giovedì 6 agosto 2009

L'isola dei rifiuti: il "carburante del futuro" e l'interesse dei Rothschild

Come se vivessimo in un mondo stile Futurama, nel Pacifico del Nord si è formata una chiazza interamente di rifiuti di plastica. La quantità dei rifiuti è veramente impressionante e terrificante: 4 milioni di tonnellate su un totale di 60 miliardi prodotti ogni anno nel mondo. Si stima che la chiazza sia grande quanto due Texas o quattro Giapponi!

Ecco cosa è riuscito a fare il cosiddetto "progresso"! Il progresso senza una cultura ambientale e civile degna genera dei mostri di cui noi prima o poi dovremo fare i conti. Queste notizie appassionano pochi, fanno più notizia gli scoop su un vip immortalato in effusioni con una bella ragazza in un luogo pubblico. Per il resto, il problema ambientale nemmeno ci sfiora, preoccupati solo a coltivare il proprio orticello.
Questo non va bene perché violentare la natura significa deturpare a volte anche per sempre la terra lasciata dai nostri padri e di cui un domani beneficeranno le future generazioni.

Bottiglie di plastica e altri oggetti fatti con questo materiale, spinte dalle correnti circolari dell'Oceano Pacifico, hanno impiegato cinque o sei anni di navigazione prima di arrivare nel posto in cui si trovano ora. Gli agenti corrosivi degli enzimi hanno ridotto questa massa di oggetti di plastica in una poltiglia, tanto da essere difficilmente osservata e controllata dai satelliti. Per questo sono partite due spedizioni dell'università di San Diego che, grazie alle navi oceanografiche New Horizon e Kaisen, determineranno i confini di quest'isola di plastica. Oltre a questa ricognizione di un fenomeno da tenere sotto controllo e da studiare, i ricercatori cercheranno di trovare dei metodi di ripulitura che non siano traumatici per l'ecosistema. La plastica ruminata, una volta raccolta può essere riutilizzata come carburante e questo grazie alla collaborazione della ditta britannica Nextek, azienda specializzata nel riciclaggio dei rifiuti urbani.

Spiegazioni più dettagliate in merito le ha date Maurizio Peruzzini, responsabile del Progetto chimica sostenibile al Dipartimento di progettazione molecolare del Cnr, che ha parlato di "carburante del futuro". In un'intervista pubblicata sul quotidiano "la Repubblica" di oggi a pag. 17 ha detto:

[...] "La plastica è composta da lunghe catene di atomi chiamate polimeri, che devono essere degradati. Esistono varie strade, e la più battuta sfrutta la temperatura di una torcia al plasma. A diverse migliaia di gradi, la plastica si "scompone" in molecole più semplici, principalmente monossido di carbonioo e idrogeno, utilizzabili come combustibili. Questa miscela, nota come "gas illuminante", rischiarava le città del petrolio. Perché questo processo funzioni bene però è necessario che il materiale di partenza sia omogeneo".
La plastica del Pacifico ha passato 5 o 6 anni nell'acqua salata e sotto il sole. E' già abbastanza degradata?
"Questo facilita le cose. La degradazione della plastica è il cuore del problema. Un'altra strada prevede l'utilizzo di enzimi che spezzano i legami chimici dei polimeri. Se ne usano diversi, ognuno è adatto a un tipo di plastica. Bisogna però sottoporre i batteri a ingegneria genetica per ottenere l'enzima voluto".

Un aspetto preoccupante è che pezzetti di questa plastica possono, e quasi certamente già avviene, essere mangiati dai pesci, per poi risalire lungo la catena alimentare fino a quelle specie di cui si nutre l'uomo.

Ovviamente, è assurdo pensare che tutto questo grande e complesso lavoro sia gestito e portato a termine da questa spedizione di una sessantina di ricercatori. Quando si sente l'odore di affari e di soldi tintinnanti, ecco che si fa viva una delle famiglie più ricche e potenti del mondo: i Rothschild! Basta fare una piccola ricerca e leggere dei buoni libri per comprendere come questi uomini tengano in scacco i "potenti" della terra che di fronte a loro sono solo marionette.
Questa famiglia infatti, tanto per rendere l'idea, è stata fondamentale per la creazione del sistema bancario così come lo conosciamo oggi. Nella storia hanno prestato soldi a debito a ricchi e potenti, fornito preziosa liquidità ad entrambe le parti di un conflitto, concesso prestiti per la ricostruzione post-bellica. La maggior parte delle persone forse non ha mai sentito il loro nome, indice che chi ha potere e influenza gioca dietro le quinte.

Ebbene, anche se non ne avevo mai sentito parlare prima, proprio uno dei Rothschild, David de Rothschild, fondatore dell'associazione "Adventure Ecology", sarà il prossimo a salpare da San Francisco per portare avanti questa iniziativa ecologica.
Questo è, volendo, un bel segnale: ci sono margini per trarre un buon profitto anche dall'ecologia.

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