dolori chiamato "vita".
Certo, mi si dirà che il mio discorso è troppo "romantico", sottolineando della vita solo quegli aspetti che ci fanno stare bene. So benissimo che non è sempre così.
Il male, la sofferenza, è sempre dietro l'angolo. Io da cristiano, so benissimo che il male e la sofferenza fanno parte di questo mondo. Cristo ha sperimentato fisicamente cos'è l'ingiustizia e la sofferenza. Ci ha insegnato a seguire il suo esempio, mostrandoci che questa vita è solo un passaggio. Ci ha insegnato a tenere la propria croce, fortificati da quella speranza di salvezza e di pace che chi ha fede riesce a sperimentare anche in questa vita.
Oggi invece, sembra forte l'idea che la vita sia priva di senso. E' per questo che il futuro diventa presente, non esiste più speranza, divertirsi è la sola cosa importante. Concetti come "responsabilità" danno fastidio, sanno di antico. Di male e di morte non bisogna parlare, meglio non pensarci. Perché in quest'ottica nulla ha senso e quindi tanto più è inutile interrogarsi sulla fine della vita. La sofferenza bisogna evitarla in tutti i modi possibili offerti dalla tecnica. E quando c'è poco o nulla da fare, meglio staccare la spina e tornare a quel "nulla" da cui tutto inizia e tutto finisce.
Perché mi sono dilungato così tanto sulla vita? Perché l'aborto tocca proprio l'inizio di ogni esistenza e per affrontarlo degnamente non si può sorvolare su queste domande di senso.
Nel video si dice che prima dei tre mesi, il feto essendo poco sviluppato, non proverebbe dolore e quindi chi parla di "omicidio" non sa quello che dice. Potrei dire innanzi tutto che mi sembra alquanto arbitrario dire che fino ai tre mesi l'aborto è accettabile, dai tre mesi e un giorno no. Chiaro che tutto questo sia un compromesso, accettabile o meno ma pur sempre un compromesso. Giusto dire che il sistema nervoso ad esempio è poco sviluppato entro i tre mesi, ma non credo che questo sia un elemento indiscutibile per dire che il feto non è un "essere umano".
Da quando l'ovulo è fecondato da uno spermatozoo, nasce qualcosa di nuovo, qualcosa che prima non esisteva e da quel momento sì. Lo zigote ha un proprio patrimonio genetico, nato dalla fusione dei due gameti maschile e femminile. E' da qui che secondo me nasce la vita.
Certamente, non si può definire "persona" questo stadio iniziale. Non si può già parlare di coscienza e di volontà. Ma è indubbio che da qui si forma un qualcosa di nuovo che naturalmente porterebbe alla nascita di un essere senziente e dotato di volontà. E' impossibile dire che questa non sia la verità, possiamo al massimo far finta che ciò non lo sia.
Con tutto questo non voglio demonizzare le donne che hanno fatto la scelta dell'aborto. Non oso nemmeno immaginare quali sofferenze psicologiche abbiano dovuto subire per questa scelta. Spesso chi pratica l'aborto lo fa anche per motivi economici, certa che non potrà dare una vita dignitosa al proprio figlio, tuttalpiù se non si è in presenza di una relazione stabile. Lo Stato in questo caso è il maggior colpevole, colpevole di aver portato delle donne ad andare contro il proprio "istinto materno" per motivi ampiamente superabili. Chi parla solo di diritti delle donne ad abortire, dovrebbe prima parlare di doveri dello Stato nel favorire ed aiutare le famiglie in difficoltà. Immagino però che parlare al massimo solo di diritti sia più semplice e meno dispendioso...
Immagino anche le donne che hanno abortito perché il proprio figlio sarebbe nato malformato. Magari l'intenzione era quella di non far provare al figlio un'esistenza segnata dal dolore e da una "vita non degna di essere vissuta". Nella mia ottica non esiste nessuna "vita non degna di essere vissuta", ma posso capire che la durezza della realtà si presta spesso poco a ragionamenti. A volte mi capita di leggere e sentire persone anche contro l'aborto ma che lo ammettono per casi di malformazioni. Ma siamo sicuri che ad esempio un bambino down non vorrebbe vivere? Spesso il sorriso e la forza di questi bambini, toccano le corde più profonde della nostra anima perché esprimono una gioia per noi incomprensibile, noi capaci di lamentarci e imprecare anche se siamo solamente imbottigliati nel traffico in ritorno da una vacanza.
Immagino quelle donne vittime di violenza sessuale, non capaci ad accettare un figlio che non sia frutto di un amore. Un bambino dovrebbe essere il frutto visibile di un amore stabile, magari voluto all'interno di quella stabilità che solo il matrimonio può dare. In ogni caso, chiaro che quel bambino non ha colpe e pur se frutto di violenza, è parte della madre che lo porta in grembo, il suo cuore batte col suo.
In conclusione, più che un attacco alla 194, voglio nel mio piccolo dare solo qualche spunto di riflessione a chi dell'aborto parla tanto facilmente e in modo semplicistico, evitando, forse spinti da ideologie materialistiche, ad affrontare quelle domande di senso che da sempre hanno caratterizzato la razza umana. L'impegno dei politici dovrebbe essere quello di chiacchierare meno impastandosi la bocca di "famiglia" e "diritti", aiutando concretamente la donna in difficoltà per una gravidanza non voluta o non cercata. Intensificando l'educazione sessuale nelle scuole, insegnando ad usare i metodi anticoncezionali e, perché no, educare ad una sessualità responsabile meno succube degli impulsi sessuali molto forti soprattutto tra gli adolescenti. Sostenendo e potenziando anche l'opera dei consultori, per aiutare psicologicamente le donne messe di fronte ad una tale scelta, spiegando magari che un'alternativa all'aborto c'è e che è quella di dare il bambino in affidamento. Forse quel bambino un giorno, crescendo si commuoverà pensando all'amore di una madre che pur non potendo ha deciso di metterlo al mondo.
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