Questa mattina, alle ore 8, si è spenta per sempre una voce libera del giornalismo: Enzo Biagi.
Dieci giorni fa era stato ricoverato per problemi cardiaci ma in seguito sono sopraggiunte ulteriori complicazioni renali e polmonari.
Tuttavia è rimasto sempre lucidissimo benché la sua età fosse molto avanzata: 87 anni.
Qualche giorno fa è riuscito a pronunciare una frase bellissima dal suo letto d'ospedale, parafrasando la poesia "Soldati" di Giuseppe Ungaretti: "Mi sento come le foglie su un albero in autunno... ma tira un forte vento".
Biagi è nato il 9 agosto 1920 a Pianaccio di Lizzano in Belvedere, un paesino situato sull'Appennino bolognese. Il suo sogno fin da piccolo era quello di diventare giornalista e così fu ben presto, cominciando a scrivere in una piccola rivista studentesca "Il Picchio" che riguardava soprattutto la vita scolastica. Il regime fascista del tempo però mal tollerava il concetto di libertà e perciò soppresse l'innocuo giornale. Fu da quel momento che in Biagi si formò uno spirito antifascista.
All'età di 17 anni cominciò a scrivere per un altro giornale , "L'Avvenire d'Italia". Successivamente, nel 1940, entrò a far parte del "Carlino Sera", la versione serale del quotidiano "Il Resto del Carlino".
Nel frattempo scoppiò la Seconda Guerra Mondiale e nel 1942 il giovane Biagi fu chiamato alle armi ma non partì mai a causa di problemi cardiaci che lo hanno seguito fino alla sua morte (ultimamente era arrivato ad avere ben sei bypass ).
Il 1943 fu un anno molto importante per lui. In quell'anno infatti si sposò con Lucia Ghetti e dopo poco fu costretto a rifugiarsi sulle montagne in pieno clima di guerra. Da lì entrò a far parte della Resistenza combattendo nelle brigate "Giustizia e Libertà" vicine al Partito d'Azione.
Finito il conflitto mondiale, Biagi passò alla storia quando, entrando a Bologna con le truppe alleate, annunciò alla radio locale l'avvenuta liberazione.
Da quel momento la sua vita è stata sempre un crescendo, diventando direttore di alcuni giornali ma soprattutto un giornalista amato dalla gente.
Il suo linguaggio era semplice e ironico, capace di toccare ogni argomento con autorevolezza ma senza una grande presa ideologica. Amava essere concreto e si curava poco di piacere oppure no agli uomini politici.
Questo suo spirito libero gli è costato caro, perdendo a volte il posto di direttore. Eppure non ha mai fatto niente di eclatante per meritarsi tante ostilità, semplicemente danno sempre un po' fastidio le persone che esprimono liberamente il proprio pensiero.
La prima volta che fu allontanato da una testata giornalistica è stato nel 1951 per opera dell'editore de "Il Resto del Carlino" che lo definì un "comunista sovversivo". Cosa fece di così tanto "sovversivo"? Aderì al "Manifesto di Stoccolma" che era contro la bomba atomica.
L'ultima volta che fu cacciato rimarrà nella storia perché non avvenne per mano di un editore ma da parte di un uomo di governo: l'allora Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
Ma andiamo in ordine.
Nel 1995, Enzo Biagi ha tramesso per la prima volta "Il Fatto", programma di approfondimento del TG1 di cui era l'autore e il conduttore. Da lì, dopo il telegiornale serale, il giornalista trattava le principali notizie della giornata incontrando subito le simpatie del pubblico. Non a caso nel 2004, una giuria di giornalisti nominò "Il Fatto" il miglior programma giornalistico della RAI, forte dei suoi 6 milioni di telespettatori che in media seguivano le sue puntate.
Celebri sono le sue interviste, in particolari quelle realizzate nei confronti di Sofia Loren , Marcello Mastroianni, Indro Montanelli e Roberto Benigni.
Proprio questi ultimi due importanti personaggi sono stati la causa principale del suo allontanamento dagli schermi televisivi.
