domenica 25 novembre 2007

Essere garantisti con Cosa Nostra


Ogni volta che si pensa che il Ministro di "Casta e Ingiustizia" Clemente Mastella abbia toccato il fondo con i suoi comportamenti e provvedimenti, c'è sempre un colpo di scena che fa ancora più indignare.
Questa volta riguarda una fiction che doveva andare in onda martedì 27 novembre su RaiUno che si intitolava "La vita rubata". L'argomento trattato era la barbara morte di Graziella Campagna (nella foto - fonte Ammazzatecitutti), ragazza di 17 anni che venne uccisa a Forte Campone il 12 dicembre 1985 per mano della mafia.
Cosa aveva fatto di male?
Semplice, sapeva troppo.
Lavorava in una piccola lavanderia a Villafranca Tirrena per 150 mila lire in nero al mese che servivano per aiutare economicamente la sua povera famiglia molto numerosa: oltre ai genitori, erano 7 fra fratelli e sorelle.
Qualche giorno prima della sua uccisione, l'allora latitante Gerlando Alberti jr., nipote di Gerlando Alberti Sr. boss della mafia siciliana conosciuto come "U paccarè", portò i suoi vestiti nella lavanderia dove lavorava Graziella.
Dentro una camicia, la ragazza trovò un'agendina con dentro delle informazioni segretissime di cui nessuno doveva essere a conoscenza.
Quella scoperta fu la sua condanna di morte.

Alle ore 20 di quel piovoso 12 dicembre del 1985, come ogni sera Graziella stava aspettando l'autobus che l'avrebbe riportata a casa, aSaponara. Purtroppo non entrò mai in quell'autobus perché fu caricata su di un'auto che la portò a Forte Campone a pochi chilometri di distanza in un luogo molto isolato. In un prato, in mezzo al fango, spararono contro di lei 5 colpi con un fucile a canne mozza. Fu colpita al braccio con il quale tentava in vano di ripararsi, il viso, lo stomaco e la spalla. Come se non bastasse, quando cadde a terra fu colpita alla testa da un altro pallettone che le sfondò il cranio per poi piantarsi nel fango.

Dopo ben 19 anni, due ex latitanti, il già citato Gerlando Alberti jr. e Giovanni Sutera, già precedentemente accusato di omicidio e tentata rapina, furono condannati in primo grado all'ergastolo dalla Corte di Assise di Messina. Oltre a loro furono condannate a due anni per favoreggiamento Franca Federico e AgataCannistrà, rispettivamente la titolare della lavanderia e la collega di lavoro di Graziella.
Ma con l'indulto si è avvantaggiato anche Gerlando Alberti jr. uscendo prima dal carcere di Parma dove nel frattempo stava scontando altri reati.

Perché non trasmettere una storia simile in televisione?
Il presidente della Corte di Appello di Messina, tramite Clemente Mastella, ha chiesto alla Rai di sospendere la fiction per "non turbare la serenità dei giudici" in quanto il 13 dicembre ci sarà l'udienza d'appello. La televisione pubblica ha accolto la richiesta.
"Turbare la serenità dei giudici"... Ma che senso ha?
Come si fa solamente a pensare una cosa del genere quando questa storia di sangue e di mafia costituisce un fatto ben noto di cronaca, di cui già aveva parlato Engo Biagi in una puntata del suo ultimo programma "Rotocalco Televisivo"?

Clemente Mastella avallando la richiesta assurda della Corte di Appello di Messina ha fatto una cosa grave e ancora mi domando per quale motivo ricopra l'incarico di Ministro della Giustizia.
Sono pienamente d'accordo con le parole di Beppe Fiorello che nel film interpreta Piero Campagna, il fratello carabiniere di Graziella che per primo riconobbe il corpo sfigurato di sua sorella: "Così la povera Graziella viene uccisa due volte". "Mi piace raccontare storie che nessuno conosce e che invece meritano di essere raccontate qui c'è una ragazza morta barbaramente per aver incrociato sulla propria strada Cosa Nostra e c'è un fratello, Pietro, che ha dedicato la vita a ridare dignità alla propria famiglia" ha aggiunto. Infine ha fatto una giusta critica alla giustizia del nostro Paese, dove hanno più garanzie i delinquenti che le vittime: "poteva essere un modo per aiutare i Campagna. Invece, e parlo da cittadino non da attore, offriamo ulteriori garanzie a questi assassini che da oltre vent'anni la scampano. Dispiace constatare che preferiamo atteggiamenti garantisti a vantaggio di chi queste garanzie non le deve avere avendo calpestato una vita così giovane. Siamo in un Paese in cui la verità è calpestata, insabbiata, incerottata. Mi auguro che la situazione si sblocchi: il pubblico deve conoscere questa storia".

Un ulteriore buon motivo per cacciare Clemente Mastella dal suo ruolo nel governo. Un uomo di un piccolo partitino come l'Udeur non può avere un potere così grande ed usarlo in modo quanto meno inopportuno, tanto per fare un eufemismo.
Anche questa vicenda è perfettamente inquadrabile con una celebre frase che Mastella pronunciò di fronte ai detenuti di Regina Coeli: «sarò sempre più vicino a voi e sempre meno ai magistrati».

Vi ricordo che chiunque di voi è d'accordo con la frase "La magistratura è stata fermata dalla politica. Una volta, nel 1992, con Falcone e Borsellino si usava il tritolo. Oggi interviene direttamente il ministro della Giustizia" che ha causato la querela a Beppe Grillo, firmi qui.
Per ulteriori informazioni, leggete il mio post "Ammastelliamoci tutti!" .

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