In particolare ad infuriare Berlusconi, che evidentemente mal tollera il dissenso nei suoi confronti forse per l'abitudine all'adorazione dei suoi alleati e degli uomini che a vario titolo dipendono da lui (ad esempio Emilio Fede solo per citarne uno...), fu l'intervista al comico Benigni prima delle elezioni politiche del 2001, durante la campagna elettorale.
Ecco la "deplorevole" intervista:
Come si fa ad indignarsi per un'intervista? Soprattutto, come si fa ad indignarsi per un'intervista ad un comico?
Biagi faceva solo delle domande e, semmai, l'uomo più ricco d'Italia avrebbe dovuto scagliarsi principalmente su Benigni.
Invece no, a rimetterci è stato l'anziano giornalista che come se fossimo tornati indietro nel tempo alla dittatura fascista di Benito Mussolini, è stato di fatto "epurato" dalla RAI come conseguenza del celebre "Editto bulgaro".
Infatti, il 18 aprile 2002 in una conferenza stampa che si è svolta durante una visita ufficiale a Sofia, Berlusconi fece i nomi di Biagi, Santoro e Luttazzi che presto persero il proprio lavoro:
«La Rai tornerà ad essere una tv pubblica, cioè di tutti, non partitica, [...] come è stata durante l'occupazione militare della sinistra. L'uso fatto da Biagi, da quel...come si chiama? Ah Santoro e da Luttazzi è stato veramente criminoso e fatto con i soldi di tutti. Preciso dovere di questa dirigenza sia quello di non permettere più che questo avvenga. [...] Ma siccome non cambieranno...»
Ecco il video del momento in cui ha pronunciato questa vergognosa lista di nomi:
Spero che gli italiani non dimentichino mai quello che è avvenuto perché cose del genere sono un segnale di pericolo per la nostra libertà.
Non bisogna mai avere paura di esprimere le proprie idee ma a volte, come in questo caso, può essere rischioso per la propria carriera.
La risposta del giornalista è stata la seguente, trasmessa dal suo programma incriminato:
Da quel giorno, dopo aver dato tanto alla televisione italiana, fu allontanato lentamente dalle reti pubbliche. Prima gli tolsero "Il Fatto" come da volere del Cavaliere, poi cominciarono ad offrirgli fasce orarie improponibili per trasmettere un programma di approfondimento.
Dopo tre interviste rilasciate alla trasmissione di Fabio Fazio "Che tempo che fa" che registrarono ascolti record, ritornò finalmente in televisione il 22 aprile 2007 col la trasmissione "RT - Rotocalco Televisivo". La prima puntata iniziò dicendo: «Buonasera, scusate se sono un po' commosso e, magari, si vede. C'è stato qualche inconveniente tecnico e l'intervallo è durato cinque anni».
Di seguito il video di quel commovente discorso:
Durante i suoi comizi, il capo della CDL Silvio Berlusconi parla tanto di libertà, riempiendosene la bocca e strappando calorosi applausi dai suoi sostenitori.
Imparasse come prima cosa a rispettare gli uomini liberi: chieda scusa al grande giornalista Enzo Biagi!
Dubito che lo faccia.
martedì 6 novembre 2007
Enzo Biagi è morto. Adesso Berlusconi chieda scusa!
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3 commenti:
Un grande giornalista, un grande uomo. Anch'io mi auguro che Berlusconi chieda pubblicamente scusa, e dubito che lo faccia. Sarebbe una vera notizia. Ed anche se lo facesse, penso che sarebbe solo propaganda. Ciao Enzo, la terra ti sia lieve e dalla redazione celeste continua a scrivere e osservare sorridendo.
Difatti non l'ha fatto.
Un ottimo e completo post, per non dimenticare.
Grande Enzo Biagi! Spero che qualcuno gli chieda scusa almeno ora, anche se ciò non avverrà..Chi gli ha mancato di rispetto da vivo, gli porti rispetto almeno da morto!!
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